Skip to main content

Il delta del Po scorre ignaro di esser il cuore di una disputa politica tra le differenti anime del centro sinistra emiliano romagnolo e veneto. Scorre intrappolato tra due differenti concetti di sviluppo economico e sociale. Il rinvio della sua candidatura a riserva naturale nell’ambito del programma Unesco Uomo e Biosfera, che lo avrebbe portato per certo all’Expo come riserva Mab con una ricaduta turistico-ambientale positiva, ha generato una serie di reazioni dissonanti di qua e di là dal fiume. A riconferma delle distanze tra i due parchi, regolati da leggi regionali e vincoli di tutela ambientale differenti, che potrebbero essere superati in favore di una gestione unica solo con l’istituzione di un parco interregionale o, in alternativa nazionale, come previsto dalla legge 394/91.
Dopo 26 anni di chiacchiere, le buone intenzioni sono ancora solo parole. E di parole, si sa, è lastricato l’inferno. Per il momento di reale c’è l’esame di riparazione della candidatura “apprezzata”, ma rimandata a settembre. Come ovvio, gli operatori turistici e in primis il Consorzio Visit Ferrara, si augurano un epilogo positivo tanto più, che la riserva Mab sembrava cosa fatta e già in “vendita” prima a Venezia e poi a Vigevano nell’ambito della fiera universale del 2015. Senza contare le speranze di Comacchio, in prima linea nel patto di sviluppo, 20 milioni di euro a fondo perduto, una serie di investimenti nel ricettivo alberghiero “leggero” da parte dei privati e il benestare del Comune lagunare, dell’ormai in via di scioglimento Provincia di Ferrara e dell’ente Parco emiliano-romagnolo, che hanno accompagnato l’accordo. Cosa accadrà ora? Il rinvio, sfuggito al silenzio, ha riscaldato gli animi.
Il presidente del parco veneto Geremia Gennari parla di “disinformazione e faziosità” assicurando che la candidatura va avanti e i chiarimenti sono già nelle mani di chi deve valutarli a Parigi. “Non si possono ignorare gli sforzi di valorizzazione dei territori interessati al progetto e riconosciuti a livello mondiale”, insiste Gennari, uno dei promotori della riserva. Eppure il mondo sembra finire tra le due sponde. “La Riserva di Biosfera Mab Unesco – dice Gennari – non è uno strumento che impone vincoli, delimitazioni amministrative equilibri di presidenze o di pesi politici, ma è uno strumento di condivisione territoriale al fine della tutela e valorizzazione della biodiversità a partire dai portatori di interesse (gli imprenditori, ndr)”.
Non la pensa così Graziano Azzalin consigliere regionale del Pd veneto e autore di un’interrogazione con cui chiede alla sua Regione di occuparsi dei problemi gestionali. “Dalle esternazioni dell’assessore regionale Maria Luisa Coppola e del presidente del Parco del Delta del Po del Veneto Geremia Gennari, si capisce come i rilievi sui problemi di governance mossi dall’International Advisory Committee for Biosphere Reserves del programma Mab-Unesco e confermati dal Consiglio internazionale di Coordinamento siano assolutamente fondati”, spiega. “Secondo l’assessore di tutti i veneti, infatti, l’aver reso noti i rilievi e la bocciatura che si era ben guardata dal menzionare – prosegue – è un non riconoscere la bontà di un progetto portato avanti da una maggioranza di sindaci”. E ancora. “Da queste parole si capisce quale sia il problema, che non è sfuggito ai rappresentanti dell’Unesco: la visione politicizzata, la gestione clientelare e la difesa di posizioni di rendita. I personalismi sono ciò che hanno impedito la costruzione di una prospettiva per il Parco del Delta del Po. Le careghe (seggiole, ndr), l’assessore dovrebbe rendersene conto, in un momento come questo in cui si cerca di semplificare in tutti settori, dalle Camere di Commercio al Senato, non sono la priorità”.
Ben diversa la posizione della Provincia di Ferrara, che attraverso l’architetto Moreno Po, nomen omen, dirigente dei Servizi Piani territoriali, minimizza il problema. “C’è l’evidente manipolazione della realtà nelle dichiarazioni degli esponenti ambientalisti che hanno provocato i titoli giornalistici e molti dei commenti di questi giorni sulla vicenda della candidatura Mab – scrive – si vuole ostacolare il processo in corso, inventandosi fantasiose chilometriche liste di errori nella compilazione e di stroncature nei giudizi della Commissione”. Insiste: “Chi si è preso il disturbo di leggere nel merito le considerazioni espresse dalla Commissione Iacibr sulla candidatura del Delta del Po, avrà trovato scritto testualmente: Il Comitato Consultivo ha apprezzato la proposta di candidatura”. Certo, ma non è l’unica valutazione.
La commissione riporta in otto punti i motivi del rinvio tra cui la poca chiarezza sullo status e la gestione dell’area di stretta protezione naturalistica (core), del processo decisionale all’interno dell’organo istituzionale di coordinamento, della governance piuttosto complessa e non gestibile, della mancanza di visione comune per la riserva e della mancanza di discussione sulla qualità delle acque in presenza delle coltivazione agricole e delle zone umide.
Tutti d’accordo con l’affermazione di Moreno Po secondo cui si cerca di punture “sulla proiezione futura di un’area di valore mondiale, che vuole uscire per sempre dalla mancanza di visione internazionale e dalle angustie delle questioni di (piccola) politica locale”. Ci si chiede allora come mai il parco non sia ancora interregionale o nazionale, proposta rilanciata di recente dal presidente emiliano romagnolo Massimo Medri. E come mai in tutti questi anni non si sia data la giusta valorizzazione ai due siti Heritage Unesco, le chiese paleocristiane di Ravenna e Ferrara città del Rinascimento e il suo Delta del Po, che rientrando in gioco avrebbero avuto un peso tale da evitare i guai di oggi con una candidatura che rischia di provocare pesanti delusioni. Un peccato, tanto più che ci si ritrova a dover fare gli esami di riparazione. E a parlare ancora una volta di “localismi politici” per rintuzzare una posizione espressa all’interno della coalizione di centrosinistra, non si può non rilevare la dissonanza tra le parole della consigliera regionale Gabriella Meo, del gruppo Verdi-Sel e quelle spese dalla Provincia ferrarese. Stessa casa visioni opposte, la Meo ha etichettato la vicenda Mab come “un’operazione di marketing turistico-territoriale avviata in pochi mesi in vista dell’Expo del prossimo anno, un’operazione di corto respiro che non ha tanto a cuore la conservazione della biodiversità e l’uso sostenibile delle risorse, quanto l’utilizzo di una ventina di milioni di euro di fondi pubblici”.
In tempi di crisi come ovvio il denaro è il nocciolo di ogni preoccupazione. Gli operatori economici cercano di uscire dall’impasse, proprio per questo sono stati presentati al settore alberghiero e extralberghiero quattro progetti per far crescere e rafforzare  l’identità del Delta, considerato il futuro del business turistico. I piani illustrati, finanziati dall’Europa (Asse 4 – Por Fesr nel periodo 2007 – 2013) sono stati messi a punto per accrescere l’offerta turistica nel Delta del Po. “L’obiettivo – spiega Massimo Biolcatti presidente di Ascom Codigoro – è valorizzare i progetti, conoscerli e presentarli agli operatori e dunque ai turisti”. Marketing. “E’ essenziale anche per il futuro poter usufruire dei fondi europei, che possono permettere di allentare i rigidi vincoli di spesa imposti dal Governo e necessari per realizzare sinergie tra enti pubblici e operatori del settore turistico”, aggiunge Marco Finotti, assessore al Bilancio del Comune di Codigoro.
L’appuntamento, promosso dall’Emilia Romagna con il supporto organizzativo del Centro di Assistenza Tecnico della  Confcommercio regionale e di Ascom Ferrara si è concentrato sulla realizzazione in tutta la regione e in particolare su quattro iniziative a Comacchio, Mesola e Goro  finanziate con oltre 4 milioni di euro. A Davide Duo, segretario di Ascom Codigoro il compito di tracciare un bilancio: “Dobbiamo avere una maggiore consapevolezza della ricchezza e dell’identità territoriale del parco del Delta che si sviluppa su due regioni e su tre province, Ferrara, Rovigo e Ravenna”. Da qui l’esigenza di  accelerare senza indugi la creazione di un unico Parco del Delta.

Tutti per il parco unico e la tutela della biodiversità. Nel frattempo ai suoi confini ravennati, dove la protezione – pur con sfumature diverse – è prevista, è nato lo zoo-safari Parco tematico Le Dune del Delta. Bisonti, zebre e giraffe. Che dire? I fenicotteri rosa volano, scelgono dove riprodursi, ma le zebre no di certo. Appare chiaro come sulla biodiversità e la sua valorizzazione le idee siano assai confuse.

tag:

Monica Forti


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it