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Ha aspettato diciannove anni per vederlo. Non sapeva nemmeno se fosse maschio o femmina. L’aveva partorito a quattordici anni, nella confusione dell’età e nella solitudine che ti prende quando l’amico di famiglia, l’amico di tuo padre che è morto da poco, ti mette incinta.
Le avevano dato quel ridicolo soprannome da piccola, durante una recita scolastica, ed era stata ‘Non abbiate paura’ per tutta la vita, ma il suo nome era Susan, che strano sentirlo pronunciare, un giorno, da quel figlio sconosciuto. Avevano scelto per lei, e così aveva dovuto darlo in adozione appena nato, ma, nel suo intimo, non l’aveva mai rifiutato. Era troppo giovane per tenerlo e lui troppo impegnato per accettarlo, che scandalo.
Non abbiate paura era tornata alla sua vita, diversa da prima perché aveva perso il prima e il dopo, un padre e un figlio, e lei era lì nel mezzo a dovere andare avanti, studiare, diventare adulta.
C’era stato un marito, buono e bravo, una vita agiata, due splendide bambine, gli studi e il circolo di lettura. Era la moglie di un medico, si era specializzata in letteratura russa, era “sempre così illuminante” agli occhi degli altri. Ma ‘Non abbiate paura’ non godeva della sua stessa luce, “si può essere portatori di luce, senza esserne riscaldati?”.
E intanto quella creatura partorita, quella sua creatura, era cresciuta negli anni dentro la sua testa. Quante ipotesi aveva fatto su di lui o lei. Se te lo immagini per nove mesi, chissà per vent’anni che cosa puoi arrivare a pensare.
Finalmente Michael era lì, davanti alla sua porta di casa. Si erano cercati, un desiderio che era maturato parallelo, potente, biunivoco. Nemmeno con le bambine le era successo: si vedeva in lui, anzi, vedeva in lui quanto era bella. Come porsi davanti a tuo figlio che non conosci? Si sentiva piccola, minuscola, abbagliata. “Solo alla fine lo riconobbe con la testa”, prima vennero i sensi e le emozioni tutte insieme.
L’arrivo di Michael fu il ritorno della Fortuna, fu un concentrato di amore che, solo fino a quaranta minuti prima, ‘Non abbiate paura’ non aveva mai vissuto.

Allan Gurganus, “Non abbiate paura”, Playground, Roma, 2014, pp. 125

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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