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Prosegue e si conclude l’analisi di Giovanni Fioravanti su ipotesi e prospettive per una scuola innovativa e aperta a concetti di organizzazione, apprendimento e formazione delle future generazioni

I Percorsi
L’unità temporale resta l’anno scolastico, ma è unità di tempo dell’organizzazione scuola, non necessariamente dell’allievo che sulla base del percorso concordato all’inizio nel Patto Formativo può averla resa flessibile. Rimane invece invariata, per la scuola e per l’alunno, la durata dei cicli scolastici come prevista dagli ordinamenti nazionali.
La nostra simulazione assume come punto di riferimento l’attuale impianto disciplinare della secondaria di primo grado, con alcune modifiche del monte ore per materie.
Potremmo ipotizzare una proposta formativa che preveda il conseguimento nel corso dell’anno scolastico di dieci crediti per disciplina, ripartiti in cinque crediti per quadrimestre, per un totale di cento crediti ad anno scolastico e di trecento al termine del triennio della secondaria di primo grado.
L’ipotesi non prevede l’insegnamento della religione cattolica, perché l’avvalersi o meno costituisce un’opzione delle famiglie e non concorre a costituire la somma dei crediti.
La Proposta Formativa della scuola su cui concludere il Patto Formativo con l’alunno e la sua famiglia potrebbe prevedere l’opportunità di scegliere tra quattro tipologie di percorso: Ordinario, Potenziato, Recupero, Avanzato.
Poiché l’Ue ci chiede di padroneggiare due lingue straniere, oltre alla conoscenza della lingua madre, il nostro piano orario prevede pari dignità oraria tra prima e seconda lingua. Inoltre, per la sua importanza, l’insegnamento della matematica è potenziato di un’ora rispetto agli attuali ordinamenti.
Se si vorrà inserire l’insegnamento della religione cattolica, occorrerà decidere, tra seconda lingua e matematica, a chi sottrarre un’ora.
Ogni proposta di percorso tiene conto per quadrimestre della motivazione, di quanto ci si intende impegnare o quanto si presume che ci si possa impegnare, del compito e della variabile tempo in funzione della natura del compito.
A ogni percorso corrisponde un numero x di discipline e un numero x di crediti o di debiti da saldare. I percorsi possono essere scelti, sulla base delle necessità formative dell’alunno, o nella loro struttura standard o combinando parte di un percorso con parte di un altro, per quelle discipline, ad esempio, ove si rendesse necessario il recupero di debiti, modificando così il proprio monte ore annuale. L’Ordinario può essere integrato dal Recupero debiti, senza perdere ulteriori crediti, per le sole discipline carenti. Oppure sempre l’Ordinario potrebbe essere integrato dall’Avanzato, anche questo per una sola parte delle discipline.
Il modello si presta a differenti soluzioni, rispetto a come abbiamo conosciuto la scuola fino ad oggi.
Se solo il nostro sistema scolastico, nella prospettiva del widelife learning, si aprisse seriamente al riconoscimento dei crediti acquisiti all’esterno della scuola, potremmo avere percorsi di apprendimento di minore durata settimanale. Finalmente faremmo qualche passo avanti nel sistema di istruzione integrato, pubblico-privato, uscendo dall’angustia asfittica di un privato che sa solo di confessionale. Ma questo a mio avviso sarebbe già possibile oggi, se le scuole sapessero usare, e di conseguenza far valere, la loro autonomia istituzionale.

Ordinario 5 crediti
Potremmo definirlo come il percorso tradizionale di apprendimento. Per cui è possibile sceglierlo all’atto dell’iscrizione in classe prima e seguirlo regolarmente fino alla terza.
Può anche accadere che per una o alcune discipline non abbia raggiunto tutti i crediti del primo quadrimestre sui cinque standard. Nel tal caso dovrò integrare il mio percorso ordinario con quello “Recupero debiti più cinque crediti”. Ciò significa, che se il mio debito è in lingua italiana, nel secondo quadrimestre dovrò frequentare per otto ore alla settimana le lezioni di questa disciplina, se fosse in matematica sei ore e così via, almeno fino a quando non avrò saldato il mio debito.
Pertanto nel secondo quadrimestre il mio tempo scuola aumenterà delle ore necessarie al recupero delle discipline per il tempo che impiegherò a saldare i miei debiti. Il mio orario settimanale potrà arrivare ad essere di 40 ore, qualora avessi accumulato debiti in tutte le discipline, per tutto il secondo quadrimestre o solo per parte di esso, anche se questa possibilità appare piuttosto remota.

Potenziato a credito variabile
Consente di acquisire già nel primo quadrimestre i dieci crediti annuali in musica, arte/immagine e tecnologia, con il vantaggio di poter disporre nel secondo quadrimestre di un pacchetto di sei ore da utilizzare tutto o in parte per eventuali recuperi di debiti disciplinari. Diventerebbe così, nel secondo quadrimestre, un “Potenziato con recupero debiti”, che noi abbiamo ipotizzato in lingua italiana, matematica e lingue comunitarie. Va da sé che le combinazioni possono essere altre e diverse. Chi non avesse debiti, o ne avesse solo in parte, potrà disporre nel secondo quadrimestre di un orario settimanale più leggero o di un pacchetto di ore che potrà spendere dentro o fuori della scuola.

Recupero debiti + 5 crediti
Il percorso permette il recupero dei debiti senza restare indietro, acquisendo, cioè, anche i cinque crediti previsti per ogni quadrimestre. Può coinvolgere, nel caso peggiore, tutte le discipline, ma nei fatti è possibile che avvenga per una sola parte delle discipline del curricolo. Pertanto il monte ore settimanale del percorso sarà in ogni caso superiore a trenta, ma si presume inferiore a quaranta.
Avanzato 5 crediti + 5 crediti
Può essere definito il percorso dell’eccellenza. Offre la possibilità di concludere il curricolo scolastico con un anno di anticipo a chi lo affronta senza ostacoli, perché i dieci crediti annuali per ogni disciplina vengono acquisiti a quadrimestre. Può essere scelto anche per una sola parte delle discipline, consentendo l’anno dopo di avere un carico inferiore di studio e quindi di frequenza scolastica. In alcuni casi particolari potrà consentire il recupero di un anno, in altri potrà essere frequentato per il recupero di un quadrimestre, in parte o per tutte le discipline.

Un’ipotesi di fattibilità
Abbiamo ipotizzato i nostri percorsi prendendo a riferimento l’attuale secondaria di primo grado, ma credo che una volta compresa la struttura e la finalità sia facile immaginare la loro traduzione nella scuola Primaria e nella Secondaria di secondo grado.
Per la Primaria si tratta di scegliere se organizzare il curricolo in 3+2 o in bienni, il cui ultimo comprenda il primo anno della Secondaria di primo grado, ma al momento non mi sembra una questione dirimente, se non per quanto attiene alla proposta formativa elaborata dalle scuole.
Sul piano organizzativo invece coinvolge la didattica per lo meno nel primo triennio, cioè il graduale avviarsi verso la sistematicità propria delle discipline, ma qui sono in gioco le competenze proprie degli insegnanti di questo ordine di scuola.
Sostanzialmente mi sembra che si possano proporre i quattro percorsi: Ordinario, Potenziato, Recupero e Avanzato, con aggiustamenti del monte ore per disciplina.
Per il Tempo Pieno esso non potrà valere come un percorso Ordinario di 30 ore, le ore aggiuntive dovranno essere riconosciute o come percorso Avanzato o come Recupero debiti più 5 crediti.
Ciò che caratterizza la proposta è il superamento dell’insegnante tuttologo, per tornare al maestro che si specializza per disciplina o per aree disciplinari.
Per le scuole Superiori la proposta resta valida in tutta la sua portata, sarà sufficiente intestare la colonna delle discipline con le materie del liceo o dell’istituto, facendo corrispondere ad ognuna il monte ore, ordinario, potenziato, recupero e avanzato secondo la proposta formativa di ogni singola scuola.

L’organizzazione scolastica
Per quanto riguarda gli spazi, la nostra proposta necessita di due laboratori di lingua italiana, due laboratori di matematica, un laboratorio di storia e geografia, un laboratorio di scienze, un laboratorio di prima lingua, un laboratorio di seconda lingua, un laboratorio di musica, un laboratorio di arte, un laboratorio di tecnologia e una palestra.
A seconda dell’orario del proprio percorso gli studenti si spostano di volta in volta da un laboratorio all’altro, non credo sia difficile prevedere un tempo di cinque minuti per consentire questi spostamenti né impossibile garantire sia la necessaria vigilanza che l’assistenza, almeno fino a quando tutto ciò non entrerà a far parte della normalità sia per i ragazzi che per la scuola.
D’altra parte penso che diverse siano le forme che si potranno adottare per facilitare gli spostamenti degli alunni, specie per i più giovani alle elementari, con l’uso di colori e di opportune segnalazioni. Del resto dovremmo prevedere che i più piccoli, una volta cresciuti e passati alle medie, riterranno tutto ciò normale e senza dubbio privo delle difficoltà iniziali.
Se pensiamo ai nostri quattro percorsi come corrispondenti a quattro corsi completi dell’attuale scuola media sarebbero necessarie dodici aule per ospitare ogni singola classe.
Noi abbiano sostituito le classi con i laboratori e poiché solitamente nelle nostre scuole oltre alle aule ci sono un laboratorio di arte, uno di scienze e forse anche uno di musica, oltre all’aula di informatica che spesso viene usata per tecnologia e alla palestra, ci rendiamo conto che il problema di un uso degli spazi diverso dalla tradizionale classe non si pone, anzi potremmo trovarci con qualche spazio in più a disposizione, che potrebbe consentire una migliore distribuzione degli orari tra i laboratori.
Il nodo vero della nostra proposta sta nelle risorse umane e intendo quelle docenti.
Così formulata, la nostra idea di scuola richiede 120 ore settimanali per l’area italiano, storia e geografia (6 docenti+12 ore). Mentre per l’area matematica e scienze: 93 ore (5 docenti+3 ore). Per la prima e seconda lingua 82 ore (4 docenti+10 ore). Per musica, arte e tecnologia 27 ore ciascuna (1 docente+9 ore), infine per scienze motorie e sportive 22 ore (1 docente+4 ore). Un capitale professionale di almeno 22 docenti, contro i 19/20 di un attuale istituto di scuola media, con quattro corsi completi a 30 ore settimanali.

Se però proviamo a considerare la nostra nuova scuola come se fosse una media attuale in cui funzionano due corsi a tempo normale e due corsi a tempo prolungato, il quadro cambia perché in questo caso avremmo qualcosa di più di 22 insegnanti.
È chiaro che far coincidere un’idea del tutto nuova con una struttura vecchia è impresa pressoché improba. Ma per chi fa i conti della spesa, e mi sembra giusto che sia così perché si tratta di denaro pubblico, è importante sapere che, a prescindere dal merito delle cattedre, la spesa non lieviterebbe, sarebbe a pari costo.
A noi però interessa affrontare le questioni pratiche, perché in questo caso il monte ore insegnanti risulterebbe mal distribuito rispetto alle ore curricolari che abbiamo da coprire. Le 30 ore della cattedra di italiano che ci troviamo in più dovremmo poterle scambiare con le ore che ci sono necessarie per poter coprire tutte le ore da noi previste per le lingue, musica, arte e tecnologia.
Purtroppo l’articolo 6 del DPR n.275 dell’8 marzo 1999 è più morto che vivo, mi riferisco all’autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo riconosciuta alle scuole, che però non mi pare particolarmente praticata, ma che a tutt’oggi costituisce l’unica strada praticabile per ottenere, sulla base di un progetto riconosciuto, le compensazioni d’organico necessarie.
Altrimenti, per chi volesse nelle condizioni attuali cimentarsi nello sperimentare la nostra idea di scuola, non resta altro che riportare le discipline ai quadri orari ministeriali, sottraendo le ore che abbiamo assegnato in più a matematica e alla seconda lingua. Inoltre non va dimenticato che il percorso Avanzato da noi proposto è sempre costituito da soli due corsi, o consentendo di terminare la scuola con un anno di anticipo o di recuperare un anno perso. Per le ore che restano eccedenti non si tratta di grandi quantità, per cui possono essere compensate con il fondo di istituto o con le risorse previste per le attività di recupero.

Dalla classe al laboratorio
Chi fa il nostro mestiere conosce bene come la didattica per laboratori, a partire da Dewey, è un’idea che almeno dal secolo scorso attraversa la ricerca educativa per il rinnovamento della pedagogia e della scuola. In Italia ha avuto la sua maggiore espressione nel pensiero di Francesco De Bartolomeis.
È la concezione dell’ambiente di apprendimento come luogo in cui si esercitano non la ripetitività dei saperi, ma la ricerca, il pensiero critico, la creatività e la produzione. Obiettivi che possono essere perseguiti solo organizzando la scuola come una struttura a laboratori, con una gestione degli spazi e dei tempi nella massima flessibilità. Il gruppo classe viene superato e sostituito da gruppi mobili, preferibilmente eterogenei al proprio interno. L’insegnante assume la funzione prevalentemente della regia, di guida e di supervisione.
La tradizione migliore della didattica attiva ha individuato nel sistema dei laboratori non un accompagnamento estemporaneo delle attività scolastiche, ma l’ossatura della scuola stessa.
Quest’idea ha segnato uno dei momenti più innovativi della nostra recente storia dell’educazione, quella stagione tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso che tanto contribuì a dare contenuto metodologico al tempo pieno e che indicò nuove vie da percorrere ai servizi educativi territoriali.
È questa riflessione che ci rende difficile pensare che non ci sia una sostanziale differenza tra uno spazio concepito essenzialmente come contenitore di banchi e di alunni, da uno spazio predisposto come luogo di un sapere agito.
Nelle nostre classi attualmente si celebrano indifferentemente tutte le materie. Al contrario, il laboratorio potremmo definirlo come un ‘luogo dedicato’, che difficilmente corre il rischio di tradursi in un ‘non luogo’.
Cosa significa ‘luogo dedicato’? Non è difficile da comprendere, se pensiamo, ad esempio, alle biblioteche. Una biblioteca è concepita per contenere migliaia di volumi e i modi della loro fruizione.
Perfino la palestra è un luogo dedicato, uno spazio che contiene sia gli attrezzi necessari alle attività ginniche, sia lo spazio per poterle esercitare.
Né la biblioteca, né la palestra li definiamo laboratori, ma nei fatti lo sono molto più delle nostre classi, perché in essi si agisce e si produce con un obiettivo specifico, che altrove non potrebbe essere realizzato.
La classe è il luogo della lezione, della trasmissione dei saperi e da questo punto di vista è totalmente indifferente, ora dopo ora, il succedersi delle lezioni.
Il laboratorio è il luogo degli artefatti, contiene gli strumenti per produrli e per questo non può che essere dedicato al suo specifico compito. È il luogo dove i saperi non si ascoltano solo, ma con essi ci si esercita e ci si addestra, attraverso processi trasformativi intenzionali, appunto gli artefatti, i prodotti di quel sapere che permettano di misurare le competenze, prodotti concreti che possano essere mostrati, discussi, esaminati, sondati e ammirati.
Nella classe si succede di tutto, nel laboratorio avviene qualcosa, qualcosa di specifico con la funzione per cui è stato pensato, c’è coerenza tra il mio agire e lo spazio in cui agisco, nel laboratorio si procede per livelli di addestramento e nel mio fare ho la dimostrazione diretta della competenza raggiunta.
Quel livello raggiunto è il credito che la scuola mi riconosce, è la tappa che sul mio percorso di apprendimento di questa o quella disciplina ho già conquistato.

Conclusione
Mi rendo conto che per generazioni cresciute con un’unica idea di scuola sia difficile concepire la possibilità che ne possa esistere un’altra, per di più senza storia e senza riscontri pratici sulla sua fattibilità, convenienza ed efficacia. È sempre troppo rischioso abbandonare le nostre certezze per rincorrere le idee di un improvvisato visionario di questioni di scuola.
Eppure se ho scritto, se ho cercato di misurarmi con una materia così difficile e rischiosa, è perché penso che non sia più rinviabile la nostra responsabilità di adulti, in particolare di chi la scuola la conosce, di offrire ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze una scuola migliore, per loro, per il loro futuro, perché l’avventura dell’apprendimento e del sapere sia sempre una esperienza meravigliosa, non mortificante, ma semmai entusiasmante. E se la scuola continua ad essere sempre la stessa, pressoché identica a quella da noi frequentata alla loro età, questa scuola certo non può essere la migliore.
A me questa scuola è sempre stata stretta, non è mai piaciuta, né da studente, né da insegnante, neppure da dirigente.
Dirò anch’io come Condillac a proposito della sua statua. Credo che i lettori che si metteranno esattamente al mio posto non faticheranno a capire quest’opera; gli altri mi opporranno difficoltà innumerevoli.

Leggi la Prima Parte

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

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