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In occasione della Giornata della Gastronomia Sostenibile, 18 giugno, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 21 dicembre 2016, attraverso la risoluzione A / RES / 71/246, il Coordinamento Nazionale dei docenti della Disciplina dei Diritti Umani intende affermare l’importanza di un’alimentazione corretta e varia, improntata ai criteri della sostenibilità e della tutela ambientale. L’Italia costituisce uno dei paesi più all’avanguardia per la “serietà” delle norme in materia alimentare e per i controlli sulla qualità / igiene sanitaria dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole.
Se è vero che “noi siamo ciò che mangiamo”, come sosteneva Ludwig Feuerbach, l’attenzione delle agenzie formative come la scuola non può che essere massima rispetto ad un argomento che in realtà si collega a diversi altri temi tutti assai rilevanti per la qualità della vita. Buon cibo significa assicurarsi una corretta trafila di passaggi che prevedano un uso assai limitato di pesticidi, il riciclo dei materiale utilizzati, condizioni di trasporto e di conservazione degli alimenti appropriate e sicure. Investire nella ricerca per attuare soluzioni alternative all’uso di sostanze chimiche, il consumo a Km 0, la creazione di piccoli orti domestici / condominiali finalizzati al recupero di aree verdi abbandonate all’incuria e al degrado, la conoscenza delle eccellenze territoriali a livello regionale possono diventare momenti di riflessione da tradurre in tappe di un percorso didattico volto al raggiungimento di una consapevolezza alimentare più sana e critica. Chi apprezza la bontà e le proprietà nutritive delle castagne o delle fragole dovrà rendersi conto che tali prodotti dovrebbero rispettare la stagionalità per una maggiore efficacia nutritiva e organolettica; sarebbe necessario altresì far comprendere e spiegare che i lavoratori del settore, dal bracciante all’imprenditore, specializzato in agraria, hanno tutti delle responsabilità e dovrebbero essere tutelati nell’esercizio della propria attività. La dieta mediterranea per gli effetti positivi connessi alle caratteristiche degli alimenti che la costituiscono rappresenta un modello di riferimento d’eccellenza da proporre nelle mense scolastiche, partendo sempre da materie prime a Km 0; anche altri piatti “sani” o “cucine” potrebbero essere sperimentati e “studiati” onde favorire la curiosità nei confronti del prossimo. Si potrebbero creare dei percorsi pluridisciplinari da proporre agli studenti, naturalmente calibrati in funzione dei destinatari, in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Un’ultima proposta potrebbe essere quella di imparare a leggere insieme, guidati dal docente, i valori nutrizionali e le informazioni aggiuntive dei prodotti alimentari, in modo da orientarsi ed evitare alcune “trappole a cui possono andare incontro i consumatori più sprovveduti. A tal proposito, è consigliabile la lettura dell’opuscolo del Ministero della salute: “Etichettatura degli alimenti” (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_215_allegato.pdf). Mediante tali azioni didattiche i discenti imparerebbero anche a consultare fonti e siti appropriati per individuare cibi contaminati o potenzialmente dannosi per la salute, come il dossier della Coldiretti su “La classifica dei cibi più pericolosi” e i documenti presenti sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica.
“In cucina funziona come nelle più belle opere d’arte: non si sa niente di un piatto fintanto che si ignora l’intenzione che l’ha fatto nascere.” (Daniel Pennac)

Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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