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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Presentata la XVII indagine di Alma Laurea che ha coinvolto 270mila laureati del 2014 di 72 Atenei italiani. Sono stati analizzati i profili di 2.891 laureati dell’Università di Ferrara.
Il rapporto conferma l’ottimo livello formativo offerto. Ma vediamo alcuni dati.
La proiezione all’internazionalità. I laureati a Ferrara di cittadinanza estera sono complessivamente il 4,4%, contro il 3,3% del dato nazionale, da segnalare il 6,4% dei magistrali a ciclo unico (media nazionale 3%).
Età media alla laurea: A Ferrara il dato è in linea con la media nazionale, pari a 26,4 anni.
Durata degli studi. La permanenza media degli studenti a Ferrara è pari a 4,8 anni (media nazionale 4,6 anni) mentre su 100 laureati, 49 (contro i 45 dato nazionale) terminano complessivamente l’università in corso: nel dettaglio il 50 % dei laureati triennali, il 38% dei laureati a ciclo unico e il 61% dei magistrali
Provenienza geografica: Ferrara città universitaria è attrattiva ed è amata dai fuori sede: ben il 52% dei laureati proviene da fuori regione, dato più che doppio rispetto alla media nazionale.
A favorire il dato, la presenza di servizi e strutture fra loro legate, un servizio bibliotecario ad unico accesso, sale studio aperte fino a notte e una buona offerta di posti letto.
Tirocini e lavoro.
Elevato il numero di coloro che effettuano tirocini: il 72% (media nazionale 57%). Il 65% dei laureati 2014 dell’Ateneo di Ferrara ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi.
Esperienze all’estero.
Le esperienze di studio fuori Italia coinvolgono l’11% (media nazionale 12%) . 13 i corsi a doppio titolo con università straniere, in aumento la mobilità internazionale e sempre più numerosi gli insegnamenti impartiti in lingua inglese.
La soddisfazione. Infine, domanda fatidica: quanti, potendo tornare indietro, si iscriverebbero di nuovo? Il 70% dei ferraresi conferma la scelta del corso e dell’Ateneo contro il 67% della media nazionale.
Un quadro più che positivo – sottolinea Lorenzo Pareschi, delegato alla didattica di Unife – e che conferma alcune caratteristiche fondamentali del nostro Ateneo.
In particolare, la grande capacità di attrazione: più della metà dei nostri laureati proviene da fuori regione e circa il 4,5% hanno cittadinanza straniera. Circa il 50% degli studenti, inoltre, si laurea in corso, percentuale che supera il 60% nei corsi di laurea magistrale.
Dati significativamente superiori alla media nazionale, che evidenziano l’impegno che il nostro Ateneo ha profuso in questi ultimi anni nell’ambito della didattica e la sua capacità di interazione con il contesto sociale e territoriale.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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