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Da Forza Italia Ferrara

In termini politici il 2018 sarà un anno contraddistinto da scadenze importanti: la prima è quella delle elezioni di marzo che daranno all’Italia un nuovo Parlamento e – si spera – un nuovo Governo. A Ferrara sarà anche l’anno che precede la fine del decennato di Tagliani e il conseguente rinnovo dell’amministrazione comunale. Di fatto dopo l’estate saremo già in campagna elettorale.
Senza voler annoiare troppo, in vista di questo nuovo, sicuramente impegnativo, anno vorrei esprimere alcune brevi considerazioni su ciò che ci attende nell’immediato. In estrema sintesi: attenzione al percepito, ma anche e soprattutto attenzione alle vere priorità del nostro territorio.
Per Ferrara occorre dire che il centro-sinistra ha sottovalutato non poco il crollo della vivibilità di alcuni quartieri, svegliandosi decisamente troppo tardi. Il 2017 sarà ricordato anche per essere stato l’anno in cui il Gad ha necessitato del pattugliamento dell’Esercito e, diciamolo francamente, il contingente inviato appare pure insufficiente.
Continuando sul binario tra apparenza e realtà potremmo citare il Palaspecchi, il Verdi, il nuovo Sant’Anna, dipinti dalla Giunta come esempi di virtuosismo amministrativo, probabilmente per soggetti corti a memoria, per tutti gli altri la semplice maschera a progetti multimilionari naufragati tra spese faraoniche e degrado, fino alla pezza conclusiva, apposta con colpevoli ritardi.
Non dimentichiamo poi la crisi occupazionale della nostra provincia che costringe tanti ferraresi a trasferirsi in altre città italiane e straniere, la depressione immobiliare che porta all’assurda situazione di colossi abitativi all’abbandono e la contestuale carenza di alloggi universitari, l’incapacità di un sistema (in attesa dei singoli colpevoli) che ha fatto fallire la banca cittadina lasciando famiglie prive dei propri risparmi. In mezzo a tutto questo tanti dirigenti arricchitisi su queste inadempienze, oltre alle solite assunzioni clientelari.
Una nota particolare la merita l’agricoltura, un tempo fiore all’occhiello di questa provincia e ora, progressivamente trascurata, ridotta all’osso da pochi, grandi gruppi che speculano sulla pelle dei piccoli.
Alcuni mali che affliggono questa terra non sono figli delle responsabilità degli amministratori locali. È altrettanto vero, però, che vanno trovate, sempre sul piano territoriale, azioni concrete di contrasto. Ricordo infatti che Ferrara, purtroppo, è ai primi posti per patologie respiratorie e tumorali, oltre a registrare indici spaventosi quanto a inquinamento dell’aria. Cosa si fa per contrastare questi fenomeni? Assolutamente troppo poco, sia come divieti, sia come incentivi a mezzi sostitutivi ai veicoli inquinanti.
Passiamo per l’appunto al comparto viario: qualcosa si è mosso negli ultimi anni (vedi tangenziale ovest) ma la situazione delle infrastrutture attorno a Ferrara rimane pessima. Attenderemo, temo, ancora molti anni prima di veder realizzata la famosa terza corsia sulla Bologna-Padova, così come resterà tale la Romea, malgrado il carico di incidenti mortali che si trascina da sempre.
Troppo pessimismo? No, anzi, è solo la premessa a un appello, rivolto a tutti quanti, a rimboccarsi le maniche e a fare qualcosa di concreto e positivo per la propria terra, nessuno escluso. Io ovviamente non mi tirerò indietro, insieme a noi un partito, Forza Italia, che non ha mai smesso di battersi per affermare i valori in cui crediamo.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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