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Da organizzatori

La funzione fondamentale svolta dalla scuola nella formazione delle future generazioni.

E’ sicuramente la scuola uno dei luoghi che ha tra i propri compiti, quello di preparare le nuove generazioni alle sfide di cittadinanza, tra le quali vi è anche quella del lavoro.
E allora diventa importante, capire quale idea di scuola si sia affermata in questo ultimo ventennio e riflettere se stiamo andando nella direzione corretta.
Parto con questa considerazione, per affrontare il tema dei giovani e lavoro che in queste ultime settimane è trattato sui quotidiani locali e nazionali.

La FLC CGIL ha in mente da sempre un’idea di scuola come comunità educante, inclusiva, imperniata sulla collegialità e finalizzata a mettere al centro i giovani, futuri cittadini. E’ la scuola il soggetto che deve dare ai ragazzi gli strumenti adeguati per affrontare le sfide della cittadinanza tra le quali anche quella del lavoro.
A fronte della dispersione scolastica e della disoccupazione giovanile, occorre una visione di potenziamento dei percorsi e degli strumenti culturali a disposizione dei ragazzi così da consentire orientamenti e scelte in una società in continua trasformazione e di risposta politica alle rigidità del mercato del lavoro.
Non condividiamo la visione di chi pensa di risolvere la situazione trasformando la scuola in potenziale ufficio di collocamento (per lavoratori precari), piegando i percorsi formativi alle richieste delle imprese.

E’ proprio nell’età della frequentazione della scuola secondaria che i giovani cominciano a parlare del loro futuro lavorativo e lo strumento dell’alternanza scuola-lavoro è tra quelli possibili per far conoscere il mondo del lavoro ai giovani.
Si tratta di uno strumento di approccio a questo mondo che deve rimanere nella sfera della formazione per gli studenti e quindi, come sindacato, stiamo chiedendo a molti più soggetti, ben oltre quelli previsti dalla legge (scuola-impresa), di operare insieme perché venga praticata nel modo corretto.
Testimonianze di giovani che raccontano di percorsi di alternanza scuola-lavoro assolutamente non riconducibili al loro percorso di studio o squalificanti, non vanno bene. Ciò non fa altro che confermare i limiti della Legge che l’ha resa obbligatoria senza il necessario coinvolgimento fin da subito di tutti gli attori. I ragazzi in primis con le loro associazioni studentesche, che chiedono a gran voce la “Carta dei diritti dello Studente in alternanza scuola-lavoro”, gli organi collegiali della scuola che devono determinare qual è il percorso migliore di formazione, i tanti imprenditori onesti e le loro associazioni categoriali, le istituzioni tutte, le rappresentanze sindacali e i lavoratori in azienda, affinché tutti questi soggetti costruiscano consapevoli percorsi formativi di alternanza che facciano conoscere alle nuove generazioni il loro possibile futuro mondo del lavoro. Quello in cui i lavoratori hanno un ruolo riconosciuto, partecipato e di assoluta consapevolezza dei doveri e del “diritto del mondo del lavoro”, quello dei contratti nazionali e non di “altre soluzioni” al ribasso, che si sono rivelate drammatiche nell’affrontare la profonda crisi economica.

È innegabile come in questi anni sia stato delegittimato il ruolo della scuola pubblica all’interno del sistema sociale. Questo è accaduto perché il diluvio dei provvedimenti normativi degli ultimi anni e la deprivazione delle risorse, sono avvenuti in assenza di una vera idea di scuola. Ci si è allontanati sempre più dal dettato costituzionale, piegando la scuola alle logiche del mercato, trasformandola in un’azienda il cui compito è diventato quello di formare, non più cittadini consapevoli, ma capitale umano addestrato alla competizione: è la scuola della rivoluzione neoliberista.
Nell’epoca della “rivoluzione neoliberista” gli Stati non sono più nazioni ma aziende, le persone devono diventare imprenditori o consumatori e la democrazia diventa d’intralcio allo sviluppo economico capitalista.
In questo contesto la scuola diventa pezzo del sistema economico e palestra di competizione. In Italia questa egemonia si è affermata in maniera sibillina con i ministri Moratti e Gelmini, poi, a partire dal 2011, questa ideologia si è tolta ogni maschera e rispetto al dettato costituzionale, all’interno dell’ultima riforma scolastica, viene completamente oscurato “il cittadino” e sostituito con il “produttore” o “lo studente imprenditivo”. Il tutto condito da pratiche dal sapore autoritario che tendono a limitare i campi in cui le decisioni venivano prese in modo condiviso e cooperativo.

La CGIL e la FLC ritengono necessario ricominciare a dare speranza e un futuro alle giovani generazioni. A Ferrara abbiamo trovato le disponibilità di pochi, ma importanti, soggetti formativi e imprenditoriali per ragionare su progetti di alternanza. L’obiettivo è un mondo del lavoro che dia loro diritti e dunque prospettiva di vita; solo così ricominceremo a camminare nella direzione giusta per il futuro di questo Paese.

Hania Cattani
Segretario Provinciale FLC CGIL Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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