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Una montagna di euro con i Fondi strutturali europei sono la novità del decreto mille proroghe di fine anno 2013 del governo Letta. Ora, per non perderli, cioè ritornarli a Bruxelles e riassegnarli ad altri Paesi, bisogna ben allocarli, in tempi rapidi, individuando sentieri percorribili e canali di spesa sostenibile, non solo come risorse per impieghi correnti, ma anche per investimenti e interventi di sostegno, sia alle povertà che alle piccole imprese per il lavoro.

Ecco le cifre stanziate e gli obiettivi previsti: 1,2 miliardi di euro a fondo di garanzia per le piccole/medie imprese; 1 miliardo di euro per nuova imprenditoria giovanile; 700 milioni di euro più altri 794 come bonus per chi assume under 30 e disoccupati; 300 milioni di euro più altri 510 come social card e a sostegno di famiglie in condizioni di grave povertà; 3,0 miliardi di euro per economie e progetti locali (programma seimila campanili; piano per le città; valorizzazione beni storici/culturali/ambientali).
Ricapitolando: i fondi Ue sono 6,2 miliardi di euro + altri 1,3 nazionali, già stanziati nella legge di stabilità, per un totale di 7,5 miliardi di euro, veramente una montagna di soldi, a cui si aggiungono altri dieci milioni a breve, come annunciato in queste ore.

Si riporta la recente notizia e le cifre non solo per la rilevanza del fatto di governo ma per capire dove vanno, come vanno e quali progetti, strumenti e misure attivare per incanalare, anche nella nostra regione e, in particolare, nella nostra provincia questo bendiddio di cui non sia ha memoria, se non negli anni ’80 per il ferrarese.

Sarebbe bello sapere cosa ci riservano le autonomie locali sull’argomento, quanti progetti cantierabili, quali in essere nei primi stralci, quanti bisogni degli ultimi e dei “penultimi” sono individuati nel ferrarese, chi li individua e come, quanti dei seimila campanili ricadono in Emilia Romagna e nei comuni del ferrarese, quale ruolo svolgerà, nei restanti sei mesi, la nostra Provincia per gli ultimi adempimenti e, concludendo, come pescare in questa montagna di soldi.

Se, poi, pensiamo ai Fondi dell’UE nel periodo 2014-2020 per una somma di oltre 70 miliardi di euro per il nostro Paese, più i 100 miliardi abbondanti della Cassa depositi e presiti, oltre a quelli aggiuntivi dello Stato, delle Regioni e dei Comuni italiani, accompagnati da quelli dei privati (i fondi coprono solo una parte dei costi delle progettualità), la citata montagna sarà una catena alpina per i prossimi sette anni per il nostro “Bel Paese”.

Abbiamo, infine, raccolto notizie su alcune nuove progettualità nascoste in alcuni cassetti del Castello, in parte rese pubbliche, anche a stralci, spesso a pezzi scoordinati, anche in un convegno a Berra, anche in sedi politiche e di partiti. Ma tutto è fermo, perché prevalgono resistenze, ancora chiusure e visioni del ’900, anche alcune invidie e ricollocazioni municipali e collegati incroci (ma i renziani dove sono, anche quelli ante litteram?!?).
La preoccupazione è che sarà complicato “schiodare” la visione murata del nostro territorio e se, anche qui, apriamo alcuni cassetti, forse non sarà una male, ma un obbligo, anche morale, cui adempiamo volentieri.

1.SEGUE

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Enzo Barboni

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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