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Da: Forza Italia

Ci sono vari modi per leggere i dati sul gradimento del sindaco di Ferrara, pubblicate dal Sole 24 Ore. Il 53,5% registrato da Tagliani rappresenta, anche con un certo margine, la maggioranza assoluta dei cittadini ferraresi, ponendolo al terzo posto della classifica regionale.
Se non si guardano i numeri in modo asettico, ma sulla base del confronto, ci si accorge di come Tagliani, in generale, abbia perso 9 posizioni e che la percentuale del suo consenso sia progressivamente scesa rispetto al 56,7% elettorale del 2009 e del 55,6% del 2014. Occorre poi tenere anche in conto, seppure sia un confronto maggiormente frastagliato, che nel corso dell’ultimo voto – parliamo di referendum costituzionale – Ferrara è stata una delle poche città che, con la vittoria del no, ha messo in crisi il Pd.
Malgrado questa inflessione credo debba ritenersi comunque soddisfatto. Sì, perché nel mentre, in questi anni, Ferrara ha dovuto fronteggiare problemi sicuramente gravosi (l’apertura di Cona, la viabilità connessa al nuovo ospedale, una crisi occupazionale sempre più stringente, i problemi di ordine pubblico in zona Gad-stazione, il Palaspecchi, fino all’ultima, drammatica crisi di Carife, per citarne solo alcuni). Reggere l’urto in questo modo, per la persona che rappresenta l’intera città, oltre al sistema di potere che la regge (come sindaco e presidente della Provincia) credo debba far riflettere ogni attore istituzionale.
Innanzitutto ritengo che al ferrarese non piacciano i cambiamenti radicali. Secondo, non cadiamo nella tentazione, abusata, di additare i media per presunta compiacenza: questi problemi sono stati sviscerati in tanti modi diversi su pagine cartacee e virtuali dei vari bollettini e notiziari. Terzo esista la duplice tendenza a puntare sempre e confusamente l’indice contro chi governa, anche nel caso in cui non ci siano colpe specifiche, così come la prassi di etichettare come negativo tutto ciò che viene messo in atto da una certa parte politica, semplicemente per patito preso.
E in ultimo, ma non meno determinante, c’è il ruolo dell’opposizione. E qua sono/siamo chiamati in causa in prima persona.
Ritengo, proprio alla luce di questi numeri, che la politica urlata e praticata per slogan serva solo fino a un certo punto. I problemi ci sono, è giusto sottolinearli, riproporli, ma credo anche che alla gente interessino di più le soluzioni, o meglio, sapere quali decisioni/posizioni l’attuale opposizione prenderebbe se fosse maggioranza.
Difficile creare un’alternativa quando si è divisi su tanti fattori. Da parte mia non ci sarà mai l’invito a creare un mapazzone (per dirla con un termine che va per la maggiore) tale da coinvolgere tutti coloro che siedono su banchi diversi da quelli dell’attuale maggioranza, ma sicuramente qualcosa da cambiare, in termini di dialogo, c’è.
Limitandoci alla Seconda Repubblica, i sonni di chi ha guidato il governo locale sono stati quasi sempre conciliati dai litigi continui dei vertici dei principali partiti di opposizione, che non hanno certo reso un servizio utile a questa città.
Da qui a due anni non avremo più Tagliani candidato, ma qualcuno (probabilmente si sa già chi) che vorrà prenderne l’eredità politica. È nostro compito costruire un percorso fatto di idee, persone, programmi, in grado di creare le condizioni per un’alternativa con precise caratteristiche: preservare i meccanismi che funzionano – e i cittadini ci dicono che sono molti – e al tempo stesso avviare un sistema che inizi a fornire risposte e soluzioni pratiche a certe istanze che giungono dai singoli cittadini e dal tessuto imprenditoriale.
Lo si dice da tanti anni, ma non lo si è mai fatto realmente. Io dico che Forza Italia, in città e in provincia, è pronta ad avviare questo confronto.

Paola Peruffo

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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