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Da Movimento Cinque Stelle Ferrara

Per quanto riguarda il gioco d’azzardo a Ferrara, l’Amministrazione comunale predica bene ma razzola
male, come già abbiamo evidenziato in precedenti occasioni.
Nella fattispecie, invece di affrettare la mappatura dei luoghi sensibili e attuare gli adempimenti previsti
dalla Delibera Regionale, come sollecitato con un Ordine del Giorno dal consigliere del M5S Claudio Fochi,
approvato praticamente all’unanimità dal Consiglio comunale seppure con un emendamento del PD che ne
ha limitato l’efficacia nella zona GAD (www.movimento5stelleferrara.it/m5s-chiede-benefici-gli-esercenti-no-slot/), di fatto temporeggia e non rispetta le scadenze previste dalla Regione Emilia-Romagna, a differenza di altri
centri come Modena o Cattolica. Quindi, oltre a non dar seguito all’impegno assunto in Consiglio, per
l’Amministrazione all’attuazione delle delibere “anti-slot” prevale la preoccupazione per l’impatto
commerciale che tali delibere potrebbero avere sui gestori di slot machine e non per le tasche dei giocatori
compulsivi e delle loro famiglie.
Peccato che i dati resi noti dal Ministero competente per il nostro territorio non siano proprio incoraggianti,
se l’obiettivo è davvero quello di contrastare il gioco d’azzardo e la ludopatia
(www.emiliaromagna5stelle.org/ferrara-brucia-540-milioni-nel-gioco-dazzardo-sensoli-e-bertani-m5s-subito-le-delibere-anti-slot/).
Proponiamo alcune cifre allarmanti soprattutto se si considera che stiamo parlando di una Città dove il
tasso di povertà è raddoppiato in 10 anni. Nel 2016, a Ferrara la quota pro-capite annua giocata è stata di
778 euro, le giocate complessive ammontano a 102,79 milioni di euro e ci sono 972 apparecchi con una
media per 1000 abitanti pari a 7,4 (dati Aams). Comune tutt’altro che virtuoso visto che su una scala da 1 a
5 (Analisi ‘Laboratorio Espresso’, dove 5 è la virtuosità massima, cioè un basso numero di giocate e
apparecchi in base alla popolazione) Ferrara arriva solo a 2, sotto la soglia della sufficienza.
Di fronte a questi dati, che sono solo un anticipo di quelli che forniremo a breve dopo una ricerca presso il
ministero competente, crediamo che l’assessore Sapigni, invece di temporeggiare in cerca di mediazione e
collaborazione, farebbe meglio a dare applicazione il prima possibile a quanto proposto dal M5S.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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