Skip to main content

Cosa chiederebbero i nostri lettori all’albero di agrumi? Siamo capaci di racchiudere in una sola riga ciò che vogliamo in questo momento e per sempre? Meglio una lista di desideri da spuntare o una nuova visione con cui affrontare la quotidianità?

Tre rintocchi di felicità

Cara Riccarda.
due anni fa sono stata a Bled, in Slovenia. E’ un posto magico, forse un po’ troppo turistico, ma ha conservato il fascino di una leggenda: una campana portata in una chiesa abbarbicata su un isolotto in mezzo al lago. Se suoni tre volte la campana ed esprimi un desiderio quello si avvererà. Ovviamente ci siamo andati, i bimbi erano agitatissimi e hanno iniziato a sciorinare una serie di giochi/regali/goal a calcio che desideravano. Io ci ho pensato e ripensato, come potevo riassumere tutti i desideri nel tempo dei tre rintocchi? non ricordo le parole esatte ma il desiderio che mi era uscito era di riuscire a cogliere sempre il bello di quello che mi circonda, di riuscire a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto…insomma di costruire uno scudo per la negatività che possa intaccare la mia felicità.
Perché come scriveva Sallustio…Faber est suae quisque fortunae.
M.

Cara M.,
mi piace questo auspicio sallustiano di una sorte artigianale, autonoma, costruita pezzetto alla volta con la propria visione delle cose. Perché in fondo è questo che hai chiesto alla campana, continuare ad avere un approccio indipendente, capiti quel che capiti. Non solo, si capisce che tu la felicità ce l’hai proprio dentro, stretta a te e non vibri come canne al vento a seconda di ciò che accade fuori di te. Una grande conquista. La negatività tende a trapassare, a volte ce la troviamo addosso e non sappiamo il perchè, perciò ci vorrebbe davvero uno scudo, una veste impermeabile, anzi tre rintocchi di campana che la filtrino e non permettano di svuotare il nostro bicchiere.
Riccarda

Un pausa per ascoltarsi

Cara Riccarda,
Alla fine si ottiene tutto: il lavoro, i figli, un compagno, una bella casa.
Però non riesco a stare ferma ad ascoltare quello che ho e così la lista è sempre aperta.
Mi manca la forza per ascoltare il mio respiro e non fare altro che stare bene.
V.

Cara V.,
che la lista sia aperta e fluida non è un male, secondo me. Cosa diversa è la forza per ascoltarti, a partire dal respiro. E non è per niente facile. Ascoltare il nostro respiro è immergersi, entrare completamente dentro di noi, nel buio. Quando ci ho provato, accampando prima mille scuse per non farlo, ho trovato anche immagini sparse qua e là in mezzo alla notte. Un viaggio che ho imparato a percorrere senza paura perché mi rivela sempre qualcosa di diverso che a occhi aperti non vedrei.
Riccarda

Alla fine un solo desiderio

Cara Riccarda,
qualche anno fa la lista dei miei desideri sarebbe stata lunghissima. Ora mi sono resa conto che il tutto può essere riassunto in un unico desiderio: serenità. Include un po’ tutto… salute, tranquillità economica, un amore tiepido ma rassicurante. Per me e per i miei cari.
È poco? Non mi sembra. È limitante? No, perché ciascuno ha un concetto di serenità diverso. È raggiungibile? A fatica. Ma non bisogna mai smettere di tentare.
Silvia B.

Cara Silvia B.,
immagino i desideri come le stagioni: si avvicendano, entrano uno nell’altro, ti trovi a sudare e due giorni prima avevi freddo. Se in tutti questi passaggi, fossimo accompagnati dalla serenità, sarebbe bello. Ma anche l’imperturbabilità, che metterei un passo prima della serenità, è una meta, una richiesta che dovremmo fare a noi stessi perché a sentirsi sbattuti di qua e di là si sta male. E a un certo punto non bisogna più permetterlo.
Riccarda

Potete inviare le vostre lettere a parliamone.rddv@gmail.com

tag:

Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it