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Nelle guide turistiche di Ferrara questo giardino non c’è. Eppure lo spazio verde di Palazzo Prosperi-Sacrati doveva essere uno dei più splendidi della splendida città rinascimentale. E’ il parco dell’edificio di fronte a Palazzo dei Diamanti, così bello da aver paura di superare la bellezza del dirimpettaio, decorato con pezzi di marmo sfaccettati come pietre preziose.

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I palazzi Prosperi-Sacrati e quello dei Diamanti in corso Ercole d’Este, a Ferrara (foto Franco Colla su FeDetails)

Perché Palazzo dei Diamanti doveva restare il simbolo della magnificenza ducale, costruito per Sigismondo, fratello del duca Ercole I d’Este. Ma a scalpitare e ad abbellirsi, per essere il secondo palazzo più bello della città, c’era questo: l’edificio con il balcone ad angolo che, da un lato, guarda i diamanti su corso Biagio Rossetti e, dall’altro, il maestoso tratto acciottolato di corso Ercole I d’Este, nel pezzo che si allontana dal centro per dirigersi verso le mura al confine nord della città.

Rimasto in abbandono per anni, l’ampio spazio verde viene adesso riaperto e mostrato in quanto “Giardino del Quadrivio”. Ad aprirlo e raccontarlo c’è l’associazione Arch’è, che mette insieme professori e studenti, vecchi e nuovi, del liceo Ariosto. Sono loro che, da un po’ di tempo, cercano di tenere a bada le piante, gli insetti, allagamenti e smottamenti del terreno. Sono loro che – ora – quegli spazi li rendono visitabili.
Questo fine settimana, la professoressa di storia dell’arte Silvana Onofri, i Giardini del Quadrivio li tiene aperti ancora, raccontando con altri volontari tutta la storia: dagli splendori della creazione, all’interno della Addizione Erculea progettata nel 1492, fino ad arrivare all’uso per sfollati e senzatetto negli anni ’50. Accanto a lei, a dare un’anima a tante informazioni storiche e letterarie, si aggiunge Valerio Trevisan, all’epoca un bambino. Valerio racconta in modo colorito la bellezza di vivere in quella specie di comunità fatta di famiglie come la sua, approdata dalla campagna in città per lavorare nel polo chimico. E lui che, seienne nel 1953, si ritrova a scorrazzare insieme alla sorellina in mezzo a una banda di ragazzini scatenati, con i quali condivide anni avventurosi e gioiosi. Un’infanzia trascorsa a fare partite a calcio in un campo pieno di sassi, ad assaporare i frutti proibiti degli alberi di parco Massari e a battagliare allegramente trasformando rami in archi e frecce, in uno stile che sembra quello dei ragazzi della via Gluck. Ricordi così vividi e veri, fatti di palle di stracci e di muri scavalcati, che si alternano all’evocazione degli orti nobiliari con le aiuole di tulipani più esclusivi e desiderati dei gioielli, di cui resta testimonianza in un pannello che riproduce il parco settecentesco.

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Prospetto settecentesco di Palazzo Prosperi-Sacrati (foto Arch’è da stampa di Biblioteca comunale Ariostea di Ferrara)

Un bel modo di visitare il giardino di oggi, con un prato verde in mezzo a un mare di piumini di pioppo e un muro alto con qualche crepa, da cui sbirciare il cortile e il loggiato rossettiano del palazzo abbandonato. Un cortile erboso in cui entrare immaginandosi anche “il giardino che non c’è”: quello rinascimentale, esclusivo e favoloso; quello selvaggio e pieno di bambini poveri e felici del dopoguerra; quello che Arch’è vorrebbe ricreare e tenere aperto, per dare una forma e una destinazione alle persone che vengono a Ferrara e cercano, cercano ancora, cercano sempre il mitizzato giardino dei Finzi-Contini della descrizione romanzesca di Giorgio Bassani.
A chi avrà voglia di andare nei prossimi venerdì, sabato e domenica,  Silvana Onofri, che è la presidente di Arch’è, racconterà insieme ad Anna Pirazzi e Valerio Trevisan il giardino che si vede e quello che non si vede.
E si scoprirà che, se Ferrara ha una pianta urbana che ne fa la “prima città moderna d’Europa” e un patrimonio dell’umanità per l’Unesco, è proprio a causa delle fondamenta gettate qua: due angoli ottusi, da un lato della strada, e altri due acuti – dalla parte opposta – , per questi due palazzi con questi due parchi: “I giardini del Quadrivio”. Pollini, semi volanti ed erbe da annusare e altri spunti di conoscenza tutti da sognare.

L’iniziativa alla scoperta dei Giardini del Quadrivio è organizzata dall’associazione Arch’è,  ingresso da corso Biagio Rossetti 4 e corso Ercole d’Este 25 ogni venerdì, sabato e domenica fino al 7 giugno 2015, ore 11-18.30

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Il pertugio nel muro di cinta del palazzo dell’archiatra ducale: Palazzo Prosperi-Sacrati (foto Lara Fratti per Arch’è)
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Il loggiato di Palazzo Prosperi-Sacrati sbirciato dal pertugio nel muro di cinta del Giardino del quadrivio (foto Arch’è)
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Cortile da cui entravano le carrozze in Palazzo Prosperi-Sacrati in corso Biagio Rossetti (foto Arch’è)
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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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