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Sono partiti oggi i ragazzi del liceo artistico Dosso Dossi e dell’istituto tecnico Aleotti coinvolti nel progetto “Viaggio e Memoria: tracce, parole, segni sulle orme dei cittadini ferraresi di religione ebraica deportati ad Auschwitz”.
Il viaggio, che durerà fino a sabato 25 ottobre, conclude un percorso frutto della collaborazione fra i due istituti superiori ferraresi, l’Istituto di storia contemporanea e il Meis-Museo dell’ebraismo italiano e della shoah, che ha permesso ai ragazzi di approfondire le tematiche storiche della dittatura fascista e dell’olocausto, ripercorrendo le vicende della propria città e dei suoi cittadini di fede ebraica in quegli anni travagliati.
I ragazzi viaggeranno in pullman, ha spiegato Anna Maria Quarzi – direttrice dell’Istituto di storia contemporanea di Ferrara – nella conferenza stampa di presentazione, “perché ripercorreremo il più possibile le tappe del terribile viaggio degli ebrei ferraresi verso il campo di Auschwitz-Birkenau”.
Tornano alla mente le riflessioni che, da alcuni anni a questa parte, alcuni studiosi della storia e della memoria della Shoah, ma anche studiosi della storia dell’ebraismo ed esponenti della comunità ebraica fanno a proposito dei viaggi della memoria, dei luoghi della memoria e delle giornate celebrative. In un’intervista a Repubblica del gennaio 2014, Anna Foa ha parlato del rischio di “diventare professionisti della memoria” e, a proposito delle visite al Museo di Auschwitz, ha confessato “Sentire la spiegazione didascalica della guida mi ha dato fastidio. I luoghi hanno una loro forza sconvolgente perché evocano ciò che è accaduto”. La retorica non funziona, troppe complessità, troppi interrogativi. Per questo, ha continuato la studiosa in quell’intervista, “è sbagliato somministrare ai ragazzi una doccia di memoria dall’alto, come fosse una medicina”.
Qui sta il pregio del lavoro che hanno affrontato i ragazzi ferraresi insieme con i loro insegnanti, è tutto nella parola greca istoría, che significa ricerca, conoscenza attraverso l’indagine. Questo viaggio arriva, infatti, a conclusione di un lungo percorso di approfondimento che ha calato le vicende storiche nei luoghi che loro conoscono, nelle vie, nelle piazze e fra i banchi che frequentano ogni giorno. Una conoscenza affiancata dalla richiesta di riflessione e di rielaborazione personale non solo della storia e della memoria di quegli avvenimenti, ma di ciò che significa la memoria nell’esperienza di ciascuno di loro. Da qui la mostra del gennaio scorso, realizzata a partire da un concorso indetto fra gli studenti delle scuole medie e superiori della provincia, e allestita dai ragazzi del liceo artistico presso le sale del Meis in via Piangipane e lo spettacolo teatrale ideato dagli studenti dell’istituto tecnico. Viaggio e Memoria tracce, parole, segni sulle orme dei cittadini ferraresi di religione ebraica deportati ad Auschwitz ha insomma il pregio di non considerare la memoria un rito consolatorio, una narrazione del passato senza alcuna incrinatura, ma uno strumento per costruire il futuro a partire dalle proprie radici, senza temerne gli aspetti più ambigui. Per questo il titolo del concorso che darà vita alla mostra di quest’anno è Le radici del futuro. Tracce, parole, segni.

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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