Skip to main content

Risolvere o superare i problemi? Aspettare che la bufera passi o immergersi nelle tempeste della vita?
Di seguito le lettere dei nostri lettori.

Problemi? Un’altra volta grazie!

Ciao Riccarda, è certamente difficile dare una risposta al quesito di questo articolo. Cerco di affrontare i problemi, ma naturalmente non tutti sono risolvibili, se non riesco a trovare la soluzione, mio malgrado, sono costretto ad abbandonare e lo lascio a decantare, non dimentico che esiste, ma lo guardo ogni tanto da diverse angolazioni e alla luce di nuove esperienze che forse potrebbero darmi la soluzione, non è proprio una fuga, direi più un temporeggiare in attesa di sviluppi migliori. L’unica certezza che ho, è quella di non farmi assorbire totalmente dal problema in maniera tale da non avere più tempo per dedicarmi ad altre cose belle che possono capitare, direi che alla fine diventa una ‘convivenza forzata’ dalla quale cerco di trarre il maggior vantaggio possibile. Non so se è la maniera giusta, non credo ne esista una, sarà per me interessante leggere altre risposte nella tua rubrica per apprendere idee nuove alle quali magari non ho mai pensato. Buon lavoro.
Gigi

Caro Gigi, la convivenza forzata sotto lo stesso tetto con un problema è democratica: anche i single più convinti ne sanno qualcosa. La tua strategia di temporeggiare e lasciare decantare mi sembra la soluzione migliore, un po’ come quando un uomo dice a una donna ‘vediamo’, che non vuole dire niente, ma intanto passa un po’ di tempo e la donna si è già dedicata a un altro pensiero. Se funziona con noi donne, perché non dovrebbe funzionare con i problemi della vita?
Riccarda

Problemi? Sì ma con distacco!

Cara Riccarda, mi è capitato, nei periodi di maggiore stress, di trovarmi sveglia nel cuore della notte con mille pensieri roteanti e un senso di angoscia per il problema che dovevo affrontare. E poi ripensandoci al mattino, a mente sveglia, le cose erano meno tragiche di come le avevo viste alla notte: questo per lo sguardo diverso, a mente più lucida, distaccata. Non è facile e non sempre ci riesco ma negli anni ho affinato una tecnica: provare a vedere le cose da spettatrice e non da attrice, perché è proprio la voce fuori campo che può aiutare ad aggirare gli ostacoli, non ad eliminarli ma nemmeno ad esserne schiacciati.
M.

Cara M., mi piace la voce fuori campo, una specie di specchio fuori di me che riflette come stanno le cose. E’ vero, da dentro o da troppo vicino è sempre tutto così grande che facciamo fatica a comprenderlo. Tu ti fai spettatrice, diventi pubblico e osservi, ferma, cosa scorre sul palcoscenico della tua vita. Mi permetto di pensare che questa tecnica tu l’abbia affinata dopo anni di prove andate male in cui pensavi che la soluzione fosse stare a pensarci la notte. Anche per te è una questione di sguardo e distacco, di ridimensionamento. E così un po’ lo hai già superato.
Riccarda

Imprevisti, scelte e conseguenze

Ciao Riccarda, tutte le cose hanno il loro corso e tutto si sistema più o meno da solo, perciò credo che, per quanto un problema possa sembrare insormontabile prima o poi o si risolve o si supera, a meno che non si tratti di matematica ovviamente. Quello che fa paura non è l’ostacolo in sè, ma il modo in cui decidiamo di superarlo e le conseguenze che la nostra scelta porterà. Le preoccupazioni arrivano senza chiedere il permesso, travolgono e quando sono presenti sembra che il mondo possa crollare da un momento all’altro, ma fino ad ora mi sembra che il mondo non sia mai crollato, semmai è cambiato. Alcuni cambiamenti sono forzati, altri voluti ma il tempo, si sa fa sempre il suo dovere. E’ un po’ come andare a dormire dopo una brutta giornata, il giorno dopo sicuramente i pensieri saranno più leggeri e i problemi più lontani.
E.

Cara E., è vero, le preoccupazioni arrivano senza farsi annunciare, ma è così anche per le emozioni e le cose belle.
Riccarda

Accettare non è arrendersi

Cara Riccarda, ci sono problemi irrisolvibili perché non tutto dipende da noi. A volte si lotta contro i mulini a vento, inutilmente, per il semplice motivo che si è soli a farlo. Altre volte penso che il problema vada veramente visto “dall’ altra parte della valle”. È veramente un problema o il problema è come ci poniamo noi dinnanzi ad esso. Talvolta si può solo aspettare, lasciare passare la tempesta e sperare che faccia meno danni possibili. Non siamo sempre padroni del nostro destino. Sono tanti i fattori che lo compongono e non possiamo controllarli tutti. Bisogna imparare a distinguere tra ciò che si può cambiare (e farlo) e ciò che bisogna semplicemente accettare.
Silvia

Cara Silvia, la mania del controllo, per carità. Credo che noi siamo padroni del nostro destino molto meno di quanto ci illudiamo. Non so se gli sforzi maggiori ottengano sempre i migliori risultati, almeno per me non è mai stato così. Concordo sul principio dell’accettazione che non è arrendevolezza, ma consapevolezza: accettare, lasciare andare ed essere di nuovo liberi, di nuovo orientati.
Riccarda

Potete mandare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

tag:

Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it