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“Mi chiamo Temple Grandin, non sono come le altre persone. Io penso per immagini e le connetto.”
Inizia con questa assertiva presentazione il film con cui abbiamo scelto di partecipare alla giornata mondiale dell’autismo. Si tratta della biografia di una donna straordinaria: diagnosticata come autistica all’età di quattro anni, con forti problemi relazionali e difficoltà nel linguaggio, consegue un Ph. D. in Scienze animali e diventa una grande scienziata specializzata nella gestione e nello sviluppo di attrezzature sperimentali per il bestiame. Attualmente è professore di Scienze animali alla Colorado state university e tiene continuamente conferenze sull’autismo in tutti gli Stati uniti.

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Temple Grandin, locandina del film

Abbiamo voluto guardare il film con la lente autorevole dell’esperto, partendo dalla recensione di Paolo Meucci pubblicata su Spiweb: “Il taglio narrativo del film pone il fuoco sulla forza di reagire, sulla capacità di tramutare in ricchezza le proprie difficoltà. È un film sulla possibilità di vivere appassionatamente e trovare un adattamento funzionale grazie all’accettazione del disturbo e alla conversione delle difficoltà in punti di forza: “Avevo un dono, vedevo il mondo da un’altra prospettiva, invisibile agli occhi degli altri”. [vedi le scene salienti del film]

Temple infatti non pensa con le parole, non pensa per concetti, ma per immagini. Non legge la realtà come le altre persone, ma ha la capacità di cogliere con straordinaria consapevolezza tutto ciò che le succede attorno, sentendo ogni minimo rumore, percependo lo stato d’animo di persone e animali, catturandone i movimenti, e ricevendo da tutto questo una grandissima quantità di informazioni che fotografa e traduce in sistemi per poterle comprendere. Come nelle scene del film che si svolgono nel ranch della zia e che mostrano con disegni in sovrimpressione il modo di pensare della protagonista: se noi vediamo una mandria di mucche che procedono disordinatamente, lei vede una serie di frecce che ne tracciano la precisa traiettoria; se noi apriamo e richiudiamo una sbarra manualmente facendola sbattere contro il pilone a fine corsa, la sua mente disegna immediatamente il progetto per rendere l’operazione automatica e senza far sbattere la barra, rumore che a lei risulta insopportabile; oppure quando al college le chiedono di leggere una pagina del libro, lei non riesce a leggere le singole frasi ma fotografa l’intera pagina, la memorizza, poi la ripete tale e quale.

Nel suo terzo libro Pensare in immagini, e altre testimonianze della mia vita di autistica, scritto a quattro mani con Diedra Enwright, Grandin descrive così il suo modo di pensare: “Il pensiero visivo mi ha permesso di costruire interi sistemi nella mia immaginazione. […] La mia immaginazione funziona come i programmi grafici del computer […] quando faccio una simulazione dell’uso di un’attrezzatura o lavoro su un problema di progettazione, è come se li vedessi su una videocassetta nella mia mente. Posso osservare da ogni punto di vista, ponendomi sopra o sotto l’attrezzatura e facendola contemporaneamente ruotare. Non ho bisogno di un sofisticato programma di grafica che produca simulazioni tridimensionali del progetto. Posso fare tutto questo meglio e più rapidamente nella mia testa.”

Lo spiegano bene in termini specialistici Stefania Ucelli e Francesco Barale della Società psicoanalitica italiana: «Le eccezionali capacità visuo-spaziali di Temple Grandin, il suo “pensare per immagini” (così come il talento matematico di Rain Man, per fare un altro esempio cinematografico) non sono solo delle curiosità, ma aspetti estremi che, nella loro eccezionalità, mettono bene in luce il funzionamento della mente autistica illustrato da uno dei grandi modelli post-psicoanalitici dell’autismo, quello della “coerenza centrale”. Questo modello, attraverso una imponente mole di dati sia clinici sia empirici, ha indicato le particolari modalità di elaborazione e integrazione dell’esperienza che spesso sono presenti nell’autismo. Peculiarità che sono alla base insieme delle difficoltà autistiche, degli “isolotti di capacità” e dei “talenti speciali”».

Ed è proprio così, perché Temple ha enormi difficoltà a comprendere il mondo reale, il mondo è oscuro, incomprensibile, oppure inondante, non ha l’ “evidenza naturale” che ha invece per le persone non autistiche, e lo spiega direttamente: “La realtà per una persona autistica è una massa interattiva e confusa di eventi, persone, luoghi e segnali. Niente sembra avere limiti netti, ordine o significato. Gran parte della mia vita è stata dedicata al tentativo di scoprire il disegno nascosto di ogni cosa. La routine, scadenze predeterminate, percorsi e rituali aiutano ad introdurre un ordine in una situazione inesorabilmente caotica”.

Il film racconta proprio gli anni in cui lei realizza, tra incomprensioni e sofferenze, di essere “diversa ma non inferiore”. Alcune scene del film riportano alcuni dei momenti più duri della vita di Temple e della sua famiglia: da bambina non riesce a seguire la mamma che tenta di insegnarle a parlare, perché la sua attenzione è attirata totalmente dal luccichio del lampadario a gocce; da ragazza è terrorizzata dai rumori e dal caos, e a nulla valgono i tentativi di consolazione della mamma o della zia perché lei non sopporta i gesti d’affetto, gli abbracci la spaventano, trova sollievo soltanto quando si infila nel passaggio di immobilizzazione per le mucche, sentendosi stretta e contenuta. A diciotto anni, prendendo spunto da questa gabbia, si costruisce una “macchina degli abbracci” (hug machine) che sarà l’unico modo per calmarsi nei momenti di panico. E sta proprio in questo la forza di Temple, nel cercare soluzioni ai propri disagi, imparare a gestire le situazioni, inventare e costruire da sé oggetti che la aiutino a sopravvivere in un mondo a lei così ostile.

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Giornata mondiale dell’autismo: la storia eccezionale di Temple Grandin, intelligenza brillante e forza di reagire

Ma Temple ha avuto la fortuna di essere stata costantemente incoraggiata e stimolata dalla madre, punto di riferimento importantissimo, come si evince dalla dedica al libro citato: “Dedico questo libro a mia madre. Senza il suo amore, la sua dedizione e la sua perspicacia, io non avrei potuto riuscire”. Sua madre aveva un’eccezionale abilità nel riconoscere quali persone avrebbero potuto aiutarla veramente e quali no, cercò per lei gli insegnanti e le scuole migliori, questo in un’epoca in cui la maggior parte dei bambini autistici veniva istituzionalizzata. Era risoluta nel tenerla fuori dagli istituti. Diverse figure hanno avuto quindi un ruolo fondamentale nell’incanalare i suoi interessi e le sue “manie”, e nell’aiutarla ad adattarsi ai contesti e agli ambienti, il più importante di tutti fu il professor Carlock, ex scienziato della Nasa, che ne scoprì l’intelligenza e il talento, e nel cui laboratorio di scienze Temple mise le ali per spiccare il volo.

Occorre però dire che la grande maggioranza delle persone con autismo non è ad “alto funzionamento” come Temple Grandin e purtroppo non ha neppure il suo successo. Ci sono vari tipi e quadri clinici di autismo, tanto che si parla anche di autismi o disturbi dello spettro autistico, e ancora oggi risulta difficile classificarli perché, in una certa misura, lo si può sapere solo a posteriori, dopo aver creduto nelle potenzialità del soggetto ed aver ricercato un’ autentica, seppur parziale, condivisione di mondi e di esperienze.

Ritornando a Grandin, è veramente incredibile vederla parlare nei numerosi video di conferenze che si trovano su youtube, in cui si muove disinvolta sfoggiando un’invidiabile sicurezza e scioltezza. In particolare vi segnaliamo una TED conference “Temple Grandin: Il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente” [vedi] in cui lei sostiene che il suo successo nel lavoro di progettista dipende proprio dalla sua condizione di autistica, perché è a partire da tale condizione infatti che riesce a soffermarsi su dettagli minutissimi, e che il mondo ha bisogno delle persone che rientrano nello spettro dei disturbi dell’autismo: pensatori visivi, pensatori schematici, pensatori verbali nonché di tutti quei bambini intelligenti che definiamo “geek” o “nerd”. Afferma anche che pensare per immagini e progettare sono il suo lato “geek”, e che la sua mente funziona come Google per le immagini, «io vedo immagini specifiche che mi lampeggiano nella memoria proprio come le immagini di Google; se mi dite scarpa, io vedo tantissime immagini di scarpe che si aprono nella mia mente come pop-up, che partono dai ricordi di scarpe degli anni ‘50 e ’60, e tante altre che si aggiungono velocemente, all’infinito».

Ci piace concludere questo articolo con una sua battuta, perché Temple tra l’altro è una donna simpaticissima e di grande ironia: “Non chiedermi cosa ne penso di una cosa… ma ‘google me!’ ”.

Temple Grandin – Una donna straordinaria è un film per la televisione del 2010 diretto da Mick Jackson con Claire Danes, Catherine O’Hara, Julia Ormond, Stephanie Faracy, David Strathairn. Drammatico, durata 103 min., Usa 2010. Il film ha debuttato sulla HBO il 6 febbraio 2010, ottenendo riscontri positivi. A luglio dello stesso anno riceve sette candidature agli Emmy Award, tra cui quelle per miglior film e miglior attrice in una miniserie o film Tv. In Italia il film è stato trasmesso il 26 ottobre 2010 su Sky Cinema 1. [vedi il trailer in Inglese]

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Sara Cambioli

È tecnico d’editoria. Laureata in Storia contemporanea all’Università di Bologna, dal 2002 al 2010 ha lavorato presso i Servizi educativi del Comune di Ferrara come documentalista e supporto editoriale, ha ideato e implementato siti di varia natura, redige manuali tecnici.

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