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3. SEGUE – Sanyo Electric Co. Ltd. era una società giapponese di elettronica, con sede a Moriguchi in Giappone, fondata il 1° aprile 1950 da Toshio Iue, cognato di Konosuke Matsushita proprietario della Matsushita (Panasonic), che rilevò e sviluppò una vecchia fabbrica in disuso per avviare una propria attività.

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Walkman della Sanyo

Negli anni ’70 il design giapponese s’indirizzò verso le esigenze degli utenti, studiandone i comportamenti sociali e cercando di incidere sul loro modo di vivere. Fu grazie a quest’attenzione che nel 1979 Sony, presto seguita su questa strada da Sanyo, produsse il walkman, che ben rappresenta il modo di vivere sempre in movimento dell’era moderna, oltre ad innescare la spirale di miniaturizzazione che influenzerà i decenni successivi.

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Registratore a cassetta RD-5300

Negli anni ’70 si stava compiendo un processo di omologazione estetica degli apparecchi Hi-Fi, salta quindi subito agli occhi il lavoro di stilizzazione e ingegnerizzazione che c’era dietro ai componenti Sanyo. Tra questi il deck a cassette RD-5300 del 1976, dal design basato sul contrasto tra alluminio e plastica nera, ora tanto di moda nei notebook di importanti marchi.

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Sintoamplificatore Sanyo fine anni ’70

Il sintoamplificatore Sanyo modello DCX 2000L del 1977, oltre ad avere un suono brillante, è l’esempio della qualità costruttiva degli anni settanta. Il frontale e le manopole sono interamente in metallo, la protezione della scala della sintonia è di vetro, lo chassis è di legno, tutti materiali da tempo sostituiti dalla plastica.

La radiosveglia a cartellini Sanyo 6ca-t45z, mostrata recentemente anche in uno spot televisivo di una nota banca italiana, rappresenta quel filone del design anni ’70 denominato “Space Age”. Questo stile, tra gusto pop e desiderio di avanguardia, prende piede tra gli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, sulla scia delle imprese spaziali che, nell’immaginario collettivo, dovevano rappresentare l’inizio di una modernità creativa e progressista. Esempi di quel modo di intendere il design (oggetti e abiti futuribili) li ritroviamo nel cinema e nella Tv di allora, basti pensare a “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick e alla serie “UFO S.H.A.D.O.”.

Design 'Space Age' per la Phonosphere di Sanyo
Design ‘Space Age’ per la Phonosphere di Sanyo
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Sanyo Decorator Clock Radio

In quel periodo furono realizzate lampade che sembrano missili, televisori simili al casco degli astronauti, poltrone a forma di guscio, compatti Hi-Fi (Phonosphere), come se fossero progettati per l’interno di una navicella spaziale. In un certo senso si può affermare che la corrente di gusto denominata “Space Age” trasformava il salotto di casa in un’astronave. Osservando la radiosveglia di Sanyo, la Phonosphere e l’orologio Decorator ci si accorge come le forme tonde e morbide prendano il sopravvento, rispetto a quelle squadrate del decennio procedente, con un massiccio utilizzo della plastica, materiale ideale per generare superfici prive di asperità e lisce. I designer di riferimento di quell’epoca sono il milanese Joe Colombo, il danese Verner Panton e il finlandese Eero Aarnio (creatore della famosa sedia Palla o Globo per Asko, vista anche nella serie cult “Il prigioniero”).

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Storica pubblicità della Sanyo a Piccadilly Circus, Londra

L’archeologia tecnologica trova spazio tra retrò e vintage, riscoperta e nostalgia ma, soprattutto, rappresenta l’occasione per rivedere giudizi e teorie senza l’influenza di antichi condizionamenti.
La nostra inchiesta ha evidenziato la validità di numerosi componenti Hi-Fi del colosso giapponese, progetti interessanti come quelli della “Series plus” e del cosiddetto “CCI”, la collaborazione con Grundig, l’innovazione e la ricerca nell’ambito dei riproduttori di audiocassette, giradischi e amplificatori. All’epoca il marchio non fu apprezzato come avrebbe meritato, oggi, fuori da ogni logica commerciale e grazie alla disponibilità dell’usato, si ha la possibilità di esprimere un giudizio più obiettivo. Qualche mese dopo che Sanyo fu incorporata in Panasonic, lo storico pannello pubblicitario di Piccadilly Circus a Londra, è stato spento e ceduto alla società automobilistica coreana Hyundai. Era l’unico a non essere animato.
Goodbye Sanyo!

Per leggere la prima parte dell’inchiesta clicca qui.
Per leggere la seconda parte dell’inchiesta clicca qui.

Si ringraziano: Massimo Ambrosini [vedi], Lucio Cadeddu, Direttore della rivista “Tnt-Audio” [vedi], Innokentiy Fateev [vedi].

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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