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da: Giuseppe Vancini, Segretario Generale Confartigianato

Il programma del nuovo Governo è estremamente ambizioso. Come Confartigianato, a meno di una settimana dalla mobilitazione che lo scorso 18 febbraio ci ha visto a Roma, con Rete Imprese Italia, con 500 imprenditori ferraresi per chiedere definitiva attenzione al nostro mondo, non possiamo che augurarci che almeno buona parte degli obiettivi venga raggiunta e che vengano immediatamente raccolte le istanze che abbiamo portato alla capitale. Ci aspettiamo che vengano affrontati i nodi cruciali delle riforme del Paese, da quella costituzionale al lavoro al fisco – con un ritorno di possibilità di accesso al credito per dare liquidità alle imprese, soprattutto le piccole e medie che diversamente muoiono – passando per la pubblica amministrazione e la semplificazione, perché non possiamo più permetterci ritardi. Vogliamo avere fiducia, consapevoli che un atteggiamento distruttivo e disfattista sarebbe dannoso per tutti. Questo non significa che non abbiamo forti perplessità. La prima, un ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ancora una volta proviene dal mondo dell’Università. Abituato a svolgere ruoli certamente importanti e prestigiosi a livello internazionale, in cui però si tratta soprattutto di massimi sistemi, senza entrare nei particolari, indispensabili invece nella farraginosa macchina statale. Ancora, abbiamo ministri giovanissimi, di cui non sono in discussione le capacità e le competenze, semmai l’esperienza istituzionale. Il dubbio, legittimo, è che dovranno fare troppo affidamento sui tecnici dei dicasteri, gli stessi che difendono l’apparato burocratico ingessato. Come Confartigianato, rimaniamo in attesa, che non è l’attesa dello sbaglio, ma l’attesa delle soluzioni. Oggi le prese di posizioni ideologiche vanno gettate. Il tempo delle critiche e degli ostacoli è finito. Il Paese e il territorio sono piegati. Per questo confidiamo nel fatto che questo nuovo Governo, una volta ottenuta la fiducia delle Camere, possa fare in poco tempo quel che altri hanno fallito e che il termine responsabilità, da tutti invocato, venga riempito del suo significato più vero. In questo contesto, nell’imminenza delle amministrative ferraresi, come Confartigianato ribadiamo la nostra disponibilità a costruire tutti assieme una proposta di rilancio a misura di territorio, senza che questa, come avveniva in passato, ci venga somministrata dall’alto, senza confronti, al termine della campagna elettorale. Perché il ruolo degli imprenditori è fondamentale. Dalla loro presenza e sopravvivenza e, ci auguriamo presto, nuova crescita, dipende la qualità della vita di molte famiglie. Anche sul nostro territorio, se vogliamo davvero fare ripartire l’economia, servono metodi nuovi e velocità.

Giuseppe Vancini, Segretario Generale Confartigianato

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CONFARTIGIANATO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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