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Processo Aemilia. L’assessore Mezzetti in aula a Reggio Emilia: “L’impegno della Regione contro la criminalità organizzata”. Il presidente Bonaccini: “Non solo morali e di immagine, danni veri per la nostra economia. La costituzione di parte civile doverosa per la determinazione con cui vogliamo combattere le mafie”

Il processo in corso nel capoluogo emiliano anche grazie allo stanziamento di 450mila euro da parte della Giunta regionale, che si sono sommati agli altri 700 mila precedentemente stanziati per sostenere la prima fase del dibattimento a Bologna. La Regione chiede il riconoscimento sia del danno civile sia del danno patrimoniale. L’assessore: “La presenza della ‘ndrangheta deforma il corretto svolgersi del vivere civile”. 139 progetti finanziati con 3 milioni di euro per il recupero di beni confiscati, iniziative con giovani e studenti, sostegno alle vittime. Tutte le misure messe in campo sulla ricostruzio ne post sisma

Bologna – L’impegno contro la criminalità organizzata della Regione Emilia-Romagna, il danno subito, civile e patrimoniale, e le attività di prevenzione all’infiltrazione delle mafie nell’ambito della ricostruzione successiva al sisma del 2012. Si è articolata su questi tre filoni principali la deposizione resa oggi in aula a Reggio Emilia – dove si sta svolgendo il processo scaturito dall’inchiesta “Aemilia” – dall’assessore regionale alle Politiche per la legalità, Massimo Mezzetti, in qualità di delegato del presidente della Regione Emilia-Romagna per rappresentare l’ente costituitosi parte civile. Un dibattimento che è possibile tenere nella “sede naturale” di Reggio Emilia grazie allo stanziamento di 450mila euro deciso nei mesi scorsi dalla stessa Regione, che si sono aggiunti agli altri 700 mila precedentemente stanziati per sostenere la prima fase del dibattimento a Bologna.

L’impegno della Regione contro le mafie
L’assessore ha in primo luogo ribadito l’impegno dell’amministrazione regionale, nell’ambito delle proprie competenze, per contrastare la criminalità organizzata e affiancare gli organi inquirenti e di polizia: “Un impegno risalente agli anni ’90, testimoniato dalla ricerca culminata in numerose pubblicazioni e progetti, in primis il progetto ‘Città sicure’, dai gruppi di lavoro internazionali a cui la Regione ha preso parte e dal rapporto instaurato con l’Università di Bologna. Proprio in collaborazione con l’Università, la Regione ha finanziato, unica in Italia, una dettagliata mappatura on-line dei beni immobili confiscati alle mafie. Un impegno- ha sottolineato- riconosciuto anche a livello internazionale, per esempio dal United Nations Office on Drugs and Crime, che include l’esperienza della Regione Emilia-Romagna come una delle ‘buone pratiche’ promosse dalle Nazioni unite”. Inoltre, impegno che si è concretizzato nel finanziamento di numerosi progetti attraverso la legge regionale n. 3 del 2011, dedicata al contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata e al sostegno e promozione della lotta alle mafie e della cultura della legalità, progetti per il recupero di beni confiscati, percorsi formativi nelle scuole, interventi a favore delle vittime: 139 quelli finanziati con un contributo di quasi 3 milioni di euro per interventi capillari prevalentemente rivolti a giovani e studenti.
In relazione ai fenomeni di infiltrazione mafiosa che in vari settori delle attività economico-istituzionali si sono manifestati nel corso del tempo in Emilia-Romagna, la Regione ha dunque predisposto norme di contrasto culminate nella legge regionale n.18 del 28 ottobre 2016, il Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili.

“Oggi- ha dichiarato dopo l’udienza il presidente Stefano Bonaccini-, abbiamo ribadito l’importanza dell’impegno della Regione nella lotta contro la criminalità organizzata. I danni per il territorio non sono solo quelli morali o di immagine, ma incidono direttamente sull’economia, con gravi distorsioni per il mercato e con il rischio concreto di disincentivare gli investimenti nazionali ed esteri in Emilia-Romagna, una regione che da sola vale il 9,1% del Pil nazionale”.
“La costituzione di parte civile, quindi- ha aggiunto Bonaccini- non è affatto solo un atto simbolico, è invece doverosa perché le istituzioni devono avere la lotta alle mafie e all’illegalità quale pilastro dell’azione di governo”.

Il danno civile e patrimoniale
E proprio l’aspetto correlato al danno civile è stato affrontato in aula dall’assessore Mezzetti, che ha confermato come “l’’esistenza in un determinato territorio dell’associazione mafiosa ‘ndrangheta implichi l’instaurazione e il consolidamento in settori della vita socio-economica dei metodi di intimidazione, di omertà e di sudditanza psicologica, e come quindi tale sistema criminale abbia deformato il corretto svolgersi del vivere civile, alterando l’immagine fisiologica dell’Ente e pregiudicando investimenti e attività produttive”.

In particolare, dal punto di vista del danno patrimoniale, ha detto Mezzetti, “si deve considerare la lesione delle potenzialità economiche, dello sviluppo turistico e delle attività produttive che consegue all’operatività delle consorterie criminali sulle aree di riferimento”. Indici presuntivi che possono essere applicati anche rispetto all’esistenza di un danno non patrimoniale. Da questo punto di vista, come emerso dalla dichiarazione dell’assessore regionale, “deve considerarsi in primo luogo il danno all’immagine della Regione in quanto Ente territoriale, pregiudicato dal fatto di essere stato teatro di realtà delinquenziali infamanti”.

La ricostruzione post-sisma e la prevenzione delle infiltrazioni mafiose
Capitolo importante quello della prevenzione delle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione post sisma. L’assessore Mezzetti ha ricordato quanto messo in campo della Regione, provvedimenti sintetizzati dalla Relazione per la commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle associazioni criminali, del 17 maggio 2016. Ebbene, l’amministrazione regionale fra le altre misure ha applicato il protocollo sulla legalità sottoscritto con il Governo e le Prefetture, già in vigore all’epoca del terremoto; istituito l’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori lavori (White list) individuando le attività maggiormente esposte a rischio di infiltrazione mafiosa; realizzato l’anagrafe degli esecutori regionale; esteso le categorie di lavori a maggiore esposizione (ordinanza n. 91/2012 del Commissario alla ricostruzione); sottoposto tutti i lavori pubblici alle Linee guida per il monitoraggio finanziario delle grandi opere (CCASGO); fornito alle Prefetture e al Gruppo interforze ricostruzione Emilia-Romagna (Girer) sia l’elenco dettagliato di tutte le aree che sono state acquisite per la realizzazione delle strutture temporanee sia l’elenco delle imprese affidatarie per poter esercitare controlli in corso d’opera.
E ancora: previsto per l’esecuzione dei lavori anche privati (residenziali e produttivi) l’iscrizione alle White List o in sostituzione la domanda di iscrizione; obbligato le imprese, anche per i lavori privati, ad avere la regolarità contributiva DURC; predisposto un contratto tipo per i lavori privati (facoltativo) con l’obbligo però di inserire nei contratti di appalto sia la clausola risolutiva espressa nel caso di interdittiva o diniego iscrizione alla White list, sia la tracciabilità dei pagamenti; dal gennaio 2014, potenziato la struttura delle quattro Prefetture coinvolte nella ricostruzione con l’assegnazione di personale straordinario (20 unità) con costo a carico del Commissario delegato, ovvero il presidente della Regione.

Infine, ha ricordato l’assessore, la Regione si è mossa con gli organi inquirenti “al fine di monitorare e successivamente bonificare la contaminazione da amianto dovuta agli interventi effettuati dalla Bianchini Costruzioni”, coinvolta nel procedimento in relazione a gravi violazioni ambientali perché accusata di aver “effettuato operazioni non consentite di recupero e miscelazione di ingenti quantitativi di rifiuti, non procedendo alla distinzione dei rifiuti non pericolosi da quelli pericolosi e in particolare da quelli contenenti amianto”. Fatti, ha detto Mezzetti, “maturati in un momento in cui il territorio regionale era sconvolto e particolarmente vulnerabile per il sisma appena avvenuto, colpendo alcuni dei luoghi simbolo per la comunità quali le scuole temporanee e i campi d’accoglienza.

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