Skip to main content
22 Giugno 2017

Gypsy Guitar

Tempo di lettura: 3 minuti


Da Organizzatori

I giorni 23 e 24 giugno 2017 presso palazzo Savonuzzi, via Darsena 57 Ferrara, si svolgerà la manifestazione chitarristica Gypsy Guitar: la chitarra di Mario Maccaferri nel Jazz Manouche di Django Reinhardt.
L’evento fa parte del progetto Gypsy Garden nell’ambito di “Giardino Creativo” finanziato dall’ANCI ed è la proposta dell’Associazione Musicisti di Ferrara per mettere in risalto l’opera di questo grande liutaio della nostra provincia che ha influenzato, tramite il funambolico chitarrista zingaro francese Django Reinhardt, l’universo musicale di quel periodo e non solo.

Mario Maccaferri (1900 – 1993), originario di Cento, personaggio eclettico (musicista, liutaio, industriale) ed inventore che da liutaio ha creato nel 1932 ca., in collaborazione con la ditta Selmer di Parigi, un modello di chitarra conosciuto dalla gran parte dei chitarristi nel mondo.
Tramite il jazzista Django Reinhardt, musicista e compositore gitano (manouche), che scelse la chitarra Selmer-Maccaferri per le proprie esecuzioni concertistiche, già dagli anni ’30 questo modello di chitarra divenne, ed attualmente lo è più che mai, un simbolo per chi esegue musiche manouche.
Un settore musicale che si sta ampliando sempre di più nel nostro paese, con musicisti che studiano ed eseguono musiche gyspy e con liutai che costruiscono copie del modello Maccaferri – Selmer.
Mario Maccaferri oltre ad essere un grande chitarrista, fu anche un grande inventore e nel 1939 trasferitosi da Parigi a New York, iniziò ad utilizzare la plastica per costruire ance, chitarre ed ukulele; di questi ne vendette nove milioni di esemplari e inventò anche la molletta di plastica che utilizziamo tuttora.
Mario ebbe anche un ruolo in un film “La fille du lac” ove suonava la chitarra in una scena su un battello, scena riproposta nel film Cocholat, dove Jonny Deep si esibisce alla chitarra proprio su un brano di Django Reinhardt dal titolo Minor Swing.
Un altro film che parla indirettamente delle peripezie del chitarrista è Accordi e Disaccordi di Woody Allen e non ultimo, è stato prodotto recentemente un film sul jazzista Django Reinhardt che ha aperto il 9 febbraio il 67mo Festival di Berlino del 2017.
Il chitarrista Mark Knopfler in molte interviste degli anni ’80 non nega di essersi ispirato al “Sultano dello Swing” Django.
Insomma due figure leggendarie di cui ci è sembrato importante mettere in risalto l’operato, tenendo presente che uno dei due personaggi, anche se non il più celebre, proviene dalla nostra terra e ci da tuttora un esempio concreto di imprenditoria.
La direzione artistica dell’evento è di Giovanni Intelisano e Roberto Formignani.
Nelle sere del 23 e 24 giugno sul piazzale fronte Darsena di Palazzo Savonuzzi si potrà assistere dalle 21,30 a dei concerti ad ingresso libero, dalle 19,00 ci si potrà imbarcare sul battello fluviale Nena per una breve gita sul fiume accompagnata da musicisti che suoneranno il genere Manouche sempre ad ingresso libero; non è possibile la prenotazione ma per accontentare il maggior numero di persone son previste due sessioni (chi non riuscirà ad imbarcarsi al primo turno verrà fornito di un numero per il secondo imbarco); dalle 20,30 si potrà cenare con menù a prezzo fisso con l’ormai collaudato catering dei giovedì sera di Un Fiume di Musica.
Dalle 17,00 di sabato 24 si potranno vedere gli strumenti in mostra nella sala Wunderkammer fino a tarda serata e il pomeriggio del 23 dalle 17,00 alle 18,30 nell’aula magna Stefano Tassinari della Scuola di Musica Moderna, sarà l’occasione per assistere al workshop ad ingresso libero tenuto da Giancarlo Mandrioli” la chitarra Selmer-Maccaferri: storia, costruzione e breve ritratto di Django Reinhardt, l’utilizzatore più importante”, e alla presentazione della pubblicazione “Mario Maccaferri, liutaio tra Cento, Parigi e New York” di Giovanni Intelisano.

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it