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Due giornate di apertura della Casa Circondariale “Costantino Satta” di Ferrara alla cittadinanza

Nell’ambito del programma ufficiale del festival Internazionale a Ferrara, i cancelli del carcere di Ferrara si apriranno alla cittadinanza per diffondere il lavoro culturale che viene svolto al suo interno.
Di quanto avviene all’interno delle mura delle carceri sappiamo poco. Per larga parte della società libera, il carcere rappresenta semplicemente un deterrente. In pochi vedono la finalità trattamentale di questo luogo, le opportunità che può offrire a chi vi è destinato. L’ottica con cui ci si volge a queste persone è per lo più assistenziale, di supporto, legata in qualche modo ad un senso di carità. In realtà, in condizione ristretta si trovano anche persone dalle potenzialità inespresse, abilità e sensibilità che per ragioni sovente del tutto fortuite non sono riuscite ad esprimersi a pieno. Concedersi di percepire il detenuto in questa maniera significa per la società iniziare a riappropriarsi di risorse umane utili per il suo funzionamento. Il benessere dei detenuti serve innanzitutto a chi sta fuori.
Il 5 ottobre sarà il turno della redazione dell’Astrolabio, a fare da contenitore con l’iniziativa “LA CITTÀ INCONTRA IL CARCERE” il cui scopo è di far conoscere alcune fra le diverse attività formative in atto all’interno dell’istituto penitenziario.
Il 6 ottobre toccherà alla cooperativa Teatro Nucleo, che forte dell’esperienza al Teatro Comunale, riallestirà con nuovi attori ed in un nuovo spazio, “ASCESA E CADUTA DEGLI UBU” tratto da Ubu Roi di Alfred Jarry.
Per entrambe le giornate è necessario prenotarsi rigorosamente entro il 5 settembre agli indirizzi di posta elettronica indicati di seguito, specificando: nome e cognome, luogo e data di nascita ed allegando la scansione della carta di identità.
Il programma delle due giornate è il seguente:
5 ottobre – La città incontra il carcere
Ore 18:00 – 18:30 Visita alla mostra di pittura e alla mostra fotografica
I quadri e le fotografie sono stati realizzati dai detenuti nell’ambito dei laboratori attivati all’interno della Casa Circondariale. Il pubblico sarà accompagnato dagli operatori e dai referenti delle attività artistiche che illustreranno le opere esposte. Alcuni detenuti saranno presenti all’iniziativa.
Ore 18:30 – 20:00 Incontro con il comitato di redazione di Astrolabio
Il comitato di redazione, composto da persone detenute e da un curatore, incontrerà i giornalisti ed i cittadini per un confronto sul tema della comunicazione. Astrolabio, il giornale del carcere, come tanti altri progetti di valenza sociale, è finanziato dal Comune di Ferrara attraverso le risorse del fondo sociale regionale.
Per partecipare alla giornata del 5 ottobre occorre inviare una mail a: info@giornaleastrolabio.it
6 ottobre – Ascesa e caduta degli UBU
Ore 20:30 Spettacolo della compagnia dei detenuti attori
Dopo l’esperienza fatta al Teatro Comunale di Ferrara, la compagnia porta lo spettacolo all’interno della sala che ospita le prove durante il corso dell’intero anno. Con nuovi attori ed una scenografia tagliata su misura, lo spettacolo verrà presentato con aumentate consapevolezze, grazie alle osservazioni introiettate dopo l’ultima replica. Giocato in casa questa volta, propone un rapporto più stretto con lo spettatore, ritagliando all’interno dell’istituto di pena una stanza che per un’ora vivrà in un altro tempo ed in un altro spazio.
Per partecipare alla giornata del 6 ottobre occorre inviare una mail a: teatroccferrara@gmail.com
Maggiori informazioni si possono trovare alle rispettive pagine web:
www.teatronucleo.org – www.giornaleastrolabio.it

Da: Uffici stampa Astrolabio; Teatro Nucleo

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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