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Sono stati in tanti venerdì pomeriggio a riempire la Sala dell’Oratorio Crispino San della libreria Ibs+Libraccio per festeggiare con Daniele Lugli l’uscita del libro di una vita. Anzi di due: quella dello stesso Daniele e quella del giovane Silvano Balboni.
“L’ho scoperto in quarta elementare – ha scherzato Lugli – quando il mio maestro ha chiesto a un compagno con quel cognome se fosse un parente di Silvano Balboni. Sono tornato a casa e ho chiesto a mio papà chi fosse Silvano Balboni. Lui mi ha risposto: “Era una persona per bene”. Poi l’ho riscoperto nel 1962, con l’impegno nel Movimento Nonviolento di Aldo Capitini”. I due, secondo Daniele, condividevano una “tensione religiosa fortissima” e la visione della “religione come opposizione radicale a tutto ciò che rappresentava il Fascismo”.

E così, pagina dopo pagina, ‘Silvano Balboni era un dono. Ferrara, 1922-1948: un giovane per la nonviolenza. Dall’antifascismo alla costruzione della democrazia’, racconta come un album di ricordi la figura di questo giovane politico ferrarese purtroppo dimenticato da molti e molto presto. Nello stesso tempo il libro è un prezioso saggio storico perché, come hanno sottolineato Anna Quarzi dell’Istituto di storia contemporanea di Ferrara – che ha curato l’edizione – e il professor Paolo Veronesi di Unife, raccoglie in un unico volume fonti e documentazioni inedite, a lungo disperse, forse perdute se non fosse “per l’archivio di personale di Daniele Lugli”.
Un lavoro di raccolta lungo appunto una vita, per ricostruire la trama di un’altra esistenza, quella di Silvano Balboni, e restituire attraverso un pullulare di storie il fermento politico, culturale, sociale della Ferrara degli anni Trenta e dell’immediato dopoguerra, oggi difficilmente immaginabile. Silvano Balboni, nato nel 1922 e morto in poche ore nel novembre 1948, in soli 26 anni è riuscito a incrociare moltissime altre storie: Giorgio e Matilde Bassani, Teglio e la famiglia Pesaro, Savonuzzi e la maestra Alda Costa, Aldo Capitini, Carlo Bassi, Ada Rossi e il gruppo dei sardi ferraresi, Dessì, Pinna, Varese.
Antifascista, nonostante nella sua vita avesse conosciuto solo il Fascismo, partigiano eppure non violento e obiettore di coscienza, vegetariano al tempo della fame, quella vera, Balboni è “libero da ogni incasellamento”, un “anacronismo atipico”, ha detto Veronesi. Secondo il sindaco Tiziano Tagliani, anch’egli intervenuto alla presentazione in rappresentanza di quell’amministrazione di cui Balboni ha fatto parte come assessore, la storia e la vita di Silvano Balboni sono “una provocazione continua”, ma le sue tesi eterodosse – per le quali è stato attaccato diverse volte – hanno convinto le persone per la “credibilità” con la quale le incarnava e le diffondeva in sella alla sua bicicletta. Il primo cittadino ha ringraziato Lugli per il suo lavoro di “ricomposizione di un puzzle con pezzi che stanno in diverse scatole: la storia del movimento antifascista, dell’amministrazione e dell’educazione della nostra città, la storia del Movimento Nonviolento”.

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Daniele Lugli

Molteplicità contro banalità, autonomia di giudizio e di azione, sempre con lo scopo di unire e non di dividere, queste sono solo alcune delle parole per descrivere la sfuggente e affascinante parabola esistenziale e politica di Balboni.
Nel maggio 1943, chiamato alle armi, diserta e fa la propria scelta di Resistenza: comincia ad attraversare la Romagna per convincere altri ragazzi suoi coetanei a non indossare la divisa e non prendere le armi. Nel 1946 fonda a Ferrara il Centro di orientamento sociale come strumento di una politica del basso. La regola era “ascoltare e parlare, non l’uno senza l’altro: qui sta l’elemento di rottura”, sia rispetto ai partiti di allora sia rispetto alla “democrazia da tastiera odierna”, con la quale la democrazia dal basso di Balboni e Capitini “non ha niente a che vedere”, ha sottolineato Lugli: “oggi abbiamo il problema contrario, sembra che la parola possa essere agita in maniera irresponsabile”. Il Cos è inoltre lo strumento di un progetto culturale ed educativo che Balboni porta avanti anche da giovanissimo assessore di Ferrara, con l’idea di aprire la testa delle persone, in quei mesi difficilissimi quando l’Italia è appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale e da vent’anni di dittatura e quindi ci si deve riabituare al regime democratico. Non solo, da assessore Balboni fonda anche “una scuola del lavoratore” e “una scuola materna ispirata al metodo Montessori”.
“Questo libro – ha concluso Daniele Lugli – non è una rievocazione, ma la riproposta di valori ideali e pratici” che hanno guidato la brevissima e intensa esistenza di Silvano Balboni: “Spero che possa essere uno stimolo per approfondirne diversi aspetti e che questo ragazzo possa parlare ai suoi coetanei di oggi”.

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Federica Pezzoli


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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