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Le intense attività di informazione e le varie iniziative di relazioni esterne (incontri, riunioni, convegni, seminari, etc.) che fortunatamente vengono svolte anche sul nostro territorio propongono un interrogativo: sono fatte nel rispetto dell’ambiente?
Si può infatti pensare anche di proporre un impegno generale di fare “evento” pensando alla salvaguardia dell’ambiente nel quale viviamo perchè per partecipare non occorre inquinare. Si svolgono, infatti, centinaia di iniziative utilizzando materiali usa e getta e lasciandosi dietro migliaia di euro sprecati in cose futili, montagne di rifiuti, tonnellate in più di CO2.
Proponendo le eco-iniziative si intende quindi promuovere e incentivare le esperienze migliori nel campo della riduzione dei consumi, degli sprechi e del riciclaggio promuovendo nel contempo una maggiore attenzione sui problemi generali dell’ambiente. L’organizzazione di iniziative che garantiscono azioni per una corretta riduzione degli sprechi, conferenze dove il materiale cartaceo è ridotto al minimo, sostituito da supporto usb, dove i fogli stampati siano certificati Fsc (Forest stewardship council) a garanzia del rispetto dell’ecosistema. Facendo attenzione alla realizzazione di manifesti, depliant e altro materiale pubblicitario, di un corretto utilizzo dei mezzi di informazione, ai consumi energetici della struttura che ospiterà il convegno e dei mezzi con cui i relatori e ospiti, in base alla distanza, raggiungeranno il luogo del convegno e così via. Così come rispettando la raccolta differenziata di plastica, vetro, carta e lattine; adottando accorgimenti per ridurre i rifiuti (ad esempio le bottiglie d’acqua con vuoto a rendere, oppure somministrare al tavolo dei conferenzieri l’acqua in brocca e bicchieri in vetro).
Pensare a delle eco-conferenze in cui l’usa e getta è completamente sostituito da materiali riutilizzabili, come ad esempio in occasione di pranzi o buffet, fare attenzione affinché ci siano piatti in ceramica e bicchieri in vetro con posate riutilizzabili o in materiale biodegradabile, per poterli separare assieme ai resti della ristorazione. Ma anche l’uso moderato di condizionatori nei periodi estivi, l’uso di impianti di illuminazione con lampade a basso consumo energetico, l’impiego di personale volontario nell’assistenza ai relatori e ai partecipanti, nella distribuzione dei vari materiali; l’utilizzo di gadget-borse magliette, cappellini-prodotti secondo i criteri del commercio equo e solidale, con tinte e materiali naturali. Inoltre indicazioni per muoversi a piedi, in bicicletta (magari mettendone a disposizione) o con mezzi pubblici. In due parole, un modo globale di essere ad impatto zero con il controllo della produzione di CO2 nella preparazione e realizzazione di eventi, accompagnandoli con iniziative promozionali esterne di forestazione e di tutela ambientale.
Un sogno? Non del tutto qualche buon esempio c’è già stato. Ve ne siete accorti con i Buskers? Io si.

Il Progetto eco festival è nato nel 2011 all’interno del Ferrara Buskers festival, manifestazione di arte di strada che ha mosso diverse centinaia di migliaia di spettatori da tutta Italia e in misura significativa anche dall’estero, coinvolgendo l’intera città di Ferrara.
Gli obiettivi specifici sono stati:
– ridurre lo spreco nell’organizzazione e nella fruizione del Festival;
– fissare standard sempre più elevati di rispetto ambientale nell’organizzazione di un grande evento;
– creare una speciale attenzione verso tematiche quali innovazione, responsabilità sociale e partecipazione;
– creare una vetrina delle aziende più attente all’ambiente e della creatività eco-sostenibile.

Le azioni che hanno sostanziato il Progetto Ecofestival sono state dichiarate, misurate e alla fine certificate da ente terzo (Bureau Veritas). Bravi.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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