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da: Renato Finco, Segretario Unione Comunale PD Ferrara

L’Unione Comunale del PD di Ferrara, dopo aver visto i risultati del sondaggio telefonico condotto dalla società OGP di Trento per conto del Comune sul rapporto tra ferraresi e geotermia, riconosce la bontà della valorizzazione delle energie rinnovabili (geotermia) in un’ottica di miglioramento della qualità della vita per i nostri concittadini.

Il progetto geotermia ad opera di Hera Spa è rimasto bloccato dall’estate scorsa. Al Comune non è ancora pervenuto alcun progetto definitivo; nel frattempo però l’Istituzione locale ha comunque proceduto ad organizzare quattro assemblee pubbliche aperte a tutta la cittadinanza (alla quale hanno partecipato anche esperti di fama internazionale) e un sondaggio telefonico che ha fornito risultati molto significativi (su un campione di 1500 intervistati, peraltro molto più dei 500-600 che, secondo la stessa società OGP sarebbero stati un campione sufficiente per avere un alto grado di attendibilità dei risultati).

Apprezziamo il coraggio dell’Amministrazione e del Sindaco Tagliani di aver proceduto in questo modo in un momento certamente complicato, delicato e particolare come quello della campagna elettorale. Il nostro ‘sospetto’ è che invece qualcuno utilizzi la questione delle geotermia proprio strumentalmente rispetto alle prossime competizioni di maggio!

Ai ferraresi non servono distorsioni né slogan, ma progetti di sviluppo energetici e più in generale di fornitura di servizi che siano efficienti e sostenibili sotto il profilo sociale, economico ed ambientale.

Siamo quindi sempre più convinti delle posizioni dell’amministrazione locale di valutare positivamente l’utilizzo di risorse rinnovabili, quale l’energia geotermica, per rendere più sostenibile l’ambiente e la vita dei cittadini di Ferrara.

E nello stesso tempo, difendiamo la posizione contraria alle trivellazioni e allo sfruttamento del territorio per estrarre risorse che invece non sono rinnovabili.

Renato Finco
Segretario Unione Comunale PD Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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