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RemTech Expo, l’evento più specializzato in Italia sulle bonifiche dei siti contaminati e la riqualificazione del territorio, si tiene da mercoledì a venerdì, alla Fiera di Ferrara. E’ una buona occasione per approfondire temi importanti. Ha già otto edizioni alle spalle ed è diventata la più importante fiera ambientale del settore assieme ad H2O che nel frattempo, per dimensione e importanza, è passata a Bologna.
RemTech vi sarà anche la Coast Esonda Expo 2014, la quinta edizione del Salone sulla gestione e la tutela della costa e del mare, il dissesto idrogeologico e la manutenzione del territorio a rischio (è l’evento italiano clou nel settore) e RemTech Training School (seconda edizione) sulle tecnologie innovative di bonifica, inaugurata con ottimi riscontri nel 2013, propone anche quest’anno temi e casi di grande interesse e attualità.

Questi temi così delicati e importanti hanno bisogno di essere discussi e affrontati con crescente capacità e professionalità. Significativo da questo punto di vista il recente dossier presentato da Legambiente dal titolo“Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realta’”; in sintesi ci dice che ci sono centomila ettari inquinati in 39 siti di interesse nazionale e seimila aree di interesse regionale, in attesa di bonifica.  Da Taranto a Crotone, da Gela e Priolo a Marghera, passando per la Terra dei fuochi: un business da 30 miliardi di euro tra ritardi, inchieste giudiziarie e commissariamenti . La storia del risanamento in Italia sembra ferma a dieci anni fa nonostante i drammatici effetti sulla salute e il rischio della diffusione di ecomafie e criminalità in tutta Italia: dal 2002 concluse 19 indagini, emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, denunciate 550 persone e coinvolte 105 aziende
Vorrei ricordare che il sito contaminato si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata un’alterazione delle caratteristiche qualitative dei terreni, delle acque superficiali e sotterranee, le cui concentrazioni superano quelle imposte dalla normativa (a cui si rimanda per la attività di caratterizzazione dei siti, alle tecnologie di bonifica e alle analisi di rischio). E’ ormai risaputo che le attività di bonifica dei siti contaminati hanno un costo sociale dieci volte maggiore della prevenzione. Le bonifiche sono diventate in campo ambientale l’area di maggiore sviluppo e spesa.

L’analisi di rischio sanitario-ambientale è attualmente lo strumento più avanzato di supporto alle decisioni nella gestione dei siti contaminati che consente di valutare, in via quantitativa, i rischi per la salute umana connessi alla presenza di inquinanti nelle matrici ambientali. Per questo il programma di Remtech segue un percorso mirato che parte dalla normativa e da una verifica del suo stato dell’arte, al rischio/danno ambientale/tutela della salute, alle tecnologie/innovazione/casi applicativi, alla sostenibilità, a temi dedicati di grande importanza quali amianto, discariche, terre e rocce da scavo e molto altro.
Un vasto programma di iniziative convegnistiche e seminariali a partire dal Convegno di apertura – Benchmarking sulle bonifiche in Italia, in Europa, nel mondo, poi seminari su temi di grande attualità quali ‘Impatti ambientali di un intervento di bonifica: caratterizzazione, progettazione, costruzione, monitoraggio, applicazione di metodologie di bonifica di matrici contaminate tramite biotecnologie integrate da processi chimico-fisici, Il danno ambientale’. ‘Cos’è: rischi e oneri delle imprese‘, ‘Come si gestisce: quali i rimedi, politiche europee sui temi: bonifiche, protezione delle coste, prevenzione del rischio e dissesto idrogeologico, materiali inerti’, ‘Le aree urbane dismesse: approcci integrati per la bonifica e la rigenerazione’, ‘Recupero di materia da discariche esaurite: il landfill mining’, ‘L’ottimizzazione delle bonifiche: esperienze, strumenti e incentivi per la riqualificazione e la riconversione‘, ‘Gestione rischio amianto negli edifici pubblici e privati’. ‘Gli obblighi di legge nazionali e regionali dei proprietari e/o dei responsabili delle attività’.

Il grave errore che spesso si commette è quello di considerare questi temi solo per addetti ai lavori, a carattere tecnico, non pensando che invece si tratta di argomenti importati per tutti noi perché rappresentano un fattore determinante nella qualità ambientale. Sarebbe bello che i cittadini, come da tempo hanno fatto sugli impianti di smaltimento dei rifiuti e sulle raccolte differenziate, decidessero di capirci di più e interagissero con il sistema pubblico e privato. E’ cresciuta la consapevolezza della corretta informazione e il cittadino-cliente si aspetta di essere informato perchè attraverso il consenso e la legittimazione aumenta il suo coinvolgimento. Si sente il bisogno di trasparenza e di fiducia. Spesso invece si avverte una pregiudiziale diffidenza. Tra le cause vi è la mancanza di dialogo, la scarsa informazione, le scarse competenze, ma anche gli interessi economici, l’iniqua distribuzione di svantaggi per pochi che sono costretti a subire; il bisogno di qualità, di sicurezza, di rispetto ambientale, la coscienza civica come valore fondamentale, la richiesta crescente di certificazione, e tanto altro ancora.
Anche per questo Remtech è una buona occasione da visitare. L’evento si rivolge infatti ad aziende, amministrazioni, associazioni, istituzioni, professionisti, università, industria, comparto petrolifero e settore immobiliare. Si caratterizza per un’area espositiva altamente qualificata, una sessione congressuale tecnico-scientifica di elevato livello, corsi di formazione permanenti per operatori, autorità e decision maker.
Per questo mentre a parole tutte le Regioni e le istituzioni pubbliche dicono di fare tutto il possibile, questa è una importante opportunità per valutare il loro lavoro e riflettere su cosa si possa fare per arginare questo grave problema che produce danni ambientali insostenibili. Possiamo pensare all’equilibrio tra ciò che ci serve e ciò che preleviamo; il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere le possibilità future. La capacità di mantenere attivo un processo ecologico di sviluppo sostenibile.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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