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da: Comitato Semplici Cittadini di Comacchio

Tutto è stato focalizzato sullo spostamento dell’uffico del sindaco per polemizzare in modo miope e in malafede su un trasloco e sul suo costo che coinvolge sì, l’ufficio del sindaco, ma anche il carico
della nave e la biblioteca, senza chiedersi l’effetto che l’amministrazione e il comitato scientifico
vogliono ottenere da questi traslochi.
Per quanto riguarda lo spostamento del carico della nave romana, esposizione che dimostra tutti i
suoi due decenni, nei locali dell’Ex Ospedale degli Infermi, la motivazione ce la da il comitato
scientifico, formato da esperti del mondo universitario e del ministero della cultura: il museo che
sarà allestito dovrà raccontare la storia delle genti del Delta e di un territorio fortemente
antropizzato con tecniche espositive attuali coprendo un arco temporale molto ampio che
comprende anche l’Età Romana. Età Romana che non può essere, com’è semplice intuire, ubicata in
un edificio diverso da quello dove vengono esposti i reperti delle altre epoche per non interrompere
il viaggio temporale che sarà offerto ai visitatori.
Perché spostare la biblioteca dove ora è ospitato il museo del carico? Semplice, per due motivi
fondamentali: i locali saranno da subito accessibili ai disabili, in quanto la maggior parte della
superficie è situata al piano terra, e una migliore predisposizione alla concentrazione ne fanno il
luogo ideale per studiare, in quanto nessun altro ufficio sarà ospitato vicino alla biblioteca, al
contrario di ciò che avviene ora a Palazzo Bellini, con continuo accesso di persone diverse dagli
studenti a causa della presenza degli uffici dei settori scuola e cultura fonti nella maggior parte dei
casi di disturbo a chi necessita di alta concentrazione per poter studiare serenamente.
Chi del comitato ha voluto chiedersi se un municipio del dopoguerra rappresenta ancora i valori
della Resistenza che rappresentava alla fine degli anni ’40? Nessuno, in quanto quei valori negli
ultimi 25 anni sono stati utilizzati come paravento per nascondere ciò che realmente è avvenuto in
quei locali: lo stupro del territorio, la cementificazione selvaggia a favore dell’arricchimento di
poche persone, persone legate al partito dal quale proviene la maggioranza dei membri del Comitato
di Piazza del Popolo, gente che a passeggio in piazza col popolo c’è stata solo in occasione delle
elezioni amministrative e in serate in cui si regalavano indici di edificabilità ai pochi amici che tutti
conoscono. Sono quasi tutti ex assessori o ex consiglieri comunali, i componenti del Comitato di
Piazza del Popolo, abituati a gestire il potere alla vecchia maniera, nell’immobilismo totale dei
simboli e dei luoghi del potere, siano essi la bacheca abusiva del partito dominante o il luogo in cui
si prendono le decisioni importanti, perché nulla cambi e i soliti vivano nella ricchezza. Ma noi
semplici cittadini due anni fa abbiamo scelto di spazzare via la vecchia politica e di eleggere il
nostro giovane sindaco che tanto ci rende orgogliosi di vivere nella nostra amata e martoriata
Comacchio.
Il sindaco Fabbri si discosta dalle vecchie (i)stanze del potere e sta puntando sul turismo, quello
vero, quello che porta persone interessate a ciò che offre il territorio nella sua totalità: cultura,
balneazione e natura, sintetizzati perfettamente dai colori presenti nel nuovo brand turistico. Bene
che l’ufficio più importante del Comune sia ubicato nel centro della cultura comacchiese, perché è
da lì che dobbiamo ricominciare, staccando con il passato da venditori di seconde case, con
decisione. Non vogliamo più essere venditori di seconde case e di pezzi di territorio, oggi anche chi
ha costrutito seconde case per una vita ha capito che con questa amministazione l’unica possibilità
di dialogare è quella di proporre soluzioni per aumentare le presenze di turisti nel territorio
puntando sulle strutture ricettive. Che le luminose stanze che ora ospitano la biblioteca aiutino
questi ragazzi a fare sempre meglio per il turismo vero, intanto è opinione comune che l’inversione
di rotta è cominciata e i risultati iniziano a vedersi.
Invitiamo i cittadini a valutare obitettivamente l’operato dell’amministrazione.

Comitato Semplici Cittadini di Comacchio

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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