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E finalmente di fronte alla stupidità criminale nazionale il Laido degli Estensi può riconquistare il suo vero nome: Lido.

Il mio binocolo non è più puntato sui vicini d’ombrellone – quelli che abbiamo ora sono veramente speciali – ma sulla maleodorante situazione italiana e anche ‘ferarese’. Le storie legate alla protesta di Gaibanella: l’intero paese che si schiera contro la possibilità d’ospitare i migranti presso villa Modoni Ravalli, attualmente sotto procedura fallimentare. Il centurione ‘Naomo’ Lodi e il capo col codino Alan Fabbri guidano la protesta che l’immaginifica prosa di Matteo Langone del Resto del Carlino così racconta: “Partito dalla villa incriminata, il serpentone d’anime protestanti ha percorso via Ravenna. Gaibanella vista dall’alto è, in buona sostanza, un pugno di case tagliate da una croce d’asfalto. La stessa croce che i residenti hanno messo sopra il sindaco e l’assessore. «Tagliani a casa, Sapigni a casa» hanno intonato lungo il tragitto uomini e donne, grandi e piccini. «Dimissioni, dimissioni» hanno proseguito. E c’è di più: c’è la volontà di creare una class action ad hoc contro l’amministrazione comunale «per danno d’immagine». Proteste e proposte, in un pomeriggio in cui Gaibanella ha ascoltato ma anche urlato: un urlo che, complice l’eco dell’aperta campagna, è tornato indietro, come per gioco, ancor più amplificato.

Ma ancor più il turbinio volgare, che ha il fiato corto di ciò che l’amministrazione intende fare e a volte disfare. E cosa sono allora gli orrendi marciapiedi del Lido, coperti da strati di aghi, cacche canine e rifiuti di plastica, che producono un piacevole effetto d’imminente fine estate ancor prima che il clou delle ferie abbia inizio?

Anche i gabbiani tacciono. Solo qualcuno insiste a uccidere colombi e tortore per mangiucchiarli distrattamente sul tetto e sulle terrazze delle ville.

In questo clima da ‘finis mundi’, un meraviglioso articolo di Salvatore Settis, apparso su Repubblica del dieci agosto, difende il latino, la lingua più parlata al mondo (e chi volesse saperne il perché si cerchi l’articolo), e invoca che non venga cancellato dai Licei come possibilità di redenzione europea.

E nel mondo, ormai villaggio unico, si parla di zar, di sultano e di pazzo, intendendo le figure di Putin, di Erdogan e di Trump.

Allora, meglio rifugiarci nella tranquilla banalità del Lido che, per dimostrare la sua originalità, organizza al bagno una festa di Natale, con tanto di renne, neve, ghiaccio e seggiolone di Babbo Natale. Le stagioni, come scriveva il poeta ‘la presente e viva e il suon di lei’ non bastano più: occorre precederle, divorarle, annullarle.

L’inverno a Ferragosto.

Perciò accettiamo il Lido e la sua rassicurante banalità.

Naturalmente il Sindaco di Comacchio continua a non rispondere…

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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