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18 Giugno 2018

Genio e imbecille, due in uno

Tempo di lettura: 4 minuti


È con la più estrema gioia e molestia che mi accingo a proclamare la settimana che inizia oggidì – qui ma anche nella mia vita e in quella di chiunque mi finirà davanti da qui a domenica – “settimana-mondiale-del-più-grande-Baronetto-della-Storia”.
Quindi la faccio breve: oggi ne fa settantasei e ordunque tanti auguri, Sir Paul.
È inutile girarci attorno, ci sono miliardi di ragioni per cui dobbiamo ringraziare quest’Uomo gigantesco.
Quindi, per chi è ancora un miscredente, ho pensato che potesse essere utile questo pratico e conciso elenco che ho deciso di buttare giù così da poter facilitare la cosa.
Sono solo tre semplici macro-punti che includono naturalmente altri miliardi di altri macro-punti:
1) Macca è il più importante pezzo di ‘900 che ancora cammina su questo pianeta.
2) Macca è ancora il più peso musicista vivente.
3) Macca è l’uomo che ha praticamente inventato il basso elettrico e – mi dispiace per tutti i bassisti tecniconi – resta comunque sempre il migliore nel settore.
Bene, io c’ho provato e non so se questa cosa funzionerà.
Conosco troppe persone che – nel 2018, diosanto – ancora snobbano i Beatles, conosco troppe persone per cui – ancora – McCartney è “quello delle canzoncine”, insomma: conosco troppa gente che continua – ancora – a non capire niente.
Queste persone – mi duole dirlo – sono senza speranza e io purtroppo sono – ancora – troppo povero per potermi far costruire il posto che ormai da anni penso di riservar loro: un bellissimo, praticissimo gulag.
Quindi, nel frattempo, posso solo ringraziare Paul McCartney per tutto quello che ha fatto e continua a fare per noi poveri esseri umani.
In questo momento – così, a caso – desidero ringraziare il buon Macca per:
1) il suo garbo nella gestione del suo non mangiare animali.
2) la parte di basso di Rain.
3) un pezzo come English Tea.
4) tutto quello che ha fatto – lui e non Lennon come ancora credono troppi polli – per la fase psichedelica dei Beatles.
5) la sua apparizione in quell’episodio dei Simpson.
6) i suoi pezzi più idioti come boh, Maxwell’s Silver Hammer.
7) il suo aver salvato – anche solo con il suo basso – i pezzi più loffi del suo amico Lennon.
Ma c’è anche una cosa altrettanto gigantesca per cui dovremmo tutti dire a grazie a quest’Uomo: Paul McCartney è un genio ma al tempo stesso è anche il più grande imbezil della storia della musica pop/rock o come la si vuol chiamare.
Questo suo lato è uscito fuori costantemente nella sua opera e nel suo modo di stare al mondo come figura pubblica.
Penso in questo momento a pezzi come Maxwell, penso al suo prendersi nobilmente per il culo nel video di Coming Up, penso alle centinaia di foto visibili a tutti in cui il nostro Baronetto appare come un vero e proprio cretino, una su tutte: lui che registra un rullante inserito dentro la tazza del cesso.
Ma penso anche a tutte le volte in cui il suo essere un cretino, un grandioso cazzeggiatore e un curiosissimo imbezil è andato di pari passo con il suo essere un genio.
Una su tutte: la tanto celebrata Tomorrow Never Knows.
È vero, il pezzo è di Lennon ed è, per i precedentemente citati polli, la prova fondamentale: quello sperimentale era Lennon.
Ma chiedo io, a questi polli: come sarebbe stato quel pezzo se il buon Paul non si fosse imbecillemente intrippato a cazzeggiare in casa sua coi nastri, decidendo poi – insieme a quel santo di George Martin – di inserirli nella registrazione che conosciamo più o meno tutti?
Ma da nessuna parte, dico io.
Ed è anche per questo che quest’Uomo va ringraziato: Paul – contrariamente ad altri baronetti di cui non farò il nome – ha sempre lavorato sulle cose degli altri con lo stesso impegno che metteva nelle proprie.
Forse è per questa cosa qua che poi ha finito per rompere le palle fino alla fine nel tentativo di tenere uniti i Beatles, alle volte anche esagerando così tanto da arrivare a ottenere l’effetto contrario.
Sarà forse questa una qualche forma di quella che io chiamo “la saggezza del bassista naturale”?
Boh, chi se ne frega, questa cosa la saprà solo lui.
Io, di mio, so solo che ogni mattina – nella vita di tutti i giorni – dovremmo ricordarci sempre tutti quanti queste parole: sii sempre un po’ un imbezil.
E dunque buona settimana a tutti con un perfetto esempio di questa regola aurea.

Coming Up (Paul McCartney, 1980)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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