Skip to main content

Ripartire, riallacciare o staccarsi per sempre? I nostri lettori raccontano come, nella vita, non sempre si riesca a mettere un punto a capo.

Insegnamenti…

Cara Riccarda,
io sono un enorme punto e virgola anche quando cambio font. Mi piace che le persone che ho amato continuino a fare parte del mio romanzo. Se le ho amate è perchè in qualche modo mi hanno arricchita regalandomi o insegnandomi qualcosa o trasformandomi sempre un po’ in una persona migliore o più forte. Mettere un punto, andare a capo, significherebbe rinnegare quegli insegnamenti e la persona che sono diventata anche grazie a loro.
Debora

Cara Debora,
una volta pensavo che le storie finite, andate male, fossero state tempo perso. Mi sbagliavo perchè guardavo solo l’epilogo ignorando prologo e svolgimento. Credo nel principio di trasformazione che ogni esperienza vissuta con una persona ci porta. Qualcosa arriva sempre e va capitalizzato, il tempo, poi, fa acquisire senso al tempo che pensavamo inutile.
Riccarda

La famiglia… impossibile cancellarla

Cara Riccarda,
il punto a capo della scrittura credo non sia in grado di porsi nella vita.
Forse esco un po’ dal tema delle storie d’amore che leggo fra le tue righe, ma l’argomento che hai proposto mi ha fatto immediatamente ripensare alla curiosa storia familiare di un’amica.
Lei che, uscita di casa molto giovane per dissapori coi genitori, da più di un ventennio ripete che basta, punto, è tutto cancellato, la sua vita è ripartita da capo con nuovi affetti “più meritevoli”.
Come spettatore di una insolita commedia, la sento ripetere queste parole per convincere se stessa e gli altri che sia davvero così, ma la famiglia che oggi disprezza è come un punto e virgola, sempre pronto a ricordarti che il vissuto esiste ed è una parte di te.
A.L.

Cara A.L.,
vissuto familiare, aiuto. In questo caso, credo che non esista nemmeno la punteggiatura, il flusso è unico e ininterrotto anche se siamo scappati dalla nostra famiglia d’origine. I nostri primi ricordi ci parlano della nostra famiglia, i nostri primi modelli affondano e spesso si impantanano là, e per quel che mi riguarda dico per carità. A noi la scelta di provare a costruirci la nostra personale storia, fatta anche di quel vissuto che non ci abbandonerà mai, ma potrà essere visto come un buon esempio di cattivo esempio.
Riccarda

Perse le tracce rimane pur sempre il ricordo

Cara Riccarda,
mi è successo una sola volta e non è bastato un punto a capo, ho dovuto chiudere il libro e non riaprirlo mai più.
F.

Cara F.,
a me è capitato una volta sola di vivere l’interruzione di un rapporto importante di cui ho perso le tracce. Non ho più sentito né visto quella persona, ma per me rimane un libro con tanti post-it colorati appiccicati alle pagine che, ogni tanto, i miei ricordi ripropongono. Non posso farci niente, sono solo ricordi.
Riccarda

Un limbo di dubbi e opportunità

Cara Riccarda,
credo che azzerare completamente qualcosa che abbiamo vissuto sia veramente difficile. Malgrado tutto, se la relazione era importante, si resta come in una specie di limbo, forse ancora incapaci di decidere come proseguire, ma non scartando la possibilità di una seconda opportunità. Naturalmente varia da soggetto a soggetto, ma se i momenti vissuti insieme sono stati intensi, credo che il desiderio di riprovarli sia forte e magari si è disposti a lasciare momentaneamente da parte l’orgoglio e cercare di riallacciare qualcosa che sino a poco tempo prima regolava i battiti del nostro cuore. Dopo aver accantonato l’orgoglio, bisogna poi trovare il coraggio per fare il primo passo, cosa non facile, perché i dubbi cominceranno a minare la nostra sicurezza: e se non ne vuole più sapere?; e se ha già trovato qualcuna/o? ci sono tanti e se…. . Credo comunque vada la pena di tentare, almeno un volta, prima di azzerare tutto. Più facile la decisione se il nuovo tentativo lo fa l’altra persona, mentalmente siamo in vantaggio perché abbiamo il potere di decidere se accettare oppure no, possiamo valutare meglio, perché già sappiamo che se ci è richiesto di riprovare, vuol dire che l’altra persona tiene ancora a noi, se capitasse a me, accetterei, perché se siamo stati bene insieme, qualcosa di bello avevamo visto in noi, forse l’abbiamo perduta con il tempo, con gli errori, ma possiamo sempre tentare di ritrovarla e forse non ce ne pentiremmo. Dovesse andare male anche il secondo tentativo, non concederei più occasioni e neppure le cercherei, sarebbe solo farsi del male. Serberei comunque tutto il bello che mi è stato donato e chiamerei esperienza la parte negativa, un aiuto per districarsi meglio nel futuro, anche se sono convinto che in amore, malgrado tutte le esperienze che possiamo avere, quando il cuore viene colpito, si dimenticano tutte le precedenti e ritorniamo ingenui.
Gigi

Caro Gigi,
c’è una cosa che con grande fatica cerco di praticare e non sempre ci riesco: sospendere le domande. Questo mi capita quando me ne sono fatta troppe senza risposte soddisfacenti. È incredibile come certe domande portino un peso talmente elevato che dopo un po’ è meglio lasciare stare. Ho scoperto che le risposte arrivano lo stesso, a distanza di tempo, inaspettate e leggere.
Riccarda

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

tag:

Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it