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Beni comuni, partecipazione, cittadinanza attiva: questi solo alcuni dei temi principali attorno ai quali si è svolto il primo di una serie di tre incontri di Ferrara Mia, percorso partecipativo di Urban center Ferrara. Tanti i cittadini accorsi alla Sala della Musica sabato 18 aprile, i veri protagonisti della mattinata; essi hanno avuto la possibilità di confrontarsi tra loro, con la pubblica amministrazione e, riuniti in quattro grandi gruppi di lavoro nella prima parte dell’incontro, anche tracciare delle linee guida condivise con alcuni qualificati facilitatori.

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I gruppi al lavoro

Scopo dei lavori di gruppo è stato tracciare una mappa delle esperienze di cittadinanza attiva già presenti sul territorio del Comune di Ferrara, condividere le esperienze e le motivazioni che hanno spinto ciascuno ad impegnarsi in questi obiettivi, interrogarsi su cosa sono davvero, per ognuno, i beni comuni. Un importante occasione quindi per conoscere chi realmente si impegna da tempo come cittadino attivo per il miglioramento della città e per la riqualificazione dei suoi spazi, ma anche per scoprire nuove idee e intenzioni e capire insieme come muoversi per renderle concrete.

Tra la cinquantina di partecipanti intervenuti, le idee e le proposte emerse sono state molteplici: dai parchi alle scuole, dalle piazze alle biciclette, dalle strade alle strutture abbandonate, dal centro città alla periferia più lontana. Si è anche parlato del perché Ferrara è veramente una città “mia”, nostra, ricordando come ancora sia un centro cittadino a misura d’uomo, “un posto ancora umano” citando un intervento che ricorda e ammonisce come questi fattori siano sempre meno scontati.

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Il professor Alietti durante il suo intervento

Nella seconda metà della mattinata, dopo aver analizzato le linee guida individuate nei gruppi di lavoro (dalle quali lo staff di lavoro individuerà una definizione condivisa di “bene comune”), è intervenuto il prof. Alfredo Alietti del Laboratorio di studi urbani per parlare del passaggio da “luogo comune” a “bene comune”, affermando cioè come il primo arriva ad acquisire valore e di come possa arrivare ad essere considerato come il secondo solo grazie ai cittadini; un bene comune è veramente tale, quindi, solamente se diviene uno spazio fruibile e vissuto dagli stessi cittadini che si impegnano con responsabilità per tutelarlo e mantenerne la cura.

In chiusura, Zaira Sangiorgi ha fatto il punto sul progetto di Ferrara Mia, illustrando la mappatura delle iniziative di cittadinanza attiva e i lavori del gruppo tecnico intersettoriale, mentre l’assessore Fusari ha ricordato i prossimi eventi. Sì perché questo non è stato che l’inizio: il 15 e il 16 maggio continueranno i lavori di Ferrara Mia con altri due incontri di confronto, aperti a tutti, presso il Mercato coperto in via Boccacanale.

 

Lettura delle opinioni
Mappa della cittadinanza attiva
Zaira Sangiorgi e Alfredo Alietti
Ilenia Crema
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Stesura delle idee
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Andrea Vincenzi


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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