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“La felicità è vera solo se condivisa”, questa è la verità alla fine del viaggio di Cristopher McCandless, la cui figura è stata resa famosa dal libro, e dal film che ne ha tratto Sean Penn, ‘Into the wild’. Proprio dopo aver visto il film è iniziato il viaggio dell’attore romano Valerio Peroni alla scoperta di Cris: “sono rimasto colpito dalla sua figura e ho iniziato a pensare a una trasposizione teatrale, anche se è sempre un rischio in casi del genere”. Compagna di strada in questa ricerca l’attrice ferrarese Alice Occhiali: “ci siamo conosciuti in Danimarca quattro anni fa” racconta lei “lavoravamo con un regista che aveva un suo linguaggio teatrale e quando siamo tornati in Italia, avevamo voglia di cercarne uno nostro”.

Un momento dell’incontro al termine dello spettacolo. Da sinistra: Natasha Czertok, Alice Occhiali, Valerio Peroni, Marco Sgarbi

È particolarmente emozionata Alice, perché il loro viaggio sabato 9 dicembre li ha riportati nella ‘sua’ Ferrara, da dove è partita per diventare attrice. Nella sala teatrale di Ferrara Off lei e Valerio hanno messo in scena il loro ‘Lunghe notti’, risultato di una residenza artistica presso il Teatro delle Condizioni Avverse di Montopoli Sabina, arrivato in città grazie a un’altra sede di residenze artistiche, il Teatro Nucleo di Pontelagoscuro.
Alice e Valerio sono andati alla ricerca di una chiave diversa per narrare la storia del giovane che negli anni Novanta abbandonò amici e famiglia e per due anni viaggiò attraverso Messico e Stati Uniti fino alle terre selvagge dell’Alaska, “senza altri aiuti che le proprie mani e la propria testa”, alla ricerca di una ‘verità’ oltre quelle che lui considerava le ipocrisie della società borghese nella quale era cresciuto. La loro pièce è il risultato “di un collage fra film e libri”, soprattutto quello scritto dalla sorella di Chris, Carine, ‘Into the wild truth’: “abbiamo trovato la chiave per uscire dal film – spiega Valerio nell’incontro con il pubblico al termine dello spettacolo – narrando la storia dal punto di vista di chi è rimasto”. E in effetti il filo conduttore che regge tutto il racconto è quel legame invisibile ma indistruttibile che rimane fra due persone che si vogliono bene, nonostante la lontananza. In una continua alternanza di piani fra il reale e l’onirico, il presente e il passato, è come se Cris e Carine non si fossero mai lasciati, come se i loro animi fossero in grado di attraversare le distanze di tempo e di spazio e stare, sempre e comunque, l’uno accanto all’altra.

‘Lunghe notti’ è uno spettacolo ricco di intimità ed emozioni, anche grazie alle musiche che hanno quasi un ruolo da co-protagoniste nella scrittura drammaturgica e aiutano il pubblico a orientarsi nei passaggi narrativi e psicologici del racconto. Una tappa di tutto rispetto nel percorso artistico di due professionisti talentuosi. Non si può che sperare che il loro viaggio li porti presto di nuovo a Ferrara.

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Lunghe Notti
Lunghe Notti
Lunghe Notti
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Federica Pezzoli


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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