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da ufficio stampa Telefono Azzurro

TELEFONO AZZURRO PRESENTE IN OLTRE 2.000 PIAZZE ITALIANE:
“Abbiamo bisogno di tutti per garantire ascolto ai più piccoli al telefono, in chat, nelle carceri, nelle scuole e nelle zone colpite dal sisma” 11 casi gestiti ogni giorno dall’Associazione che a giugno compie 30 anni di attività e di ascolto, al fianco di bambini e adolescenti. La vittima tipo è femmina, vive al nord e subisce abusi in casa.
Ma a quanto ammonta il sommerso?
Il 22 e 23 aprile l’Italia si mobilita contro gli abusi sui bambini. Lo farà insieme a Telefono Azzurro, attesa a giugno al prestigioso traguardo del trentesimo anno di attività al fianco di bambini e adolescenti. L’Associazione sarà presente questo week end in oltre 2000 mila piazze italiane con la campagna di sensibilizzazione “Fiori D’Azzurro – per coltivare il seme del rispetto”.
A questo link le piazze e le località interessate all’iniziativa http://www.nonstiamozitti.azzurro.it/fiori-dazzurro/
I fatti di cronaca all’ordine del giorno ci riportano alla mole di violenza raccontata dai quotidiani, che fa il paio con le segnalazioni che pervengono alle linee di ascolto 1.96.96, e alle linee di emergenza 114 e gestite da Telefono Azzurro, sulla chat di azzurro.it, l’app e i social network. Un orecchio costantemente teso attraverso tutti i mezzi di comunicazione con cui operatori specializzati offrono un primo soccorso a chi trova il coraggio di gridare aiuto, denunciando l’autore di atti di violenza fisica e psicologica, dal vivo o sul web. Ricevendo telefonate cosi:
“L’ultima volta che mi ha picchiata tanto è stato a febbraio … è venuto da me in camera e ha incominciato a picchiarmi con la cinghia perché diceva che non dovevo prendere i brutti voti e da lì ha continuato a picchiarmi forte … a scuola non potevo fare motoria, sennò si vedevano i lividi … la vergogna quando ti succedono queste cose è tanta … vorresti chiuderti in te stessa e scomparire dal mondo…”
“Il compagno della mamma sbatteva la testa di mia madre contro il lavandino e le faceva uscire il sangue e nel frattempo mio fratello (la mia sorellina non era ancora nata) si aggrappava a me … per questo anche oggi quando ha paura di qualcosa vuole stare con me … Qualche volta mi capita di picchiare mia madre di aggredirla con forza…. È più forte di me”.
Alle linee di ascolto 19696 e linee di emergenza 114 il Centro Nazionale di Ascolto di Telefono Azzurro nel corso del 2016 ha fornito informazioni circa a 4.000 casi (2315 all’19696 e 1665 al numero 114), circa 11 bambini aiutati ogni giorno. A fronte di un numero di chiamate pervenute molto consistente, 160.000 chiamate di cui gran parte non erano contestualizzate.

Chi chiama le linee di ascolto
Leggera prevalenza per le femmine rispetto ai maschi (58% vs. 42%), prevalentemente dal nord (40,3%); seguono le regioni del centro Italia (31,1%) e, infine, le Isole e le regioni del sud Italia (28,2%).
Osservando il dato più nel dettaglio, a livello regionale, è possibile osservare che le regioni da cui proviene un maggior numero richieste di aiuto sono la Lombardia (17,3%), il Lazio (13,4%) e il Veneto (10,7%).

I Motivi delle linee di ascolto:
Più 1 caso su 4 gestito da Telefono Azzurro nel periodo di tempo considerato riguarda situazioni di abuso e violenza (21,3%). Quasi 1 caso su 5 (19,4%) dei casi gestiti riguarda situazioni familiari di rischio – ad esempio per assunzione di sostanze alcoliche o stupefacenti da parte dei genitori – o di problemi relazionali– ad esempio conseguenti ad adozione/affido o alla separazione dei genitori. Il 19,1% dei casi è dato dalle richieste di aiuto dovute a difficoltà relazionali con i pari o figure adulte di riferimento. Il 17,4% dei casi riguarda situazioni di difficoltà per situazioni che coinvolgono il benessere dei ragazzi (salute mentale), tra cui ad esempio episodi di cutting o tentativi di suicidio.
La maggior parte (50,5%) delle situazioni segnalate sono di natura intra famigliare: avvengono cioè all’interno delle mura domestiche. Seppur in misura inferiore, avvengono anche a scuola (19,4%). Tra i responsabili del disagio troviamo la Madre (29%), un Amico (28,9%), il Padre (24,5%).
Fatti che quotidianamente si mescolano con il violento urto del danno psicologico dovuto alle forme di violenza dalla durata potenzialmente perenne.
“Abbiamo bisogno di tutti per garantire ascolto ai più piccoli al telefono, in chat, sui social- ha dichiarato il Professor Ernesto Caffo, Neuropsichiatra infantile e Presidente di SOS Il Telefono Azzurro Onlus – Occorre investire nella cultura, supportando realtà perennemente al fianco di chi per natura parte indifeso -. Un piccolo gesto da parte degli italiani ci farebbe sentire meno soli in questa battaglia contro un avversario così grande. Occorre continuare a intervenire nelle scuole per sollecitare i ragazzi a testimoniare, vincere la vergogna e non stare zitti. E’ indispensabile avere le risorse per consentire ai nostri operatori di rispondere al telefono, in chat e sui social prima che sia troppo tardi. Per aiutare sempre più bambini occorre il sostegno di tutti”.
Il Telefono Azzurro è una onlus nata nel 1987 con lo scopo di difendere i diritti dell’infanzia. L’associazione è stata fondata a Bologna dal Prof. Ernesto Caffo, docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia.
Telefono Azzurro promuove un rispetto totale dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Con le sue attività ogni giorno promuove le loro potenzialità di crescita e li tutela da abusi e violenze che possono pregiudicarne il benessere e il percorso di crescita. Ascolta ogni giorno bambini e adolescenti e offre risposte concrete alle loro richieste di aiuto, anche attraverso la collaborazione con istituzioni, associazioni e altre realtà territoriali.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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