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Giusti o sbagliati? Le nostre lettrici hanno raccontato la prova del cambiamento

Sole spento? No, stella nascente

Ciao Riccarda,
a dire la verità, è un po’ di tempo che non mi sento me stessa. Non capisco quale sia il motivo o cosa abbia scaturito questo cambiamento, ma non sono più il “sole che ride” di una volta, solare, sempre sorridente, ottimista e spensierata. Sono diventata noiosa, permalosa, ingigantisco i problemi e faccio fatica a prendere le cose con leggerezza.
Non credo che sia colpa delle persone che amo e che ho accanto perchè con loro mi sento bene o almeno così mi sembra.
Mi ritrovo molto in una frase di un libro che ho letto un po’ di anni fa e che ho ripreso in mano da poco: “Mi sento come se fosse cambiato il vento mentre facevo una boccaccia, e adesso fossi costretta a passare il resto della vita sempre con questa orribile smorfia stampata in faccia”.
Ele

Cara Ele,
credo non ci sia nulla di più faticoso che portarsi addosso un’immagine di sè fissa e incorruttibile.
Cambiamo, embè? Dici che non ti senti più te stessa, non ti ritrovi più, magari devi solo accettare che sei cresciuta, il sorriso si è increspato per le cose vissute e l’ottimismo di un tempo ora va a braccetto con la riflessione. Cosa c’è di sbagliato? Trovo sia un torto verso noi stessi, forzarsi per restare aderenti a un’immagine passata che non esiste più, è questo che fa male. Prova a fare posto alla Ele che sta arrivando e vedi l’effetto che fa.
Riccarda

Amicizia? Esiste davvero!

Cara Riccarda,
ho sempre pensato di essere inferiore alle mie amiche. Mi sono sempre sentita meno bella, meno simpatica, meno intelligente. Ho sempre pensato che per potere vivere bene avevo bisogno di loro, delle loro attenzioni, perchè ero fondamentalmente insicura. Con gli anni, è inevitabile, si cambia vita, si cambiano amicizie, e avendo il brutto vizio di dare tutta me stessa, è stato per altri facile usarmi. Poi mi sono svegliata e ho iniziato a fidarmi poco. Un giorno, a 39 anni, incontro quegli occhi azzurri profondi che mi comunicano simpatia immediata e uno slancio di affetto e fiducia. Questa amica ora la considero parte di me perchè mi completa e mi capisce al volo. Ci basta uno sguardo per sentirci a casa. È l’unica che completa le mie frasi e dice ciò che penso e viceversa. Ho la sensazione di sentirmi capita quando nemmeno io riesco a comprendermi. Con un’amica così, il mondo non mi fa più paura, quello esterno, ma soprattutto quello interno. Ho riacquistato fiducia nelle persone e questo mi ha permesso di aprirmi ad altre belle persone e trovare altre importanti amicizie.
Federica

Cara Federica,
la bellezza è contagiosa, tu me lo confermi. È successo anche a me, conoscere qualcuno di bello e scoprire che attorno a sé aveva altre anime belle e io potevo saltellare in mezzo a loro. Hai trovato un’amica che ti fa sentire a casa, io ci credo molto in questa sintonia palpabile che si crea fra amiche e che alcuni chiamano sorellanza. Ma anche amicizia vera va bene.
Riccarda

Potete mandare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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