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Da Ufficio stampa

Bologna- Per il secondo anno consecutivo, 2015 e 2016, cala il numero degli stranieri residenti in Emilia-Romagna: circa 3.600 in meno all’anno. Con oltre 531 mila residenti di altra nazionalità presenti a gennaio 2017 (531.028), la regione si conferma comunque quella con la più alta incidenza di cittadini provenienti da Paesi stranieri rispetto al totale della popolazione residente; l’11,9%. Segue la Lombardia, che si assesta all’11,4% a fronte del dato nazionale medio dell’8,3%.
È la fotografia scattata dall’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio nel Rapporto “Cittadini stranieri in Emilia-Romagna. Residenti e dinamiche demografiche” (consultabile nella sezione Immigrazione del portale Er-Sociale) che descrive, sul piano demografico, una regione in cui oltre un cittadino su dieci è straniero, perlopiù residente nei comuni capoluogo (oltre il 43% del totale). La presenza maggiore si rileva nelle province nord-occidentali: Piacenza (14%), Parma (13,5%), Modena (12,9%) e Reggio Emilia (12,3%). A Ravenna l’incidenza dei residenti stranieri è del 12,1%; appena sotto la media regionale si colloca Bologna con l’11,7%, e agli ultimi posti si trovano le province di Rimini (10,8%), Forlì-Cesena (10,5%) e Ferrara (8,7%). Aumentano anche coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana: oltre 25.200 nel 2016 (erano 1.153 nel 2002), a indicare che la presenza straniera sul territorio non può più essere letta come un fenomeno transitorio e temporaneo.
“Anche se in leggero calo, il numero dei cittadini stranieri che hanno scelto la nostra regione per vivere resta ancora alto. In Emilia-Romagna dunque, come in generale nel resto d’Italia e nel mondo, il fenomeno delle migrazioni rappresenta un processo irreversibile, un mutamento sociale in divenire da cui non si torna indietro, anche se non privo di costi sia per gli immigrati che per le società di accoglienza- spiega la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. Allo stesso tempo, una popolazione regionale sempre più eterogenea per provenienze, lingue, culture, religioni, credo possa essere fonte di potenziali opportunità di progresso e crescita comune. Il nostro compito di amministratori- prosegue la vicepresidente- è quello di continuare a lavorare per aumentare una consapevolezza interculturale diffusa e responsabile tra i diversi attori, istituzionali e non, e tra i cittadini emiliano-romagnoli. Occorre quindi lavorare insieme- chiude Gualmini- per ridefinire un nuovo patto di cittadinanza tra migranti e nativi che rispetti i diritti e i doveri di tutti”.
Per quanto riguarda i Paesi di origine sono 170 quelli rappresentati, con in testa i rumeni con circa 89 mila residenti (16,7% del totale delle presenze straniere), seguiti da marocchini (11,6%), albanesi (11,0%), ucraini (6,1%), cinesi e moldavi (entrambi al 5,5%).
Anche in Emilia-Romagna, così come in Italia, si conferma la prevalenza femminile: 53,5% del totale degli stranieri residenti, con marcate differenze nella composizione di genere tra i vari Paesi di cittadinanza: nella comunità rumena e soprattutto ucraina, ad esempio, è prevalente la componente femminile, in quella marocchina e albanese la maschile, anche se di poco.
Dai dati del Rapporto emerge che gli stranieri residenti in regione hanno un’età media inferiore ai 34 anni, mentre quella degli italiani è di 47. I minori sono quasi 115 mila e rappresentano il 16,1% di quelli residenti in Emilia-Romagna; una buona parte (45 mila) ha meno di 6 anni e si tratta di bambini nati in Italia (93,7%). Nel 2016 sono nati in Emilia-Romagna 8.357 bambini da genitori stranieri residenti in regione: quasi un quinto (24,2%) del totale dei nati nell’anno (in Italia sono il 14,7%).

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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