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Proprio in queste ore alcune agenzie hanno divulgato dei comunicati stampa relativi alla giornata di sabato scorso: “…Il 19 novembre è la Giornata Mondiale del Gabinetto, istituita dalle Nazioni Unite nel 2013 per mettere in luce il problema della mancanza di adeguati servizi igienici. Nel mondo occidentale un water in casa è considerato la normalità, ma l’Onu ci ricorda che nel mondo 2,5 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici adeguati (in pratica una persona su 3 non ha un water a disposizione) e almeno un miliardo di persone è costretto a defecare all’aperto usando cespugli, campi, canali, fossi, sacchetti di plastica…” (Corriere della Sera)

Sabato 19 novembre è stata indetta la “Giornata Mondiale del wc”. Ecco una riflessione a caldo su questo interessante evento che, immaginiamo, farà discutere l’opinione pubblica per giorni e giorni.

Non esiste al mondo elemento, oggetto, invenzione tanto bistrattata come il wc… Esatto gente, avete capito bene: il wc!
Una persona a me vicina mi ha rivelato che qualche giorno fa, precisamente il 19 novembre, è stata la “Giornata Mondiale del wc”, così mi sono un po’ documentato. Pare che la toilette sia stata inventata la bellezza di cinquemila anni fa. Allorché mi domando e dico chi siano stati i primi a concepire una tale idea. In un’epoca in cui, presumo ma posso sbagliarmi, non c’erano certo problemi di sovraffollamento, e fare due passi immersi nella natura per partecipare gioiosamente al dono reciproco dei prodotti che la natura stessa ci regala con generosità era la prassi quotidiana: i peschi, i ciliegi e i melograni donavano spontaneamente i loro frutti dolci e succosi; le galline, da poco compagne dell’uomo, rilasciavano, stimolate dal canto del gallo, le loro uova sostanziose; e gli uomini, dal canto loro, rilasciavano i loro grassi escrementi nei prati per nutrire l’erba, cibo di capre e pecore, che contraccambiavano riconoscenti col loro buon latte.
E in questo idilliaco e generoso scambio di doni, l’uomo contribuiva da par suo col solo prodotto vero che abbia mai potuto naturalmente generare, l’unico che abbia mai reso un favore all’ambiente che lo accoglie dall’alba dei tempi: la cacca!
Ma l’invenzione del wc ruppe l’incanto. Come la foglia di fico per Adamo, che d’un tratto s’accorse che era meglio coprire le proprie pudenda che continuare a sbatterle qua e là, l’uomo di cinquemila anni fa decise che il suo contributo al mondo doveva cessare, trasformandolo egoisticamente in un atto riservato, relegato in un contesto chiuso e, di fatto, non più partecipe del reciproco scambio con madre natura. In pratica, da quel momento, l’uomo decise di ricevere senza più restituire, riservando la sua generosità al wc!
Ma chi furono i colpevoli? I Sumeri? Gli Egizi? I Greci? I Cinesi (quelli ci sono sempre…)? Non lo sappiamo con esattezza, ma sappiamo che ad un certo punto si preferì farla al riparo e raccoglierla, così da farne concime per il proprio orticello di lattuga e combustibile per il barbecue.
E forse è proprio per questo inconscio retaggio, per questo atavico senso di colpa, che adesso ognuno di noi accetta a malincuore di parlare dei propri momenti trascorsi in toilette, non vedrei altro motivo.
Evidentemente, qualcuno ha pensato bene di andare contro corrente, sfidando questo tabù millenario, questo secondo peccato originale, inneggiando ad un’invenzione che ha diviso i popoli in coloro che hanno il bidet e coloro che hanno scelto di farne volentieri a meno.
Credo tuttavia che sia un peccato considerare il wc in senso spregiativo, ridurlo a oggetto di scherno e offesa… “Sei un cesso!”, quante volte ho sentito questa frase, quante amicizie, quanti amori sono stati spezzati per essa?
Eppure c’è stato un tempo in cui persino i re accoglievano ambasciatori e dignitari seduti nei loro scranni col buco, lo facevano nella più assoluta indifferenza, e tutta la corte applaudiva soddisfatta quando il sovrano espletava le sue funzioni. Ma il re era il re e poteva far tutto, specialmente ciò che agli altri non era consentito.
Nel corso della storia i bisogni umani sono cambiati, anche quelli arcaici si sono evoluti adeguandosi ai tempi: la vera democrazia, in fondo, è stata raggiunta solo quando ognuno di noi è riuscito ad avere il suo wc personale, potreste mai concepire casa vostra senza un wc?

Per concludere, in omaggio alla “Giornata Mondiale del wc“, un breve vademecum per non perdersi in un bicchier d’acqua:

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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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