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da: ufficio stampa Ferrara Fiere Congressi

Che intorno ai droni stia crescendo una comunità – e un business – di proporzioni ragguardevoli lo conferma il positivo bilancio della prima edizione del “Ferrara Drone Show”, l’evento organizzato da Ferrara Fiere, con il patrocinio di ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile). Con le loro linee eleganti e aerodinamiche, questi dispositivi leggeri e versatili, silenziosi e sofisticatissimi hanno richiamato in Fiera oltre seimila visitatori, che hanno potuto toccare con mano modelli in anteprima delle migliori aziende, orientarsi sui costi – variabilissimi, da poche decine a decine di migliaia di euro –, conoscere lo stato dell’arte della normativa, aggiornarsi sulle infinite applicazioni dei droni e sui passaggi da compiere per diventare piloti.
Come sottolinea il Presidente di Ferrara Fiere, Filippo Parisini, “Le fiere devono sempre cercare di catturare le idee nuove e ci rende orgogliosi aver colto per primi, nel sistema fieristico italiano, un argomento innovativo e dalle molteplici implicazioni quale è quello dei droni. Senza contare che la partecipazione di Chris Anderson, icona del settore (che ha già detto di voler tornare a Ferrara), dà al nostro evento un respiro internazionale. Accanto a ciò, ci fa piacere aver ospitato anche diverse aziende ferraresi, che con coraggio e determinazione si sono ritagliate un ruolo di primo piano nel campo delle tecnologie”.
Proprio l’incontro con il CEO di 3D Robotics era il più atteso e, come osserva Marco Robustini, consulente tecnico del Ferrara Drone Show e tra i massimi esperti mondiali in materia di droni, “insieme al convegno di ENAC, ha contribuito a far avanzare il dibattito sulla normativa, con un confronto sui temi della sicurezza e della privacy”.
Non meno affollati gli altri workshop in programma (diciannove, in totale), che degli aeromobili a pilotaggio remoto hanno focalizzato anche i molteplici utilizzi civili: per un’agricoltura di precisione, in campo edilizio, nel restauro, per la mappatura di siti inaccessibili o a rischio, per effettuare riprese cinematografiche o a scopo ludico, per rilevare i danni strutturali agli edifici o verificare se una calamità ha lasciato delle vittime o dei dispersi sul campo, per sorvegliare le greggi o come strumento di sorveglianza privata, ad esempio a presidio di estesi campi fotovoltaici, dove sono frequenti i furti dei pannelli. E, last but not least, l’agonismo, che a Ferrara ha visto competere piccoli quadricotteri a tecnologia “FPV” (si pilotano indossando occhiali virtuali o seguendo da un monitor le evoluzioni del drone) nel “1° Trofeo FPV Multirotor Race”, valevole per il Campionato Italiano “FPV Grand Prix”.
Per gli espositori del Ferrara Drone Show, la sterminata varietà di impieghi dei droni si è tradotta in numerosi contatti commerciali, anche con ufficiali della Marina e dei Carabinieri: indiscussa è, del resto, l’efficacia dei droni nelle operazioni di pattugliamento, ricognizione e controllo del territorio. Basti pensare che l’Operazione Mare Nostrum, per mettere in salvo i migranti che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia dalle coste libiche, è stata condotta quasi esclusivamente tramite aerei-droni a controllo remoto, in grado di scandagliare vaste porzioni di Mar Mediterraneo in poche ore.

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FERRARA FIERE CONGRESSI


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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