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Alcuni giorni fa su facebook ho lanciato una idea e cioè: “Messa in liquidazione di tutte le fondazioni legate ai partiti politici e contestuale costituzione di un fondo finanziario a sostegno della povertà e del disagio sociale in Italia”.
Il perché è frutto di un ragionamento, non solo di superficie, ma attento a fatti, comportamenti, storie dei partiti politici, condizionamenti, denaro e organizzazione, ma anche di scelte politiche nel passaggio, con evidenti resistenze e con chiare riserve, dai vecchi ai nuovi partiti.
Su questa testata online si sono lette, sul tema dell’oro delle fondazioni del Pci e non solo, anche alcune riflessioni su l’Approdo, cioè quella del Pci-Pds-Ds del Pci ferrarese, dove anche alcuni attori ed amministratori locali si sono lanciati a parlare, a volte liberamente o quasi, a volte tra i denti a volte con imbarazzo.
Un comportamento accettabile se si considera che la legge approvata dal Parlamento italiano regola le fondazioni dei vecchi partiti e/o organismi assimilabili con una normativa a dir poco singolare, dove un patrimonio collettivo del passato viene veicolato in una sorta di blind trust, con amministratori a vita privati e con bilanci non molto trasparenti nei dettagli analitici, salvo le macro poste del dare/avere.
Quello che oggi, a distanza di almeno 5 anni, si può dire è che in queste fondazioni “passa di tutto”: dagli organici del personale e loro stipendi, al Tfr, alle proprietà immobiliari, alle strutture delle feste, alle royalties, alle rendite/affitti, ai contributi volontari, alle partecipazioni, a sostegni in alcune gestioni e, anche e non da poco, un forte condizionamento politico, sia di linea politica nel nuovo partito da parte del vecchio (Margherita, Forza Italia/Pdl, Ccd/Udc, Popolari, Msi/An, Pds/Ds, eccetera…), ma anche i rapporti con le cosi dette collaterali.
Se, poi, si vanno ad esaminare le ricollocazioni degli ex e già Amministratori, Sindaci, Presidenti ed Assessori di Provincia/Comuni capoluoghi e Aziende pubbliche e municipalizzate, il cerchio si chiude con una struttura complessiva ben radicata e di difficile rimozione, anzi aiuta l’immobilismo della politica e non solo.
Se quel “cambia verso” ha un senso sarebbe opportuno mettere in liquidazione, con una legge del Parlamento, le attuali fondazioni intitolate a partiti che sono estinti politicamente; e poiché le loro funzioni ed articolazioni sono di intoppo, di intoppo al cambiamento e alla discontinuità, meglio confluire l’intero involucro in un fondo finanziario, come in premessa, affidando il tutto in una normativa trasparente e con governance di una autority.
Ma sappiamo che non sarà facile, soprattutto sulle territorialità, anche per l’abolizione in corso del finanziamento pubblico ai partiti e allora si faccia una legge per le nuove fondazioni ma con uno spirito del “cambia verso”.
Ora che sembra che ci saranno nuovi sentieri per la politica, attendiamo di vedere se i giovani renziani, anche quelli indigeni, post ed ante litteram, raccoglieranno la sfida, la spinta e le sollecitazioni di ben duemilioniottocentomila elettori alle primarie dell’otto di dicembre.

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Enzo Barboni


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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