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Da Simona Dalbuono

Oggi, 6 Novembre S.E. Monsignor Giancarlo Perego Arcivescovo di Ferrara e Comacchio ha fatto visita al Centro di Formazione Professionale IAL di Ferrara.

La scuola ha sede in via Montebello, nel cinquecentesco convento di Santa Monica, proprietà dell’Opera Archidiocesana, e rappresenta per molti ragazzi una concreta opportunità per imparare un mestiere e completare l’obbligo formativo, dopo aver abbandonato il percorso scolastico dell’istruzione.

Questa visita testimonia la profonda attenzione dell’Arcivescovo ai temi sociali e la sua volontà di conoscere e comprendere i rapporti tra la diocesi e gli enti del territorio.

IAL è un ente di formazione che ha sedi nelle diverse provincie dell’Emilia Romagna. La sede IAL di Ferrara è specializzata nel formare operatori del settore della ristorazione e della bellezza. I ragazzi svolgono un percorso biennale di 2000 ore, delle quali 700 consistono in stage presso le aziende del territorio, e al superamento dell’esame ottengono la qualifica di “Operatore della ristorazione” per l’inserimento lavorativo in cucina o sala-bar o “Operatore alle cure estetiche”, per lavorare presso saloni di acconciatura o estetica.

Il Direttore Enrico Benatti spiega la specificità di questa Scuola così: “Con la formazione cerchiamo di mettere insieme persone, imprese e territorio. Privilegiando un approccio formativo incentrato sulle competenze e sul saper fare, questo progetto è possibile. Per molti ragazzi, in concreto, questo vuol dire passare da un insuccesso scolastico ad successivo successo formativo e poi lavorativo.”

Il Presidente IAL dell’Emilia Romagna Francesco Falcone nel suo discorso di benvenuto ha rimarcato l’importanza del ruolo sociale della formazione professionale:
“Oggi è fondamentale avere una istruzione secondaria superiore. La lotta alla dispersione scolastica è lotta alla povertà e alla esclusione sociale.”

Alla fine della visita l’Arcivescovo ha voluto lasciare un suo pensiero ai ragazzi riuniti in aula magna, sottolineando il ruolo indispensabile dello studio, della creatività e dell’impegno per realizzare un’impresa lavorativa che sia un valore aggiunto per il territorio. Inoltre ha evidenziato l’importanza della formazione professionale, perché è scuola nella quale la relazione è al centro del processo di apprendimento: la relazione tra scuola e lavoro e la relazione tra gli allievi e gli insegnanti, relazioni che si basano su un rapporto di fiducia e di conoscenza reciproca, quasi a diventare di tipo familiare, così che ogni componente arricchisce gli altri, senza che nessuno venga escluso.

Direttore IAL Ferrara e Bondeno -Enrico Benatti cell. 335 8472519
Mail : enricobenatti.fe@ialemiliaromagna.it

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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