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Suggerimenti, necessità, ostacoli. Con le giornate di venerdì 15 e sabato 16 si è concluso il ciclo di incontri dedicato al dibattito e alle proposte del percorso partecipativo “Ferrara Mia, insieme per la cura della città”, incentrato sulla collaborazione tra Comune e cittadini nell’attuare progetti di cittadinanza attiva.
Nel corso delle iniziative, molto seguite dai cittadini, i vari gruppi di dibattito hanno portato alla luce proposte, idee ma anche difficoltà di attuazione e problemi legati alla burocrazia. Per comprendere quali sono i progetti di cittadinanza attiva delle altre città e rapportarsi con realtà diverse, nel pomeriggio di venerdì 15 sono stati invitati a parlare delle loro realtà l’architetto Federica Ravazzi, che si è occupata della riqualificazione delle periferie, l’assessore del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo, gli assessori Enrico Capirone e Giovanna Codato del Comune di Ivrea, Laura Sinagra Brisca del Comune di Chieri, Paolo Tamagnini da Reggio Emilia e il sindaco di Massarosa, Franco Mugai. Proprio quest’ultimo ha spiegato come, dopo il decreto Sblocca Italia, sia stato possibile creare un Albo dei cittadini disposti a rendersi attivi a partecipare ad alcune attività previste, come la manutenzione di strade e parchi. I cittadini che aderiscono a questi progetti ricevono il sostegno da parte del Comune e la riduzione della Tari del 50%. Molto apprezzato anche il progetto dell’architetto Ravazzi che, facendo parte del gruppo di lavoro G124 (gruppo del senatore Renzo Piano sulle periferie e la città che sarà), ha raccontato la sua esperienza di riqualificazione di una zona della periferia romana, mostrando il video del progetto “Sotto il viadotto”.

Tutte le esperienze sono unite da un filo che collega le varie realtà, l’amore per la propria città e il volersi riappropriare degli spazi pubblici abbandonati a loro stessi, perché possano rivivere ed essere utilizzati al meglio dalla comunità. Ma c’è anche un aspetto negativo presente in ogni città: la burocrazia, lenta e piena di cavilli, e la comunicazione con il Comune. C’è chi propone cambiamenti a livello nazionale e, forse, utopici, come il cambiamento delle regole edilizie per poter rimuovere dell’amianto e mantenere la sostenibilità edilizia. Altri invece pensano ad una modifica degli uffici organizzativi, ipotizzando un solo referente a zona, per poter creare un patto di cittadinanza attiva senza dover confrontarsi e discutere con troppi rappresentanti comunali.
Le proposte sono tante, e si sviluppano nella mattinata di sabato 16: c’è chi chiede un ingresso facilitato per l’associazione Nuova Terraviva, bloccata da una zona a traffico limitato e chi, come il centro sociale la Resistenza, vorrebbe la messa in sicurezza della struttura dopo il terremoto, poiché le associazioni culturali non sono in grado di finanziare da sole questi lavori.
Ci si divide in gruppi, per capire cosa è realmente possibile realizzare e quali sono le difficoltà legate alla macchina organizzativa e burocratica. E sorgono i dubbi. Per esempio: è possibile immaginare un coinvolgimento attivo e partecipate del cittadino se il progetto non è ristretto a un parco o a un area fisica, definita e contingentata, ma si amplia – come quello proposto Patrizia Moretti – al terreno esteso della tutela sociale e per questo prefigura un carattere di organicità e continuità? Tanti punti su cui confrontarsi, scade il tempo e i tavoli cambiano, nuovi volti e nuove proposte che, raccolte al termine degli incontri, saranno analizzate e studiate dal Comune, per creare strumenti adatti alla collaborazione dei cittadini con i tecnici comunali, per rendere Ferrara sempre più nostra.

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Chiara Ricchiuti


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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