Skip to main content

“La mia candidatura nasce per impulso degli amici del Nuovo centrodestra che volevano porre alla base del nostro impegno temi e volti nuovi: pensi che in lista nessuno ha mai avuto incarichi istituzionali di rilievo e un terzo di noi è under 35. Io in precedenza mi ero prodigato solo come rappresentante in ambito universitario. E’ stato un bel salto, ma ora sono contento di averlo fatto”. Così Francesco Fersini, 27 anni, candidato sindaco del cartello “Insieme in Comune” – che riunisce Ncd di Alfano, Udc e Popolari per l’Italia (il partito dell’ex ministro Mauro, già esponente di Forza Italia prima e di Scelta civica poi) – traccia i presupposti della sua azione. Un ‘salto’ – come lui lo definisce – inizialmente accompagnato da polemiche per le spaccature che hanno lacerato il centrodestra. E infatti subito precisa: “Quando è stata presa la decisione, Rendine e Marica Felloni, entrambi riconducibili allo schieramento di centrodestra, erano già in campo; una parte degli esponenti d’area avevano costituito ‘Ferrara concreta’ per dare sostegno a Tagliani e da Forza Italia s’era sfilata la componente che fa riferimento a Toscano. Quindi non è certo imputabile a noi la spaccatura del fronte politico”.

A lui, come in precedenza agli altri candidati intervistati, abbiamo domandato quali siano le priorità e gli elementi caratterizzanti del programma che presenta agli elettori.
“Il concetto di fondo – spiega – è che il Comune non deve fare ciò che può fare la gente, individualmente o in forme associative. Guardiamo alla società civile, con riguardo ai bisogni delle famiglie e delle imprese. Mettiamo al centro i temi della salute e i servizi educativi, che vanno gestiti con flessibilità per andare incontro ai problemi delle giovani coppie, connessi ai tempi di lavoro e al pendolarismo. Il nostro riferimento non sono solo le strutture del Comune, ma anche quelle delle parrocchie, preziose perché garantiscono libertà di scelta.
Per le imprese riteniamo sia necessaria una profonda sburocratizzazione: va favorita la nascita di nuove attività e propiziati gli insediamenti produttivi in aree di degrado. Dobbiamo guardare all’Europa non solo in considerazione di lacci e lacciuoli, ma valutando anche le opportunità, a cominciare dai bandi di finanziamento. In generale riteniamo si debba partire da quel che c’è per migliorarlo ,piuttosto che concentrarsi su quel che manca.
La salute rappresenta un bene primario e quindi un ambito di imprescindibile impegno. Nell’area del vecchio Sant’Anna – anziché trasferire le funzioni dell’Asl, con la conseguenza di lasciare una zona delicata come via Cassoli senza alcun presidio – si dovrebbe creare la ‘città della persona e dei servizi alla vita’, dando per esempio assistenza ai soggetti in difficoltà, comprese le ragazze che intendono portare avanti da sole la loro gravidanza. Lì potrebbero trovare spazio fondazioni ed enti non-profit e anche le tradizionali botteghe artigianali, con un’operazione di recupero delle antiche attività.

Quale considera essere un ambito cruciale per la riqualificazione e il rilancio di Ferrara?
L’emergenza a Ferrara come ovunque è il lavoro: per i giovani che non lo trovano, per chi lo ha perso, per professionisti e commercianti che vedono ridursi i propri guadagni. Il tema primario che può servire da volano è quello del sostegno alle imprese attraverso i bandi europei. Ci sono 80 miliardi di euro a disposizione, è doveroso portare a casa qualcosa, anche a vantaggio dell’agricoltura. In ambito industriale va perseguita la strada dei piccoli appalti a discapito dei grandi e il supporto alla piccola e media impresa che rappresenta il tessuto vitale del nostro Paese”.

A fronte del quadro politico frammentato ritiene di avere concrete chance di arrivare al ballottaggio?
Previsioni in genere non ne faccio e in questo periodo men che meno anche per ragioni scaramantiche. Di certo molti non andranno alle urne, anche fra l’elettorato fidelizzato.

Se non dovesse farcela è disponibile a fornire il suo appoggio a un altro candidato o lascerà libertà di voto?
Lo si vedrà il 26 maggio. Se i ferraresi mi vorranno come sindaco bene, se no agiremo in altro modo.

Che giudizio dà dell’amministrazione in carica?
Noi avremmo operato in modo diverso specie nel sociale e nei confronti delle imprese garantendo sostegno anche in termini di semplificazione. Ci saremmo concentrati maggiormente sulle infrastrutture e trattato con maggiore sensibilità le tematiche ambientali. A Tagliani va dato atto di avere ridotto il debito: è un risultato importante che nessuno contesta. Ma si tratta sostanzialmente della riparazione di un danno fatto, perché nel governo della città lui c’era anche in passato.

I cittadini mostrano sempre più sfiducia nei confronti della classe politica: è d’accordo nel ritenere che esista un grave problema di rappresentanza?
La questione investe l’ambito nazionale e quello locale. C’è una distanza abissali fra politica e cittadini. Più che fare, la politica dovrebbe imparare ad ascoltare e ‘lasciar fare’ a chi sa fare… E’ un impegno che assumiamo nei confronti dei nostri elettori.

tag:

Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it