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Da: Comune di Comacchio

Da oggi Comacchio non sarà più riconosciuta in tutto il mondo solo per l’anguilla, regina delle valli e della tavola, ma anche grazie a quello straordinario fermento culturale, che le ha consentito di entrare in lizza, tra le dieci finaliste a capitale della cultura italiana per il 2018. A Palazzo Bellini questa sera il Sindaco Marco Fabbri, l’Assessore alla Cultura Alice Carli ed il Dirigente del settore Cultura, Turismo e Sport, Roberto Cantagalli, hanno voluto esprimere la loro gratitudine a tutti i protagonisti, cittadini, istituzioni, dipendenti, associazioni, che hanno offerto il loro contributo nei tavoli tematici, per redigere il dossier della candidatura, che ha permesso a Comacchio di superare la prima selezione, effettuata a Roma il 15 novembre scorso. Definendo quella di oggi una “giornata storica per il territorio” l’Assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione Alice Carli ha posto l’accento sul valore delle tradizioni e sull’entusiasmo, quali elementi caratterizzanti, rispetto ad altre candidature, che invece hanno puntato su grandi nomi e grandi etichette, ma che non hanno superato la selezione. “Il nostro filo conduttore è rappresentato dalle tradizioni – ha commentato l’Assessore Carli – , dall’importanza del dialetto, dai laboratori teatrali, dalla community lab e dal volontariato. Il progetto più importante che abbiamo inserito nel dossier – ha aggiunto l’Assessore – è quello legato alla nascita del Museo Delta Antico, impegnativo, ma in esso c’è la forza, la coesione e l’entusiasmo di un territorio.” Il progetto di valorizzazione della cultura delle valli con il recupero degli antichi casoni di pesca, quello dell’ampliamento della Manifattura dei Marinati, la musealizzazione dello scafo della Nave Romana ‘Fortuna Maris’, la valorizzazione della Casa Museo “Remo Brindisi” e poi ancora la creazione del ‘Museo delle Belle Arti’ all’interno del Museo del carico della nave romana, dopo il trasferimento dei reperti al piano terra del Museo Delta Antico, sono solo alcuni dei grandi progetti concepiti nel canovaccio di una candidatura, che ha assegnato alla cultura piena centralità. “I temi incardinati su progetti veri – ha commentato il Dirigente Cantagalli -, in parte sono già stati avviati con i Cantieri dello sviluppo ed in parte ci prefiggiamo di poterli realizzare in caso di vittoria. Al di là del traguardo finale, si vuole fare una programmazione di largo respiro ed il 2017 sarà indubbiamente un anno ricco di eventi.” Il riconoscimento congiunto con il Parco Veneto, conseguito da Comacchio, cuore del Parco del Delta del Po, quale tredicesima riserva della biosfera Mab Unesco, costituisce un punto nodale di partenza, attorno al quale si sviluppano i tre elementi centrali della candidatura (Il Paesaggio Culturale, Identità e Innovazione, Ieri e Oggi) con un denominatore comune, quello dello sviluppo sostenibile. Sono numerosi, ambiziosi e di grande spessore i progetti culturali delineati nel dossier, che da domani sarà consultabile e scaricabile sul portale comunale. Rassegne letterarie, a partire dal Festival della letteratura noir con Marcello Simoni, autore della prefazione della candidatura, rassegne musicali, in collaborazione con Ravenna Festival ed Emilia Romagna Festival, la mostra “Lettere da Pompei”, resasi possibile grazie all’accordo di programma siglato con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che esporrà per la prima volta in pubblico pregiatissimi affreschi romani, provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano, sono solo alcuni dei progetti in fase di definizione.
Per il Sindaco Marco Fabbri “la candidatura è frutto di un lavoro di squadra e di tanti spunti arrivati dai cittadini che hanno partecipato agli incontri nei tavoli tematici. Il dossier deve essere portato a termine, al di là del risultato finale.” La commissione esaminatrice infatti si esprimerà il 31 gennaio 2017, decretando la città vincitrice del titolo di capitale della cultura italiana per il 2018. “Vivacità ed entusiasmo ci sono e vanno portati avanti – ha aggiunto il Primo Cittadino -. Mi sento di ringraziare tutti i protagonisti di questa magnifica avventura, ma anche i territori, perchè questa è anche una candidatura di tutti gli attori istituzionali che ci hanno appoggiato.” L’obiettivo del riscatto attraverso un grande salto di qualità è a portata di mano. “Siamo in finale. Dobbiamo continuare a crederci tutti – ha concluso il Sindaco.”
Tutti gli aggiornamenti saranno consultabili nella home page del sito comunale, raggiungibile all’indirizzo:
www.comune.comacchio.fe.it

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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