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Sotto l’ombrellone è difficile ascoltare la vena pulsante della vita perché giunge filtrata dalle pagine dei giornali in quel tempo sospeso che è quello delle vacanze. Ma le immagini e il racconto del giovane fiorentino ucciso in un balera in Spagna da tre energumeni ceceni di fronte a decine di persone che assistevano immobili alla sua morte fanno veramente sobbalzare, non d’indignazione ma di paura.
L’avrò forse incontrato molte volte nel suo banco al mercato di San Lorenzo vicino a quello della mia usuale fornitrice; tuttavia non è quello che fa meditare allorché la morte colpisce in modo imprevedibile e folle, ma l’assenza di reazione dei giovani. Come in un film del quale si è spettatori e non autori.

Nell’editoriale de ‘La Stampa’ del 17 agosto – dal titolo assai pertinente, ‘Il diritto di essere scemi’ – che commenta l’azione del turista che ha fatto morire un cucciolo di delfino a furia di selfie e di toccamenti, Mattia Feltri scrive che si ambisce a un turismo di qualità: “Tanto è di qualità che è come la storia della botte e della moglie. Poi invece arriviamo noi e quelli peggio di noi, che si sbronzano, si tuffano nelle fontane, si accoppiano nei parchi archeologici. Orribile vero? Oppure no: è un diritto in più nel pianeta dei diritti. Abbiamo conquistato il diritto di votare senza sapere, il diritto di pontificare sui social senza conoscere, e il diritto di viaggiare senza rispettare. E’ solo la democrazia coi suoi effetti, e cioè, in definitiva, il diritto inviolabile di essere deficienti. Che volete di più?”
Non è materia di filologia se si pensa al termine ‘deficiente’ come si può leggere sul dizionario: comunque mancante di qualcosa. Di cosa in particolare?
Dire ‘mancante’ di umanità sembrerebbe vago o impreciso perché: come si misura l’umanità?
Rimanere immobili a vedere il massacro del giovane di Scandicci nella balera spagnola?
Investire i manifestanti di Charlottesville?
Leggere le parole del twitter di Obama?: Si legge sull’Ansa: “San Francisco, 16 ago – Il tweet di Barack Obama dopo le violenze razziste di Charlottesville, in Virginia, ha ottenuto il maggior numero di ‘like’ nella storia di Twitter: oltre 3,1 milioni. Obama ha postato una foto di lui con dei bambini di razze diverse e una citazione di Nelson Mandela: “Nessuno è nato odiando un’altra persona per il colore della sua pelle, delle sue origini o della sua religione”. Il tweet ha superato il precedente record di Ariana Grande all’indomani dell’attentato a Manchester a maggio”.
Uccidere il piccolo delfino e l’orsa che in Trentino ferì due persone?

La deficienza dei giovani, ma non solo, in quanto ancor più grave è quella degli adulti e dei vecchi, solo due esempi: il ferimento mortale prodotto dall’anziano che colpisce col suo temperino un giovane che gli ha attraversato la strada o il sessantenne che uccide e fa a pezzi la sorella distribuendone le membra nei cassonetti dei quartieri bene della capitale. La deficienza de i giovani e non solo, dunque, si misura nella loro staticità nel sentirsi non dentro la vita ma facenti parte di coloro che la guardano, quasi che non toccasse loro prenderla in mano e crearla.
Pensiamo alla filosofia del selfie: ti guardi in un immagine e credi che quella sia la realtà.
Per fortuna, all’opposto, si trovano giovani che affrontano la sfida della vita. Ma sono sempre meno e sempre più impoveriti dalle condizioni create da un mondo che sembrava dare ai figli ciò che i genitori non hanno mai avuto e che pensavano di poter loro offrire. E’ tuttavia la sconfitta di quel pensiero che fino ai miei tempi si chiamava umanistico e che ora crolla sotto i colpi di una rivoluzione mentale che privilegia il vedere e non il fare.

Poi il miserabile attacco terroristico sulle Ramblas di Barcellona rimescola ancora di più convinzioni, responsabilità, reazioni. Non più questioni di vecchi e giovani, ma di un’intera negazione di una civiltà, quella occidentale, da cui tutti noi discendiamo, messa sotto accusa da chi odia quello che ne è il substrato e che di solito sembra condiviso da coloro che appaiono integrati in quel mondo e ne sono stati accettati.
Basteranno allora le difese approntate?
La tremenda questione dei migranti si potrà risolvere con il rafforzamento delle difese interne e il rifiuto dell’accettazione?

Domande apparentemente senza risposta e che tuttavia irrobustiscono la linea politica di coloro che vogliono un respingimento totale in nome dei diritti degli autoctoni.
E la sinistra pagherà, ahimè, errori macroscopici, permettendo il sorpasso alla linea populista, che a sua volta non è che abbia un programma più meditato o concreto.
Così la ‘deficienza’ da cui siamo partiti come errore dei giovani si riflette e diventa colpa di chi dovrebbe correggere, nel gioco democratico, le storture del nostro tempo infelice.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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