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Martedì sera si è arreso. Dopo una lunga malattia combattuta con forza fino alla fine, Vitaliano Teti ci ha lasciati. Nel 2007 è stato fondatore e poi art director del video festival internazionale ‘The Scientist’ e dell’Associazione Ferrara Video&Arte, videomaker e docente di Unife particolarmente attivo con il nucleo dei tecnologi della comunicazione.
Con il video festival, caratterizzato da un robusto palinsesto che ha propiziato la presenza a Ferrara delle principali realtà videodigitali italiane e internazionali, ha rinnovato, ampliandola agli anni Duemila, la grande stagione dell’arte elettronica del Centro Video Arte di fine secolo scorso. L’artefice è stato lui, Vitaliano Teti, una rara figura che riuniva competenze multiple, di conoscenza, espressione artistica, organizzatore e animazione culturale. Un ricordo e una memoria dovute al principale protagonista in questi anni dell’arte elettronica per Ferrara città d’arte (oltre che con il video festival anche con varie produzioni filmiche dedicate fra gli altri a Michelangelo Antonioni e a un luogo simbolo della cultura cinematografica ferrarese come il cinema Manzoni, e ultimamente con Ferrara Film Festival). La video danza ha inoltre contraddistinto il focus del fare Arte di Vitaliano Teti, come critico doc e artista d’eccellenza. A sua cura, con altri e Ferrara Video&Arte, un Centenario del futurismo a Ferrara (20 febbraio 2009) segnalato anche dalla Rai. Ha collaborato con praticamente tutta l’avanguardia o l’arte sperimentale di Ferrara e con le principali espressioni italiane e internazionali. Con il fratello Marco ha pubblicato per la Città del Sole, ‘Alchimie Digitali’, testo tra i più rilevanti per la critica contemporanea dell’Arte Digitale. Un testo di Vitaliano Teti è presente ancora di recente (2016) nel collettaneo ‘Futurismo Renaissance’ (D Editore) a cura di P. Bruni del Mibact.

Lo scorso marzo nel collettaneo ‘Scenari tecnologici. Matrix, la fantascienza e la società contemporanea’. Avanguardia 21 di Roma gli ha dedicato, tra i vari contributi, un breve saggio biografico che riproduciamo.

Vitaliano Teti, Digital Video Future
Vitaliano Teti è un artista contemporaneo nel settore della video-arte e della video-danza, curatore di eventi di arte digitale, e docente accademico nelle scienze della comunicazione. Dal 2007 ha fondato l’associazione culturale Ferrara Video&arte e cura come art director ‘The Scientist’, il video-festival internazionale di Ferrara in collaborazione con Unife e il comune di Ferrara, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, erede dello storico Centro videoarte di Ferrara. Nelle edizioni del festival ha realizzato in co-curatela una retrospettiva sul centro videoarte di Ferrara (e con il critico M. M. Gazzano), presentando video di maestri quali Bill Viola, Nam June Paik, Marina Abramovic, Fabrizio Plessi, Giorgio Cattani, Maurizio Camerani, i Wasulka.
Ha selezionato opere in video di diverse accademie e istituzioni nazionali e internazionali come ‘Il Coreografo elettronico’ di Napoli, il Festival Loop di Barcellona, le Accademie di Belle Arti di Ginevra, di Weimar, di Colonia, di Bologna, di Roma e Brera di Milano.
Ha mostrato a Ferrara le video-opere dei principali videoartisti italiani contemporanei, tra cui Alessandro Amaducci, Masbedo, Laurina Paperina, Marinella Senatore, Alterazioni Video, Federica Falancia, Zimmer Frei, Massimo Arduini, il collaboratore stesso Filippo Landini; ha invitato critici d’arte elettronica di fama internazionale come Mariana Hormaechea, Wilfred Agricola de Cologne, Chiara Canali, Marco Maria Gazzano.
Alcune sue curatele da ‘The Scientist’ sono state presentate anche a livello nazionale e internazionale, ad esempio a Siviglia e Barcellona (Spagna), Los Angeles e New York. ha curato live media ed eventi di arte contemporanea con la R.T.A col comune di Ferrara, presso la Porta degli Angeli gallery. Come videomaker ha anche prodotto diversi altri videoartisti scelti tra i piu talentuosi studenti dell’universita di Ferrara.
Ha inoltre partecipato, con una curatela di video-danza, a eventi internazionali sul transumanesimo, quali ‘Transvision 2010’ a cura del futurologo informatico Giulio Prisco. Nel 2011-12 ha prodotto e montato il documentario di Alessandro Raimondi ‘Un murales una storia’, vincitore della selezione per la produzione di documentario della regione Emilia Romagna. Nel 2013 (con C. Breda) ha presentato alla Casa del Cinema di Roma il cortometraggio ‘Elegia del Po’ di Michelangelo Antonioni, omaggio per il centenario della nascita del regista; a Ferrara la rassegna ‘Corto Divino’, dedicata ai giovani videomaker made in Unife e per la mostra collettiva ‘Trames Tramites’ l’opera video a doppio canale di Giovanni Tutti ‘Quello che vorrei’. Nel 2015 è stato protagonista nella importante collettiva video-digitale di Roma ‘Ri_Batiment in Moving 3’.
Ha gia pubblicato ‘Alchimie Digitali’, con Marco Teti (Citta del Sole, 2012), uno dei testi piu importanti per l’arte video italiana contemporanea ed è stato segnalato con un’intervista in ‘Futurismo per la nuova umanità’ (di R. Guerra, Armando editore). Nel 2016 ha presentato ‘per Futur.11+/’

a cura di A. Gaeta e A. Saccoccio a Palermo, il videoset Digital Video future.

Info:
http://docente.unife.it/vitaliano.teti/curr
http://www.thescientistvideo.net/home.html

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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