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momento cerimonia
Un momento della cerimonia romana

Il giorno 16 maggio è la gran giornata. A Roma si celebra la consegna di un documento senza il quale Ferrara non sarebbe conosciuta nel mondo così come l’ha raccontata e vista Giorgio Bassani: i quaderni manoscritti originali de “Il giardino dei Finzi Contini”.
La sede del Ministero ci accoglie con la sua magnificenza tutta romana, incastrata com’è tra la Galleria Doria Pamphilj e il Collegio Romano. Sulla porta ci aspettano parte dei componenti della famiglia donatrice: Ferigo Foscari Widmann Rezzonico,  la moglie, la sorella e il padre, il famoso architetto Tonci Foscari,  proprietari di una delle più belle ville palladiane, degne di essere paragonate alle ville reali di tutta Europa, La Malcontenta, ora divenuta Fondazione. Entriamo nella solenne sala della Biblioteca dove avverrà la consegna. All’arrivo del ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini si dà inizio alla cerimonia.

dedica
La dedica autografa di Giorgio Bassani a Teresa Foscolo Foscari

I quaderni sono ancora conservati nella stessa carta velina in cui furono avvolti nel 1961, quando il dono dello scrittore  fu accettato  da Teresa Foscolo Foscari.
Si svolge il pacco ed ecco apparire i cinque quaderni. Nel primo questa scritta commovente:
“Cara Teresa, senza il tuo aiuto il “Giardino dei Finzi-Contini” non sarebbe mai nato. Desidero che questi quaderni restino per sempre con te. Giorgio. Venezia, 17 dicembre 1961”
Ferigo Foscari spiega la storia del manoscritto e la decisione di affidarlo al Comune di Ferrara.
Teresa Foscolo Foscari conobbe Bassani alla fine degli anni Cinquanta, quando entrambi erano impegnati nella battaglia civile della difesa del paesaggio, e in special modo nella salvaguardia di Venezia. Un percorso di comuni interessi che sfociò in una bellissima amicizia. E al momento della conclusione di quella che diverrà l’opera più conosciuta dello scrittore, l’offerta del dono, che secondo le regole classiche avvenne sotto il segno della gratuità, ovvero sotto la protezione  delle Grazie, le divinità ministre di Venere che presiedono allo scambio del dono in cambio della ‘candida’ ovvero pura amicizia. La destinataria affidandolo al nipote impose la consegna della conservazione in famiglia finché fosse stata in vita.
C’è una frase che colpisce nella dedica: “per sempre”. Frase che il nipote decide d’interpretare come un dono perenne  alla città oggetto dell’opera bassaniana.  Il “per sempre” è dunque interpretato con grande intelligenza come conservazione del manoscritto nel luogo più illustre della memoria ferrarese: quella Biblioteca Ariostea titolata al più famoso tra i suoi figli.
Ferigo Foscari ha deciso dunque, in accordo con la famiglia, di donare il manoscritto alla città protagonista di tutta la vicenda narrativa raccolta da Bassani, che nella edizione conclusiva, come è noto, si intitola “Il romanzo di Ferrara”. La città è il  personaggio principale di un’opera che ruota attorno al microcosmo dei suoi abitanti, specchio della vicenda di una nazione colta in un momento tragico della storia mondiale del Novecento.

manoscritto
Uno dei quaderni donati

Il senatore Luigi Zanda, presente alla cerimonia, ha ricordato la figura di Teresa Foscari a cui lo legava l’amicizia e il comune intento della salvaguardia della città lagunare. Un’amicizia confermata dalle telefonate quotidiane alle sei e mezzo di mattina protratte per un lungo periodo d’anni. Zanda ha ricordato inoltre la particolare forma di antifascismo che permeava l’azione di Teresa Foscari e ha introdotto la possibilità che  Micòl Finzi-Contini avesse come modello reale la contessa veneziana.
Un problema questo al quale si è tentato di dare una risposta in base alle vicende biografiche dell’autore, ma che fondamentalmente non può né deve avere una risposta univoca. La qualità e lo scopo di ogni scrittore è partire da un dato biografico, cioè da una conoscenza legata alla sfera dell’esistenza, ma poi per realizzare l’intento poetico: produrre la verità artistica. Occorre perciò che all’autore sia concessa la libertà d’invenzione. Micòl è dunque Teresa nella misura in cui è anche tante altre figure femminili conosciute da Bassani, ma alla fine è la stessa Micòl a divenire un personaggio tanto più reale quanto più perché prodotto dall’immaginazione poetica.
E Bassani ne è ben consapevole come si rileva dalla dedica: “senza il tuo aiuto “Il giardino dei Finzi-Contini” non sarebbe mai stato scritto.” Aiuto non fine.

particolare manoscritto
Un particolare dei quaderni donati

Per Ferrara la possibilità di custodire un così importante documento significa non solo, come ha rilevato il ministro Dario Franceschini, permettere agli studiosi il mai avvenuto controllo filologico, che darà conto delle tappe di avvicinamento alla stesura finale, senza il cui esercizio ogni opera risulta incompleta. Il ministro ha poi aggiunto una sua testimonianza personale: il testo che i cinque quaderni custodiscono e svelano si assocerà per sempre, nel suo immaginario, a ciò che ha accompagnato i suoi anni di studio universitario, quando dalla sua camera adiacente al Tennis Club Marfisa preparava gli esami, scanditi con il ritmo delle palline da tennis non viste come nella celeberrima partita inventata in “Blow Up”, il film di Antonioni anche lui giocatore e rivale di Giorgio Bassani, dai mimi che la eseguono senza palline e senza racchette.

Gli originali dei quaderni manoscritti verranno custoditi nella Biblioteca Ariostea. Inoltre due copie in fac-simile in tutto identiche all’originale saranno consegnate al Centro Studi Bassaniani di Casa Minerbi e al Meis-Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, rappresentato nella cerimonia romana dal nuovo Presidente Dario Disegni e da Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane . Sarà assicurata anche la possibilità di visione on line.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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