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da: Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara

Gentile Prof. Fioravanti oltre la metà delle cose da Lei suggerite sono già patrimonio di una azione concreta e programmata da anni, mi riferisco alla centralità dell’investimento educativo, alla scelta di fare cerniera fra cultura e scuola testimoniata dalla rinnovata collaborazione fra questi due mondi (casa delle Arti e Ferrara Arte) separate fino a ieri, alla riconosciuta autonomia della Istituzione Scuola voluta fortemente da tutti gli operatori del sistema infanzia e dallo scrivente tutelata.

Progetti come quello della educazione all’arte attraverso pubblicazioni e laboratori testimoniano concretamente e non con immaginifiche ricostruzione come in questi anni penosi e vuoti, ci sia chi ha continuato ad investire e non solo sulle strutture edili, ma anche sul sistema città educante. La scuola è oggetto di politiche sulla sicurezza urbana, di urbanistica partecipata, di educazione ambientale, di sperimentazione teatrale, di educazione civica ed alla Costituzione… Sembra leggendo il Suo intervento che a Ferrara si spazzino solo le aule!

Forse sfugge a qualcuno che il Presidente della Istituzione Scuola a Ferrara è il Sindaco che partecipa personalmente alle riunioni con i comitati dei genitori, con le insegnanti, che stamattina ha dato il via (in assenza di assessori e sindaci d’altri comuni) alla commissione tecnica distrettuale, che pubblica perfino veda un po’, dal basso della propria incompetenza, su riviste specializzate articoli sulla esperienza ferrarese ricercata anche ai convegni regionali (ad es. CGIL scuola).

Questa presidenza “miope” è quella che ha consentito dopo la chiusura del cda per le dimissioni dei partecipanti, di ovviare al blocco delle assunzioni nella scuola, di avviare confronti di merito con il sindacato e con le famiglie, di ampliare il servizio educativo aprendo nuovi posti nido e di occuparsi dei guai, non pochi, che l’autonomia scolastica e la concorrenza fra le direzioni tese all’accaparramento degli studenti ha creato alla corretta gestione delle strutture, scatenando reazioni che solo con le nuove scuole inaugurate si è potuta affrontare, scuole nuove ovviamente frutto di improvvisazione in tempi di risorse certe ed abbondanti.

Mi meraviglio non poco che si snobbino i “servizi”, quasi che il quotidiano coprire gli spazi statali sul sostegno e sul pre scuola sia cosa “altra” dal “collocare al centro dell’interesse della comunità lo sviluppo delle scuole”.

Belle parole, vorrei davvero un incontro pubblico per discutere con Lei e gli autorevoli amici, commentatori del suo pur pregevole pezzo, cosa voglia dire fare scuola in un comune italiano e non in una scuola di Newcastel.

A nome di chi fatica invoco rispetto, non ragione!

Il Presidente della Istituzione Scuola Comune di Ferrara

Caro sindaco, la ringraziamo innanzitutto per l’attenzione che ci riserva e per avere offerto ai lettori un’articolata argomentazione del suo punto di vista. Il professor Giovanni Fioravanti, da noi interpellato, raccoglie con piacere il suo invito a sviluppare un dialogo in sede pubblica sui temi proposti. E Ferraraitalia si rende disponibile a organizzare l’incontro, avendo cura di coinvolgere anche gli “autorevoli amici commentatori” a cui lei, pure, fa riferimento.
(sg)

Leggi l’intervento di Giovanni Fioravanti

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Riceviamo e pubblichiamo

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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