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da organizzatori

Assegnato al 39enne pugliese, già autore di documentari e programmi tv, il concorso per la realizzazione del docufilm sui cambiamenti avvenuti con Internet negli ultimi 20 anni

Sarà Francesco G. Raganato il regista del docufilm “DigitaLife”, opera che racconterà 20 anni di mondo digitale e internet con i cambiamenti che queste evoluzioni hanno portato nella vita di tutti i giorni. L’idea del film nasce da Varese Web, in occasione dei 20 anni della testata online VareseNews, e si tratta di una produzione indipendente che ha l’ambizioso obiettivo di raccontare, in maniera unica e partecipata, come è cambiato il mondo, anche con uno sguardo al futuro digitale che ci attende. Tutte le info sul film sono disponibili sul sito www.digitalife.org.
Il regista è stato scelto tramite un bando che si è aperto nel mese di marzo: «In un mese sono arrivate 223 proposte da registi da tutta Italia, e anche dall’estero – racconta il presidente di Varese Web, Marco Giovannelli -. È stata una selezione molto difficile per la qualità elevata di molti dei candidati. Abbiamo scelto Francesco G. Raganato, non solo per la qualità dei suoi lavori precedenti, ma anche perché ci siamo trovati in totale sintonia con gli obiettivi del docufilm. Una visione comune sul mondo digitale in cui ci troviamo».
Francesco Raganato, 39 anni, vive a Milano ed è un regista e autore di documentari e programmi televisivi. «La notizia della vittoria del bando “DigitaLife” è arrivata inaspettata e graditissima in un assolato e silenzioso pomeriggio siculo. E non poteva che avvenire grazie a internet, via Skype: due persone, una seduta in un ufficio a Varese, l’altra sotto un ulivo nella Val di Noto, unite da un filo invisibile – racconta il regista -. Ho subito intravisto le potenzialità di questo progetto dalle poche linee guida che mi erano state fornite: come siamo cambiati negli ultimi vent’anni grazie a internet. Subito nella mia memoria si sono aperti dei file emotivi che avevo accantonato: il gracchiare affannato di un modem a 56k, la prima mail ricevuta, l’attesa spasmodica del caricamento delle pagine web, la fila in biblioteca all’università per poter usare i pochi computer e soprattutto quel senso di vertigine che si prova nel navigare in acque virtuali infinite. Sono tutti ricordi intimi, ma straordinariamente condivisi. Tutti noi, chi prima chi dopo, abbiamo provato queste stesse emozioni. Ma al contempo mi sono chiesto: quanto internet ha cambiato la mia vita? È una domanda ovvia ma la risposta non è scontata. E non penso a qualcosa di tecnico, ma di affettivo. Si sono davvero accorciate le distanze tra me e gli altri? O ci siamo allontanati? La presenza virtuale è una vera presenza? La facilità di accesso alle informazioni, alle milioni di opinioni, mi ha reso una persona più consapevole? È proprio la capacità di coniugare l’intimo e l’universale che mi affascina del progetto “DigitaLife”. I presupposti per fare un grande film ci sono tutti, il tema è fortissimo e questo progetto è un’opportunità per fermarci a riflettere su cosa siamo diventati e su quanto e come ancora cambieremo».

Chi è Francesco Raganato
Nonostante la giovane età, ha una ricca storia artistica. Ha diretto diversi documentari per il programma “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli su Rai2, realizzando poi prodotti anche per La7 e History Channel. Parallelamente alla TV lavora ad alcuni film-documentari, creati apposta per il cinema e l’on-demand. “L’Isola Analogica”, su alcune vicende legate al consumo accidentale di LSD nella piccola isola di Alicudi nelle Eolie, vince il Gran Premio del Mediterraneo/Prix Italia, festival a cui partecipano le maggiori emittenti televisive europee. Dopo qualche anno esce al cinema e poi in dvd per Feltrinelli Real, “Tsunami tour”, l’unico documentario che racconta la prima campagna elettorale di Grillo. Con “Looking For Kadija”, mette in scena un picaresco viaggio in una sconosciuta Eritrea, riuscendo a raccogliere numerose testimonianze sulle condizioni di vita nella ex-colonia italiana. Questo documentario, prodotto da RAI Cinema, vince il primo premio al Festival del Cinema di Roma nel 2013. Tra i suoi ultimi lavori c’è la serie “Islam Italia”, ideata e condotta da Gad Lerner per Rai3, attualmente candidata al Prix Italia.

Il film “Digitalife”
Il film si comporrà soprattutto dei video che invieranno cittadini da tutta Italia e dal mondo. Questi video saranno raccolti per tutta l’estate e l’invio sarà stimolato tramite continue domande che saranno poste attraverso diversi canali di comunicazione. Non serve essere professionisti, videomaker o registi: serve solo avere un telefonino o una videocamera e che ognuno possa “riprendere” il mondo con il proprio sguardo. Quindi, il docufilm sarà montato e presentato e promosso al festival di giornalismo digitale Glocalnews, che si svolgerà a novembre alla presenza di centinaia giornalisti. La fase di richiesta dei video sarà comunicata attraverso il sito www.digitalife.org, che entrerà a pieno regime dal 2 maggio.

VareseNews e i suoi 20 anni
Il quotidiano online della provincia di Varese nasce nel 1997 quando internet, a livello pubblico, era solo agli albori. Non si conoscevano ancora le potenzialità di un mondo in connessione. VareseNews lo aveva intuito. E oggi ha raggiunto 4 milioni di lettori al mese, 11 milioni di pagine viste mensili, 185mila fan sulla pagina Facebook, 20mila follower su Instagram e 15mila su Twitter. Il docufilm è solo una delle iniziative che sono in programma per festeggiare i 20 anni della testata giornalistica. A partire dal mese di aprile vi saranno numerose altre iniziative che saranno organizzate e proposte con il contributo della comunità che oggi ha reso grande e unica questa realtà editoriale.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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