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Da Daniela Modonesi

In occasione del Giorno della Memoria, l’Università degli Studi di Ferrara, in collaborazione con il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, con l’Istituto di Storia Contemporanea e con la Comunità Ebraica di Ferrara, promuove la presentazione di “Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945” (Giulio Einaudi Editore, 2017), l’ultimo lavoro della storica italiana della Shoah Liliana Picciotto (autrice de “Il libro della memoria”), basato su una ricerca della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.

L’evento si terrà a partire dalle 15.30 di lunedì 22 gennaio, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza di Ferrara (Corso Ercole I d’Este, 37), dove aprirà il focus sul tema “Il ritorno degli ebrei italiani sopravvissuti ai campi di sterminio e alla clandestinità”.

Presiede e introduce il professor Baldassare Pastore, giurista dell’ateneo ferrarese; discute con l’autrice il Direttore del MEIS, Simonetta Della Seta.

Alle 18.00 del giorno successivo, martedì 23 gennaio, il MEIS (Via Piangipane, 81) ospiterà il confronto sul libro di Mirella Serri “Bambini in fuga” (Longanesi, 2017), alla presenza dell’autrice.

Serri ripercorre la rocambolesca vicenda di settantatré giovanissimi ebrei tra i sei e i diciassette anni che, per sottrarsi alle persecuzioni naziste dopo aver perso i genitori nei campi di concentramento, attraversano la Germania e la Slovenia e riescono a giungere a Nonantola, in provincia di Modena. Qui, a dispetto del fascismo e delle campagne razziali, la popolazione si mobilita per aiutarli, offrendo loro protezione per un anno intero. Ma l’8 settembre 1943 la situazione precipita: Nonantola viene occupata dai nazisti e i ragazzi devono essere rapidamente messi in salvo e tenuti nascosti, con la speranza di farli espatriare in Svizzera. Nel volume, Serri porta alla luce alcuni elementi nuovi di questa appassionante storia.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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