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Il 15 febbraio 2017 è stato depositato al Senato della Repubblica un disegno di legge di revisione costituzionale d’iniziativa delle senatrici De Pin (Riscossa Italia) e Casaletto (Gal). Dalla lettura dello stesso si deduce che gli obiettivi a cui tende sono sostanzialmente:

-la costituzionalizzazione dei contro-limiti così come sanciti dalla Corte costituzionale (Sentenze numm. 284/2007 e 238/2014);
-l’abrogazione del vincolo del pareggio di bilancio introdotto in Costituzione nel 2012;
-la costituzionalizzazione dell’inderogabilità della sovranità monetaria (quindi il suo ripristino);
-il ripristino della sovranità nazionale;
-la costituzionalizzazione dell’obbligo per la Repubblica di perseguire l’obiettivo della piena occupazione;
-la costituzionalizzazione dei limiti all’imposizione fiscale;
-il mantenimento del sistema del bicameralismo paritario ma con l’introduzione di una commissione parlamentare di conciliazione che funzioni attraverso procedure democratiche previste da legge costituzionale. L’approvazione delle leggi avverrà sempre e comunque da parte di entrambe le aule parlamentari in un sistema di bicameralismo paritario, ma con un tentativo di miglioramento del sistema stesso, pur garantendo il ruolo paritario delle due Camere.

Ne parliamo, allora, con la Senatrice Paola De Pin, veneta di Fontanelle (Tv), laurea in Scienze Politiche all’Università di Padova e attualmente in Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Attsen/00029084.htm). Eletta nel 2013, dal 2016 ha aderito al movimento politico Riscossa Italia.

Senatrice, qual è il filo conduttore di questo progetto di riforma? Cosa si vuole ottenere?
Ritengo opportuno apportare delle modifiche che possano porsi a tutela della democrazia costituzionale, che troppo spesso viene svuotata nella sostanza. I diktat europei, infatti, nella maggior parte dei casi, conducono ad un affossamento della democrazia e ad una finanziarizzazione dei diritti sociali. La Commissione europea è un agglomerato di funzionari politici non eletti che rispondono solo alle istanze dei mercati, capitanate dalle lobby finanziarie e assieme alla Banca centrale europea non fanno altro che accogliere le istanze del Fondo monetario internazionale. Questa ingerenza non fa altro che minare l’autorità della nostra Costituzione che deve essere preservata. Primo passo l’abrogazione del vincolo del pareggio di bilancio, un espediente criminale che non consente la crescita e lo sviluppo dei singoli nostri territori: per badare al debito, la crescita, in tutti i sensi, diminuisce. C’è bisogno di una costituzionalizzazione della preminenza dell’interesse nazionale su quello europeo, della inderogabilità della potestà dello Stato sulla moneta; il superamento del sistema “navetta” senza per questo rinunciare al bicameralismo paritario e molti altri punti.

E’ corretto dire che con queste modifiche verrà sancito il principio che la Costituzione italiana, e quindi il popolo italiano, viene prima degli interessi di altri paesi, siano essi europei o meno?
Assolutamente sì. Gli interessi del popolo italiano devono essere l’interesse primario del nostro Stato, indipendentemente dalle tendenze e istanze europee e internazionali. Altrimenti si rischia di fomentare una continua guerra tra poveri.

I cittadini italiani potrebbero intervenire e dire la loro, con la modifica che prevedete all’art. 75, anche sui trattati internazionali. Non potrebbe essere pericoloso? La tendenza europea è quella inversa, cioè che i cittadini debbano essere tenuti fuori dal processo decisionale.
Sono convinta che l’espediente di tener fuori dai processi decisionali i cittadini (chiaramente rinvenibile nel fatto che il Parlamento Europeo, eletto dal popolo, ha compiti davvero esigui rispetto a quelli della Commissione) testimonia quanto il sistema sia marcio e poco propenso alla protezione dei diritti dei singoli. Al contrario si sviluppano quelli che sono “diritti cosmetici”, la grande frontiera della falsa democrazia europea attraverso i quali si esercita una tecnica di controllo sociale che è quella di spostare l’attenzione su argomenti, quali l’utero in affitto, per nascondere quelle che sono le vere problematiche: piena occupazione e diritto al lavoro, libertà di stampa, tutela reale, accesso alla tutela sanitaria e la possibilità, appunto, di poter davvero far parte del processo decisionale.

Ci sono, in questo testo, argomenti molto importanti e oggi di grande interesse. Se fosse approvato si introdurrebbe una sorta di obbligo da parte dello Stato di dare lavoro, crearlo. Si andrebbe dall’enunciazione di un principio alla sua attuazione pratica, ho capito bene?
E’ esattamente ciò che noi di Riscossa Italia intendiamo sancire: la costituzionalizzazione della piena occupazione. Il lavoro non deve essere né merce né sussidio di sopravvivenza, bensì dignità, progresso sociale e pieno sviluppo della persona.

Trovo anche riferimenti alla moneta e alla sovranità monetaria. Viene costituzionalizzato che la Banca Centrale italiana ritorni alle dipendenze di un Ministero del Tesoro. Insomma un ritorno alla situazione pre divorzio del 1981. Quindi potremmo ritornare a controllare i tassi di interesse e anche l’indebitamento dello Stato?
Il nostro disegno di legge prevede l’assoluta inderogabilità della potestà esclusiva dello Stato sulla moneta. Certo per poter portare a termine il progetto occorrerebbe prima di tutto riappropriarsi della nostra sovranità monetaria. Ora come ora, infatti, i flussi di denaro solo in minima parte finiscono nell’economia reale e servono più che altro per far crescere i titoli di Borsa fino allo scoppio della prossima bolla finanziaria. C’è bisogno di finanziare, piuttosto, progetti per la cura del territorio e per farlo occorre riacquistare la nostra sovranità altrimenti si assiste al solito copione che il debito non è uguale per tutti: nessuno chiede il conto agli USA per il loro ingente debito!

Se questa proposta venisse accettata e diventasse la nostra nuova Costituzione, mi sembra di capire, sarebbe incompatibile con l’attuale struttura dell’eurozona, mi sbaglio?
Completamente incompatibile. Sono dell’idea che l’introduzione dell’euro e dei vincoli europei non abbiano fatto altro che indebolire la nostra industria, la nostra capacità di produrre ricchezza e di distribuirla a seconda delle nostre esigenze, insomma il nostro sviluppo. Abbiamo bisogno di regolamentazioni e piani adeguati alla nostra realtà e alle potenzialità economiche del Paese, di soluzioni che ci consentano di sfruttare tutti i margini di manovra per aumentare la produzione, l’occupazione e la crescita.

Sparisce, nel vostro testo, ogni riferimento a equilibrio di bilancio. Sia nell’art. 81 che nel 119. Cioè lo Stato potrebbe tornare a spendere e magari riuscirebbe a ricostruire L’Aquila?
Si, corretto. Restituire la sovranità monetaria all’Italia significherebbe far sì che il nostro Paese non abbia più problemi di budget, se le politiche nazionali sono davvero intese ad incrementare la produzione nazionale. Una soluzione che in aree colpite da grandi catastrofi, come l’Aquila, potrebbe in qualche modo rappresentare un’occasione, se non altro una concreta speranza. Infatti il potere di incentivare le infrastrutture e la produzione locale (cosa alquanto osteggiata da questa UE) già rappresenterebbero un buon punto di partenza.

Ci sono novità anche nel superamento delle lungaggini legislative ma senza snaturare l’essenza della nostra Costituzione, mi riferisco a quello che sarebbe il nuovo art. 75. E direi maggiore controllo sui Decreti legge con le nuove previsioni dell’art. 77.
Noi di Riscossa Italia riteniamo che occorrano serie limitazioni alla decretazione d’urgenza. Il senso dell’apertura verso i decreti legge nella Costituente era pregno di quel concetto di stato di necessità che avrebbe dovuto rendere la decretazione d’urgenza l’estrema ratio. Non si può non ammettere che la decretazione d’urgenza compiuta con la combinazione tra un Parlamento di nominati e l’uso della fiducia per forzare la conversione, abbia stravolto i cardini dell’art. 77 Cost. La fiducia è stata utilizzata per la conversione dei principali provvedimenti di austerità imposti dal “ce lo chiede l’Europa” così travolgendo integralmente la legittimità della procedura in totale contrasto con l’art. 77 Cost.

Modifiche anche all’elezione del Presidente della Repubblica.
Occorre un innalzamento delle maggioranze richieste per l’elezione del Presidente della Repubblica. La nostra riforma prevede 2/3 dei componenti nelle prime cinque votazioni; 3/5 dei componenti dalla sesta alla decima votazione e maggioranza assoluta dall’undicesima votazione in avanti. Viene altresì conferita al Capo dello Stato un’ulteriore attribuzione, cioè la tipizzazione specifica dei poteri di garanzia e di vigilanza sul rispetto della Costituzione, della sovranità nazionale e della democrazia costituzionale;

Un tetto alle tasse all’art.117? Questo potrebbe piacere davvero a tutti gli italiani.
Credo che i cittadini paghino di buon grado le tasse quando come contropartita ci siano servizi di qualità ed efficienti. Invece oggi giorno a mala pena si riesce ad usufruire, per esempio, del servizio sanitario pubblico. E’logico che occorre un tetto all’imposizione fiscale.

Lo Stato, mi sembra, diventerebbe più controllore. Potrebbe essere un freno allo strapotere dei mercati e della finanza, cosa ci guadagna il cittadino?
Il cittadino guadagnerebbe l’abrogazione di tutte le leggi che legittimano la precarietà del lavoro; la fine della pressione fiscale adibita a garanzia dei grandi gruppi industriali e finanziari ed un ritorno alla proprietà statale di attività produttive di beni e servizi e di banche, che garantiscano introiti economici pubblici. Così come anche Il diritto alla salute, alla casa, all’istruzione, alla cultura ed allo sport che sono oggi duramente messi in discussione dalle politiche dei vari governi borghesi.

Il DDL è scaricabile dal sito del Senato della Repubblica qui:
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01007655.pdf

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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