Skip to main content

Ferrara non ha mai detto no al cinema. Anzi, in passato specialmente è stata set privilegiato. Basti pensare a “Il Giardino dei Finzi Contini” (1970), di Vittorio de Sica, a “La Lunga Notte del ’43” (1960), di Florestano Vancini, a “Ossessione” (1943), di Luchino Visconti, a “Gente del Po” (1943), “Cronaca di un amore” (1950) e “Al di là delle nuvole” (1995), del grande Michelangelo Antonioni, o agli “Occhiali d’oro” (1987), di Giuliano Montaldo. Anche le valli di Comacchio sono state luogo di grande cinema: “L’Agnese va a morire” (1976), di Giuliano Montaldo, “La donna del fiume” (1955), di Mario Soldati, parlano da sé. Si può, dunque, passeggiare per la città seguendo e ripercorrendo le immagini e le vicende raccontate da quelle pellicole, approfondendo i temi della Ferrara nei giorni della guerra civile del 1943 o della città ebraica nel periodo delle due guerre. Si possono recuperare pagine di storia, di costume e colore locali, di letteratura. Si può vedere com’eravamo, capire da dove veniamo. Chi siamo.

ferrara-film-commission
‘L’Agnese va a morire’
ferrara-film-commission
‘La lunga notte del ’43’
ferrara-film-commission
‘Cronaca di un amore’
ferrara-film-commission
‘Riso amaro’
ferrara-film-commission
Giuliano Montaldo sul set de ‘Gli occhiali d’oro’

Ma molti di quei film ci riportano al passato, per quanto glorioso e di solo passato non si vive. Ferrara può essere ancora oggi teatro di grandi scene, può raccontare storie di ieri ma anche di oggi, far vivere le sue strade. La città pare vivere un bel risveglio culturale. L’onda va cavalcata, e bene. Se poi il film calamita il turismo, come ormai è chiaro a tutti, allora la città prova a essere pronta. Dico prova, perché siamo all’inizio, anche se un buon inizio.
Lo scorso 15 maggio è nata, infatti, la Ferrara Film Commission [vedi], con l’obiettivo di ridare valore alla meravigliosa città estense nell’ambito cinematografico e farvi crescere le potenzialità del territorio, trasformandola in un centro che diventi polo attrattivo per produzioni cinematografiche e audiovisive, e favorendo anche la promozione del territorio.

ferrara-film-commission
I soci fondatori della Ferrara film commission riuniti al museo Mario Piva (a destra Laura Rossi).

I soci fondatori sono una trentina, ci dice Laura Rossi, una delle forze motrici di questo progetto (nel vero senso della parola, perché Laura è un tornado). La sede legale dell’associazione è al museo Mario Piva, in via Cisterna del Follo 39, che Laura gestisce da tempo. Presto saranno identificati nuovi soci onorari, ordinari, sostenitori (la prossima riunione del 28 maggio sarà dedicata anche a questo). L’ideatore del progetto è Alberto Squarcia, che ne sarà il presidente e, fra i fondatori, vi sono anche Stefano e Giuseppe Muroni. Sono previste alcune collaborazioni dall’estero come quella Maximilian Law (il ferrarese Massimiliano Stroscio) da Los Angeles, fondatore del Ferrara Film Festival, che avrà la prima presentazione ufficiale il 7 e 8 Settembre in Fiera a Bologna (al convegno Fa-rete).

 

ferrara-film-commission
Massimiliano Stroscio, nome d’arte Maximilian Law
ferrara-film-commission
E’ il fondatore del Ferrara film festival

La Ffc vuole favorire l’ambientazione a Ferrara di produzioni televisive, cinematografiche e pubblicitarie, dai film, agli spot e alle fiction. Com’è parte del ruolo di ogni Film commission, quella ferrarese costituirà anche un trait d’union con i professionisti locali del settore e non solo (artisti, costumisti, scenografi, artigiani e ogni tipo di professionalità richiesta per girare un film). Il dialogo con le produzioni nazionali e le istituzioni locali, fondamentale per ottenere supporto finanziario ma anche logistico (si pensi, ad esempio, a permessi e autorizzazioni per le riprese che, se non concessi in tempo, possono comportare importanti ritardi e costi aggiuntivi per una produzione), sarà un’altra parte fondamentale del lavoro della commissione. I soci fondatori hanno recentemente incontrato le realtà locali di Ascom, Cna, Arci ed Ecipar. Regione e Provincia dovranno sostenere, perché questo tipo di avventura non si porta avanti da soli. E l’interesse dovrebbe esserci, perché lo sviluppo dell’industria audiovisiva è uno straordinario catalizzatore di ricchezza e di attività, economiche e culturali, per qualsiasi territorio. Un’opportunità per tutti, se ben compresa e sfruttata.

ferrara-film-commission
‘Vacanze romane’
ferrara-film-commission
‘La dolce vita’

Quanto alla valorizzazione del territorio, va ricordato che, negli ultimi anni, sono stati presentati numerosi studi e ricerche sulla correlazione fra l’ospitare una produzione cinematografica e i vantaggi/benefici più o meno direttamente correlati per il territorio. Certo, il fenomeno del turismo indotto dalla visione di un film o di una fiction non è recente (basti pensare al ruolo che ebbero per Roma film come “Vacanze romane” o “La dolce vita”), ma, negli ultimi anni, il tema (movie-induced film) ha ricevuto un’attenzione crescente, tanto che si è realizzata una Borsa dedicata al Turismo Cinematografico all’interno dell’Ischia Film Festival. Il cinema, infatti, può influenzare la decisione di viaggiare e così come c’è il cine-turista vero e proprio (specific film tourist), vi è anche il generico cine-turista (general film tourist) o quello che è contento di essere in un luogo dove è stato girato un film ma rimane passivo (serendipitous film tourist). Le potenzialità per il territorio ci sono. Ecco allora l’Inghilterra di Harry Potter, le Highlands di Braveheart, la Salina del Postino, la Napoli di Un posto al Sole, la campagna piemontese di Elisa di Rivombrosa, l’Umbria di Don Matteo, l’Alta Pusteria di Un Passo dal cielo, la Basilicata di Basilicata Coast to Coast. Sono sempre più numerosi (e virtuosi) gli esempi di turismo legato ai luoghi che hanno fatto da sfondo a film o fiction.

ferrara-film-commission
Il format in digitale terrestre Territorius, la prima puntata ‘Procida. Un’isola tutta da girare’

Anche se il tema è sicuramente da approfondire meglio, citerei alcuni studi sulla relazione cinema-territorio-turismo. Fra i più interessanti, vi sono il progetto voluto dalla Biennale di Venezia, nel 2006, realizzato da Risposte Turismo s.r.l. con il coordinamento scientifico di Francesco di Cesare, docente di marketing del turismo all’Università Ca’ Foscari di Venezia (un rapporto di ricerca sul legame cinema-turismo-territorio presentato, al Lido di Venezia, il 31 agosto 2006, durante la 63° Mostra del Cinema) e gli studi successivi dello stesso di Cesare con il ricercatore Anthony A. La Salandra e, in particolare, il loro “Film Tourism: the Backstage” (naturale continuazione del primo).

Il primo studio parte da una riflessione sul ‘destination management’ e da un inquadramento sul ‘film-induced tourism‘, analizza la complessità dei rapporti tra chi rappresenta il territorio turisticamente e non solo, e chi le società di produzione, per poi presentare una casistica internazionale che offre spunti interessanti per eventuali progetti da avviare e politiche da adottare nel nostro Paese. Una delle parti centrali del lavoro descrive e riporta i risultati della ‘web survey‘ (inchiesta sul web) condotta per indagare ruolo e capacità dei film di elevarsi a veri driver del processo di scelta e acquisto di una vacanza. I risultati di questa indagine, condotta su un campione di circa 900 individui, hanno permesso di evidenziare come, a oggi, quattro soggetti su cinque affermano di provare almeno qualche volta il desiderio di visitare i luoghi visti in un film, mentre poco più di uno su cinque dichiari di farsi influenzare costantemente dal cinema nelle scelte di consumo turistico.

Il secondo studio, del 2010, invece, apporta un’interessante riflessione al dibattito sulle ragioni per le quali in Italia, nonostante si sia, da tempo, ben coscienti delle potenzialità del binomio cinema-turismo, non si siano raggiunti ancora risultati significativi. In primis, vanno esaminate e comprese le competenze e gli ambiti specifici d’intervento dei principali soggetti in gioco: le produzioni audiovisive, le Film commission e le Dmo (Destination management organization), le organizzazioni, cioè, incaricate di gestire e promuovere turisticamente una destinazione, un territorio. Non basta realizzare movie map e individuare e segnalare in loco i luoghi nei quali uno o più film sono stati girati o possono essere girati, per ambire alla conquista di nuovi flussi di visitatori. Bisogna lavorare in modo sinergico e strategico sul film tourism. Bisogna comprendere i vantaggi immediati per un territorio dati dall’ospitare produzioni, ma anche gli effetti nel medio-lungo termine su immagine, promozione, flussi turistici, ricadute economiche e occupazionali, capire le nuove motivazioni di vacanza e, soprattutto, non dare mai per scontate le ricadute. In poche parole, i turisti vanno orientati, non solo attirati. E i tre soggetti citati devono avere uno stretto rapporto fra di loro, relazioni continue e costruttive, perché tutte sono normalmente coinvolte nella promozione turistica, nella produzione audiovisiva, o possono avere interessi diffusi e trasversali, ma ogni soggetto ha, per sua natura, uno scopo diverso. Le Dmo, in particolare, indipendentemente da struttura e forma, dovrebbero, senza voler sollevare le Film commission dal presidiare tale aspetto, essere più ricettive e sensibili al fenomeno. Dovrebbero, ad esempio, porsi una serie di domande, in un’azione di raccordo, costante e fattiva con le stesse commissioni, quali: cosa si è fatto o si fa, per creare e diffondere una notizia? Come si è operato, o non operato, per creare le condizioni per una promozione puntuale ed efficace legata al binomio cinema-turismo? Quanto si è investito per fare in modo che una domanda potenzialmente interessata trovasse facilmente informazioni sul luogo visto in un film? Quale pensiero strategico c’è alla base? Dalla risposta a queste e altre domande dovrebbe nascere un orientamento strategico e una conseguente politica operativa capaci di assicurare i risultati ricercati. Lo studio porta alcuni esempi di produzioni che non sono state seguite da azioni adeguate al suo successo e ruolo per il territorio dove era stato girato, il caso diLetters to Juliet“, una produzione dal budget milionario con attori importanti e incassi da record, girato tra New York, Siena, Verona e Soave, con attenzione particolare a Verona, visibile nel film e anche nel trailer. Amministratori e operatori locali avevano fatto qualcosa: il 3 maggio 2010 era stata proiettata la prima visione italiana al Teatro Filarmonico di Verona, con la presenza di tutto il cast, la stampa (generalista) era stata invitata alla serata e, durante un fine settimana, molti giornalisti erano stati accompagnati in tour a Verona. Era stato indetto un concorso in associazione con riviste britanniche che metteva in palio alcuni pacchetti per arrivare e visitare Verona, l’assessorato al Turismo della città aveva acquistato spazi per poter aggiungere contenuti di natura turistica sul sito del film. Eppure dall’assessorato stesso avevano fatto sapere che non vi erano in programma altre iniziative di promozione turistica associate al film, né altri progetti simili. L’idea restava quella che il film stesso fosse lo strumento promozionale migliore per attrarre i turisti, non si notava abbastanza che, in assenza di una promozione mirata, di un “accompagnamento” dello spettatore-potenziale turista nel processo che può portarlo all’acquisto di una vacanza, saranno ben pochi i frutti da raccogliere. L’ufficio del turismo di Verona, ad esempio, all’inizio della stagione estiva non era in grado di segnalare alcuna forma concreta di fruizione del territorio ispirata al film. Lo studio parla dunque anche, e soprattutto, di questo.

ferrara-film-commission
Locandina della fiction ‘Un passo dal cielo’

In questo, credo, sia stata particolarmente efficiente la Regione Trentino-Alto Adige, che ha fatto della Guardia forestale e dei luoghi incantati dove si gira la fortunata fictionUn passo dal cielo”, un autentico marchio turistico di qualità. Vedete i siti web dell’ufficio turismo dell’Alta Pusteria e capirete di cosa parlo (per fare solo alcun esempi) [vedi] [vedi]; [vedi];[vedi].

Il cambiamento e i risultati veri arriveranno, dunque, solo con strategie e idee chiare. In forte sinergia tra gli attori coinvolti. Per uno stesso fine, per uno stesso successo. Accompagnare, orientare, seguire, indirizzare. Insomma, prendersi cura del turista potenziale, dall’inizio alla fine. Perché un film si guarda e il luogo dove è girato non si dimentica. Se poi lì si trovano anche accoglienza, amicizia e cura, ci si ritorna. Il vero viaggiatore è quello che torna, perché cosi facendo si sente un po’ a casa.

tag:

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it