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Da Lega Nord

Ferrara, 06-06-17.
«Dal primo momento avevamo chiesto che si accedesse al Fondo interbancario per salvare i risparmiatori della Cassa di Risparmio di Ferrara, mentre dal Pd e dal Governo ci è stato detto un secco “no”. Ora, improvvisamente, anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ci dà ragione, dicendo che l’accesso al fondo era possibile e negli ambienti del Pd qualcuno vorrebbe interpellare il Governo per chiedere non sappiamo quali precisazioni sul suo operato. Dovrebbero solo vergognarsi!» Va giù duro, il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, che in tutti questi mesi ha continuato a lavorare affinché fossero trovate delle vie d’uscita dignitose ai risparmiatori traditi dal Governo Renzi, a causa del decreto cosiddetto “Salva Banche”, che in realtà ha salvato solo gli Istituti colpendo bondisti e azionisti. Fabbri aveva invocato da subito la via del Fondo interbancario, «ma il Governo a guida Pd si intestardì nel dire che non si poteva fare, mentre ora questa ipotesi è contemplata per le banche venete in difficoltà. Si è voluto applicare a tutti i costi il bail-in e questi sono i risultati – accusa Fabbri -. Visco (approposito, dov’era la Banca d’Italia all’epoca in cui succedeva il disastro per il risparmio ferrarese?) dice che le norme andavano applicate con “gradualità”, ma non capiamo il motivo per cui tutti sono rimasti zitti, nel novembre del 2015. Se si fosse agito con razionalità, probabilmente ora non avremmo il problema dei 32mila risparmiatori ferraresi azzerati dal decreto.» Fabbri sta continuando ad operare a più livelli – con le associazioni di categoria e per la difesa dei consumatori, oltreché in Regione – per cercare soluzioni ai danni del “Salva Banche”. Dal 28 aprile, non vi è stata traccia di una pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto sulla disciplina di funzionamento del collegio arbitrale. «Al danno, insomma, si aggiunge la beffa – conclude Fabbri – con i cittadini che continuano ad attendere quanto meno di sapere come procedere, per avere un minimo risarcimento, mentre i parlamentari Pd fanno le capriole e ora dicono di interpellare il Governo per chiarire l’accaduto. Siamo ai paradossi. E’ veramente una vergogna.»

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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