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Ma com’è dechirichiana questa città! Guardi il castello estense e subito ti viene in mente il quadro delle “Muse inquietanti”. Quel dipinto così famoso, che Giorgio De Chirico ha fatto qui e che qui ora è esposto per la mostra in corso a Palazzo dei Diamanti, con i lavori fatti a Ferrara.

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“Le muse inquietanti”, olio su tela di Giorgio De Chirico nel 1918, in mostra a Palazzo dei Diamanti (foto Studio Esseci)
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Il castello estense visto dall’hotel che si affaccia sulla piazzetta, a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)

Vai a prenderti un caffè vicino al castello e trovi i biscotti rettangolari, rotondi o a forma di squadra che sono riprodotti nei quadri che lui dipingeva qui, durante la prima guerra mondiale, nella sua cameretta di Villa Seminario. Se poi da piazzetta Castello (quella con il cannone sui ciottoli) entri nell’atrio dell’albergo che ci si affaccia, ritrovi lo spirito metafisico ripreso nei paesaggi fotografati da Gianni Guizzardi. In mostra alle pareti dell’hotel che guarda sulle torri estensi, da sabato scorso ci sono le immagini di manichini in posa sotto al porticato di una perfetta e reale piazza metafisica. La piazza esiste davvero – in mattoni e intonaco ­– ed è a Tresigallo, il paese a una ventina di chilometri da Ferrara, che negli anni Trenta del ’900 viene trasformato secondo i canoni dell’architettura razionalista con tutti gli edifici squadrati ed essenziali che fanno poi da sfondo alla maggior parte di paesaggi, ritratti e nature morte del padre della metafisica. “La mostra fotografica – spiega l’autore degli scatti Guizzardi – nasce dall’idea della gallerista Maria Livia Brunelli di dar forma ai soggetti di quei quadri mettendo insieme talenti, energie, spazi”. Ecco allora che l’amico disegnatore e collezionista di manichini Claudio Gualandi presta il modello da sartoria, poi via fino a Tresigallo, fuori la macchina fotografica, occhio alla luce e attesa dell’ora del tardo pomeriggio in cui le ombre cadono proprio come nei quadri.

“Unborn man”, fotografia di ispirazione metafisica scattata a Tresigallo da Gianni Guizzardi
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Manichini della collezione Gualandi-Mazzoni ora in mostra alla palazzina Marfisa (foto Luca Pasqualini)

Poi – clic, clic – vengono immortalati i profili squadrati delle colonne, i colori saturi e contrastanti degli intonaci, il manichino d’epoca. Una serie di scatti in bianco e nero è dedicata alle ombre un po’ inquietanti che mostrano una di fianco all’altro le sagome del manichino e della gallerista in un’ulteriore citazione pittorica, che rimanda alla tela di “Ettore e Andromaca”. Come se non bastasse, nella sinergia ci si mette anche lo spazio Poltrona Frau, che in corso Porta Po (vicino a piazza Ariostea) ospita ulteriori scatti, stavolta a colori, fatti a Tresigallo sempre da Guizzardi e sempre con manichino. Il padrone di casa è un negozio che vende anche oggetti d’arredo e tavoli di calcio-balilla in versione design, che con quei busti essenziali di calciatori tutti bianchi o grigi fa riecheggiare l’immagine dell’uomo ridotto a manichino, come le pedine di una guerra che l’artista non capiva e non condivideva.

Lo scatto di Gianni Guizzardi ispirato al quadro “Ettore e Andromaca” di De Chirico
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“Ettore e Andromaca”, olio su tela di Giorgio De Chirico del 1917 in mostra ai Diamanti di Ferrara

Chi vuole rimanere in tema durante la sua visita a Ferrara ha diverse altre possibilità di spaziare tra arte e luoghi cittadini declinati in chiave metafisica. Una collezione incredibile di manichini e bambole, busti d’ogni epoca e materia è stata pazientemente raccolta, schedata e catalogata dalla coppia di artisti, grafici e progettisti Claudio Gualandi e Linda Mazzoni e per l’occasione esposta negli spazi della palazzina Marfisa, in corso Giovecca. Al Museo di storia naturale ci sono le fotografie di Mustafa Sabbagh, che dalla sua esperienza nel mondo dell’alta moda matura una visione rigorosa e inquietante della figura umana, abbinata qui a quella animale, con gli uccelli impagliati e altri esemplari esposti nelle teche di studio di fauna e flora.

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Opera di Silvia Camporesi alla Mlb home gallery di Ferrara
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“Composizione metafisica”, olio su tela di Giorgio De Chirico del 1916 in mostra a Ferrara (foto Studio Esseci)

Lungo la strada che riporta in centro da palazzo dei Diamanti, in corso Ercole d’Este, c’è la home gallery di Maria Livia Brunelli. Chi entra trova le fotografie di colonnati, archi a tutto sesto, torri ricreati in forma di modellini da Silvia Camporesi per la mostra parallela a quella istituzionale e intitolata “Le città del pensiero”. Non resta poi che passeggiare nelle strade del ghetto, tra via Mazzini, via Vittoria e via Vignatagliata, alla ricerca delle suggestioni che hanno ispirato De Chirico durante il suo soggiorno a Ferrara, ma anche altri artisti che hanno condiviso quegli anni con lui, come Filippo De Pisis, Giorgio Morandi e Carlo Carrà. Dopodiché meglio riempirsi un po’ lo stomaco e sgranocchiarsi una di quelle coppie di pane a forma di croce. Eppure anche queste – reduci dalla mostra a Palazzo dei Diamanti – si guarderanno con occhi nuovi. Durante la visita alle sale dedicate a “De Chirico a Ferrara”, la guida racconta che quel pezzo di pane con i crostini incrociati evoca la x di Nietzsche, il simbolo dell’incognita rivelata dagli studi della filosofia nichilista che è alla base della rappresentazione artistica di De Chirico. Così il pane dipinto sulla tela dà forma al “noumeno” che la metafisica mette in scena nella banalità di ogni oggetto, mostrando l’aspetto reale delle cose spogliate della valenza soprannaturale in un mondo dove Dio ha smesso di esistere. Però! Buono a sapersi (e a mangiarsi): anche il pezzo di pane ferrarese diventa esperienza metafisica.

 

Ecco programma e luoghi di molte iniziative legate alla mostra dell’opera ferrarese di Giorgio De Chirico:

“De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie”, Palazzo dei Diamanti, corso Ercole I d’Este 21, ore 9-19 fino al 28 febbraio 2016;

“Unborn man” di Gianni Guizzardi a cura di Francesca Occhi, Hotel Annunziata in piazza Repubblica 5 e Spazio Frau in corso Porta Mare 8/a, fino al 3 aprile 2016;

“Il manichino e i suoi paesaggi” di Claudio Gualandi e Linda Mazzoni, Palazzina Marfisa d’Este, corso Giovecca 170, da martedì a domenica ore 9,30-13-15-18 fino al 13 marzo 2016;

“Ens rationis” di Mustafa Sabbagh a cura di Maria Livia Brunelli e Stefano Mazzotti, Museo civico di storia naturale in via Filippo De Pisis 24, da martedì a domenica ore 9-18;

“Le città del pensiero. Un’indagine metafisica” di Silvia Camporesi, Mlb home gallery, corso Ercole I d’Este 3, ogni sabato e domenica ore 15-19 fino al 28 febbraio 2016;

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“Dialoghi con la metafisica” di Bruno Vidoni in mostra ad Argenta di Ferrara

“La gran nave rossa” foto e testi di Marco Caselli Myotis, salone d’onore di Palazzo Municipale, piazza del Municipio 2, ore 9-18 fino al 22 gennaio 2016;

“Bruno Vidoni, dialoghi con la metafisica” a cura di Greta Gadda, Emiliano Rinaldi e Roberto Roda, Centro culturale mercato, piazza Marconi, Argenta (Fe) dal martedì alla domenica fino al 28 febbraio 2016;

Biscotti frollini dechirichiani in vendita al Caffè Penazzi in piazza della Repubblica a Ferrara; alla Torrefazione Artlife Caffé Penazzi 1926 in via Bongiovanni 32 a Ferrara; alla Pasticceria del Borgo in via Ladino 3014 a Borgo Scoline di Ferrara (vicino a Porotto, a 9 chilometri dal centro di Ferrara);

Coppia di pane e dolce pampapato Igp in vendita nei panifici di Ferrara e provincia.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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